il manifesto 4.3.18
Per l’alleanza Modello Lazio è una battaglia all’ultimo voto
Regionali.
La mission impossible di Zingaretti, il presidente dem che può vincere
mentre il Pd perde. Fa sognare gli anti Renzi, ma si tiene alla larga
dalle polemiche. Delude la M5S Lombardi
di Daniela Preziosi
È
una doppia scommessa quella di Nicola Zingaretti, presidente del Lazio
che oggi tenta la seconda volta. La prima può sembrare banale e non lo
è: essere riconfermato in una regione che dall’elezione diretta del
presidente (1995) non ha mai scelto gli uscenti. È già quasi un record
quello di aver portato a compimento per intero il mandato. Prima di lui
non ci riuscirono Piero Marrazzo, indipendente di centrosinistra,
travolto nel 2009 da uno scandalo poi risultato una montatura ai suoi
danni, e Renata Polverini, dell’allora Popolo delle libertà, la cui
giunta fu abbattuta nel 2013 dall’emersione di un sistema di uso privato
dei fondi dei gruppi della sua maggioranza.
L’ALTRA SFIDA, quella
vera è provare a vincere mentre nel resto del paese il suo partito si
prepara a gestire la sconfitta. E farlo, con una alleanza diversa a
quella che il suo partito presenta a livello nazionale. Il ‘modello
Lazio’ è l’esatto opposto del ‘modello Nazareno’, quello del Pd e tre
nanetti: un classico centrosinistra che aggrega gli ex Pd di Liberi e
uguali ma anche di quella Sel passata all’opposizione nel corso della
legislatura. A destra (si fa per dire) la lista Centro solidale, guidata
da Paolo Ciani, della Comunità di Sant’Egidio. In mezzo, la lista Pd ,
che ha dovuto inserire nel simbolo il nome del presidente per rimpolpare
i consensi; poi la Lista Civica per Zingaretti guidata dal giornalista
Carlo Picozza; i radicali di +Europa, rientrati nell’alleanza dopo la
rottura con Marco Pannella nel 2013; infine i Verdi-Socialisti. Fuori la
scheggia del centrodestra alfaniano, la «Civica popolare» della
ministra Lorenzin, invece è alleata Pd invece alle politiche.
QUESTO
FA DI ZINGARETTI l’uomo più invocato ed evocato fra gli oppositori
interni di Renzi. Nella minoranza dem c’è chi vagheggia, in caso di
sconfitta del Pd, ovvero un risultato intorno al 20 per cento, il
congresso anticipato, nonostante Renzi abbia promesso di restare fino al
2021. «E se Zingaretti vince nello stesso giorno in cui il Pd perde le
politiche…».
SPERANZE MAL RIPOSTE, che riemergono ciclicamente in
coincidenza con le crisi interne al Pd. Zingaretti per tutta la campagna
elettorale si è tenuto a distanza di sicurezza dalle polemiche interne.
E anche un po’ dal suo segretario, che gli ha ricambiato la cortesia.
Vantando gli indubbi risultati della sua giunta, e
LA VITTORIA NEL
LAZIO del resto è possibile ma non scontata. I pronostici favorevoli
dell’inizio si sono raffreddati via via che lo sfidante di centrodestra
Stefano Parisi, già perdente a Milano, ha rimesso insieme i cocci del
centrodestra, che si spartisce con Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice e
candidato di una civica a trazione leghista. Dietro di loro, la
candidata M5S Roberta Lombardi: al vertice di una classifica di Amnesty
international per l’uso di espressioni razziste, seconda al candidato di
Casapound.
DALLE DUE DEL POMERIGGIO di lunedì, e cioè dall’inizio
dello scrutinio, il comitato Zingaretti aprirà le porte del Tempio di
Adriano, nel cuore della Capitale, in attesa di vedere se il miracolo si
compie. Anche se è già un miracolo politico l’aver riunito il
centrosinistra. Al punto che un ambientalista molto radicale come Paolo
Cento (ala sinistra di Sinistra italiana), spiega: «Il Lazio può
diventare un nuovo laboratorio politico. Da una parte il Pd di Renzi,
liberista più che liberale nel lavoro e non solo, dall’altra una
coalizione dove la sinistra è elemento di cambiamento e discontinuità».
Come esempio cita «la decisione i di riacquisire il patrimonio
ospedaliero».
MA A SINISTRA i consensi sono contesi dalla lista di
Potere al Popolo che schiera Lisa Canitano, battagliera ginecologa e
storica femminista, che attacca sul nervo scoperto della sanità.
Se
Zingaretti rivendica di aver portato la sanità regionale all’uscita dal
commissariamento, quindi allo sblocco delle assunzioni del personale
sanitario , Canitano replica «che la sanità laziale è diventata un super
mercato in cui i cittadini si aggirano senza poter capire cosa, come e
quando fare, con la mano in tasca, bombardati da super offerte,
assicurazioni, case di cura convenzionate, sanità privata, mentre si è
fatto scadere appositamente il gradimento della sanità pubblica per
consentire al profitto di dominare le cure». Con lei in lista alcune
storiche «anime» della sinistra, come il giornalista Sandro Medici,
amato ex presidente di municipio, amministratore da sempre vicino ai
movimenti.