il manifesto 23.3.18
Le scuse di Zuckerberg non bastano a rimediare
Facebook.
Il social network resta nella bufera dopo lo scandalo Cambridge
Analytica. Titoli ancora giù a Wall Street, tra gli inserzionisti in
fuga anche Mozilla
di Marina Catucci
Dopo 5
giorni di silenzio Mark Zuckerberg ha rilasciato un’intervista alla Cnn
dichiarando «Abbiamo fatto degli sbagli», un deciso cambiamento di rotta
rispetto alle sue dichiarazioni all’indomani delle presidenziali Usa,
quando aveva definito l’ipotesi che la diffusione di fake news su
Facebook avessero influito sul risultato del voto «un’idea decisamente
folle».
Alla Cnn, invece, Zuckerberg ha giocato la sua miglior
faccia pulita, bisogna fare un mea culpa e cercare di rimediare, ha
spiegato: «È difficile. Non saprei dire con certezza ma c’è molto lavoro
da fare per rendere più complicato per nazioni come la Russia
interferire nelle elezioni, impedendo ai troll e ad altri di diffondere
fake news».
E ha lanciato un allarme: «Vogliono usarci per
influenzare ancora il voto – ha detto il fondatore di Facebook –
Lavorano a nuove tattiche in vista delle elezioni di midterm».
Tutta
la strategia comunicativa del 33enne Zuckerberg è mirata a rassicurare,
salvare il salvabile e cercare di ricostruirsi un’immagine, ma
probabilmente ci vorrà molto di più; i titoli di Facebook continuano a
scendere, il New York Times ha pubblicato una guida su come cancellare
il proprio account Facebook, gli inserzionisti minacciano di abbandonare
il social network.
Chi ha già sospeso le sue campagne
pubblicitarie su Facebook è stata l’organizzazione non-profit Mozilla,
che sviluppa il browser Firefox, dichiarando:« Se giochi, leggi notizie o
fai dei quiz su Facebook, è probabile che tu stia facendo quelle
attività tramite app di terze parti e non attraverso Facebook stesso. Le
autorizzazioni predefinite che Facebook offre a quelle terze parti
attualmente includono i dati della tua formazione e lavoro, la città
corrente e i post sulla tua cronologia».
Intanto gli stati di New
York, Massachussetts e New Jersey hanno avviato indagini su Cambridge
Analytica, questo oltre al governo britannico, al team di Robert
Mueller, al dipartimento di Intelligence della Camera e quello del
Senato Usa.
La Bbc ha rivelato che dal canto loro gli
inserzionisti britannici hanno affrontato la questione in una riunione
speciale dell’organismo che rappresenta le maggiori agenzie
pubblicitarie nel Regno Unito, l’Isba; la conferma che «la minaccia di
passare ad altre piattaforme non è un bluff» è arrivata dal capo di
M&C Saatchi, David Kershaw, che ha fatto capire che accorate
scuse non bastano.
«Dal punto di vista dei consumatori – ha detto
Kershaw – i social network restano un servizio straordinario in cambio
del quale tu condividi i tuoi dati. Ma credo sia un accordo che la
maggior parte dei consumatori accetta solo finché quei dati non vengono
fatti oggetto di abuso, come accade ora».