mercoledì 28 marzo 2018

il manifesto 28.3.18
Il dio Bacco trionfa a Spello
Archeologia. Un nuovo museo, con tanto di esperienza «immersiva» nella vita di 2000 anni fa, in omaggio alla Villa dei Mosaici
di Valentina Porcheddu


Nell’estate del 2005, appena oltre le mura di Spello in località Sant’Anna, affiorò – dalla terra rimestata per costruire un parcheggio pubblico – il lacerto di un mosaico antico: nodi di salomone, trecce e un ottagono centrale abbellito da un sole ancora splendente, i cui raggi danno origine a infiorescenze e animali palustri. Era il principio della straordinaria scoperta di una villa romana, che sabato scorso è stata consegnata allo stupore della comunità con l’inaugurazione di un museo dal pensiero bucolico.
I LAVORI DI SCAVO e restauro, condotti in sinergia dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Regione Umbria e Comune di Spello hanno permesso di riportare alla luce un complesso monumentale di circa cinquecento metri quadri, in cui si distinguono due fasi costruttive: la prima situata in età augustea (27 a.C.-14 d.C.), la successiva tra II e III secolo d.C.
La Villa dei Mosaici di Spello – la romana Hispellum, elevata da Augusto a Splendidissima Colonia Iulia – si trovava lungo un ramo secondario della via Flaminia che, attraversando l’Umbria, collegava Roma a Rimini. Dei venti ambienti individuati, la metà conservano mosaici policromi di grande impatto, con motivi geometrici e figurati. Intorno al cortile porticato che circondava il giardino interno (peristilio) si aprono una serie di stanze, tra le quali spicca una sontuosa sala per banchetti (triclinio) decorata da un mosaico con le personificazioni delle Stagioni, a loro volta associate al corteo dionisiaco e al trionfo del dio del vino, Bacco: l’eleganza del disegno e la resa cromatica testimoniano l’alta qualità tecnica degli artigiani, provenienti verosimilmente da Roma per rispondere ai gusti di un committente dallo status sociale privilegiato.
Il progetto architettonico, realizzato dallo Studio Alfio Barabani Architects (Tordibetto di Assisi – Perugia), ha restituito una struttura armonicamente integrata nel paesaggio. Sopra la villa si stende il piano di campagna del vigneto confinante mentre la copertura in legno lamellare presenta la sagoma di tre onde con andamento sfalsato e un prato ad essenze. Le pareti dell’edificio, rivestite in rame e calcestruzzo pigmentato, riproducono le tonalità di colore delle murature in pietra del centro storico di Spello.
È STATA PROPRIO LA VISTA sul borgo medievale, con la cinta muraria, la torre e la guglia di un campanile ad aver suscitato negli architetti l’idea di creare uno spazio che, contenendo frammenti di Storia, tenesse gli occhi aperti sulla città. Sensori (beacon) affiancati alle stanze più importanti offrono inoltre al visitatore l’opportunità di accedere gratuitamente a contenuti multimediali e ricostruzioni 3D, tra cui una vera e propria esperienza «immersiva» nella vita di 2000 anni fa. Insomma, secondo Marcello Barbanera, docente di archeologia classica presso l’università La Sapienza di Roma e consulente scientifico del Comune di Spello, la Villa Romana dei Mosaici è un luogo finalmente adeguato alle esigenze della «generazione Google». Citando Le città invisibili di Italo Calvino, Barbanera auspica che quest’originale museo costruito sulle rovine del passato, possa conciliare «ricordi, desideri e paure» delle varie componenti della società civile, instillando il rispetto per il patrimonio soprattutto nei più giovani, «futuro in embrione» e speranza di un paese migliore.