il manifesto 4.3.18
Crescono le reazioni contro il linciaggio della maestra precaria Lavinia Flavia Cassaro
Il
caso. Decise prese di posizione di Usb, Cobas e del movimento
femminista «Non una di Meno». I giuristi democratici: illegittima la
richiesta di «licenziamento» avanzata da Renzi in diretta Tv
di Roberto Ciccarelli
Il
linciaggio mediatico e sui social network a cui è stata sottoposta la
maestra precaria Lavinia Flavia Cassaro – ripresa dalla telecamere di
Matrix mentre inveiva contro le forze dell’ordine schierate a difesa di
un comizio elettorale di Casa Pound, a Torino – sta producendo una fitta
serie di prese di posizione a suo favore. «Non la conosciamo di persona
– scrive in una nota il sindacato di base Usb – ma riconosciamo la sua
incontenibile rabbia contro poliziotti che proteggono i fascisti,
ammessi a partecipare alle elezioni in un paese la cui Costituzione lo
vieta espressamente». Il sindacato critica la scelta di «proteggere
fascisti e leghisti» con una polizia «impegnata con zelo nelle cariche a
chi contesta i vari Di Stefano, Fiore, Meloni e Salvini». L’attacco «a
Lavinia è un preciso avvertimento rivolto alla categoria dei docenti –
conclude Usb – un monito a tenere la testa bassa. Lavinia non era in
servizio, un episodio della sua vita privata è usato per mettere in
discussione il suo lavoro, il suo stipendio, la sua professione».
«Ignobile
e delirante linciaggio». Così Piero Bernocchi definisce gli attacchi
giornalistici e politici subìti dalla donna. L’obiettivo della polemica è
l’agghiacciante uscita padronale di Renzi a Matrix. Per il segretario
del Pd, Cassaro dovrebbe essere «licenziata». E la ministra piddina
Fedeli ha avviato un’indagine ministeriale sul suo comportamento – non
in classe, ma in una manifestazione pubblica. »è un’uscita da squallida
campagna elettorale – commenta Bernocchi – Si è buoni o cattivi maestri
per il lavoro in classe, non per i comportamenti e i pensieri espressi
fuori dalla scuola». I Cobas mettono gratuitamente a disposizione della
maestra i loro legali. Bernocchi valorizza il comunicato del collettivo
delle «Cattive Maestre» a sostegno di Lavinia Flavia Cassaro che ha
avuto un’importante ed efficace circolazione in rete ed è stato
attaccato in Tv e sui social.
Molto forte è l’intervento del
movimento femminista «Non una di meno» che scenderà in piazza per lo
sciopero dell’8 marzo: «Attaccando questa maestra si ribadisce un
modello di scuola patriarcale e sessista a cui le insegnanti, come
missionarie, dovrebbero aderire in ogni momento della propria vita.
Siamo solidali con lei e tutte le insegnanti che si vorrebbe ridurre al
silenzio sotto il ricatto di un lavoro sottopagato e precario. Questo è
un attacco a tutti i lavoratori pubblici. Li vogliono avvisare: quanto
fanno nella vita extra-lavorativa peserà nella valutazione del loro
lavoro».
A smontare l’autoritaria e incostituzionale posizione di
Renzi hanno pensato i giuristi democratici che hanno sottolineato
l’illegittimità di una richiesta di licenziamento. «Il lavoratore –
spiegano – non vende più se stesso ma solo le attività indicate nel
contratto e nell’orario di lavoro, restando irrilevante la sua vita
extra-lavorativa. Se verrà rilevato un elemento giuridicamente rilevante
nella condotta di Cassaro, ne risponderà, Ma licenziarla ora
significherebbe solo segnare un’equidistanza tra fascismo e
antifascismo, tra chi spara e chi grida a volto scoperto e mani nude, e
questo non è accettabile». «Un licenziamento in tronco di una dipendente
pubblica da parte del segretario del partito di governo in diretta
televisiva non si era mai visto. Per lo meno in democrazia» ha scritto
Marco Revelli su «Doppiozero».
Il coro dell’intolleranza è stato
rotto anche da un appello congiunto firmato dalle redazioni dei siti
EuroNomade e Effimera che denunciano il tentativo di «neutralizzare lo
spazio democratico aperto dal corteo di Macerata in poi che ha rivelato
una nuova vitalità dell’antifascismo non istituzionale come pratica
concreta dell’antirazzismo e dell’antisessismo».