il manifesto 23.3.18
Il Labour si «corbynizza», Formby eletta segretaria
Regno
unito. Londinese, 57 anni, sposata e madre di tre figli, Formby è una
figura chiave di Unite, il massimo sindacato laburista
di Leonardo Clausi
LONDRA
Per la seconda volta nella sua storia il Labour Party ha eletto una
donna nel ruolo di segretario generale. Si chiama Jennie Formby, è una
sindacalista ed è una stretta alleata, oltre che amica personale, del
leader Jeremy Corbyn.
Londinese, 57 anni, sposata e madre di tre
figli, Formby è una figura chiave di Unite, il massimo sindacato
laburista. È stata nominata dal Nec, l’esecutivo nazionale del partito,
del quale ha fatto parte per sette anni. Il Nec è da sempre guidato da
un sindacalista, a sottolineare la vocazione unionista del partito (che
in questo paese nasce a tutti gli effetti come braccio politico del
sindacato).
LA SUA NOMINA, oltre a zittire le speciose voci
moderate che travestivano da critica alla scarsa rappresentanza
femminile ai vertici del partito la propria avversione per un leader ai
loro occhi esponente della cosiddetta hard left, (la sinistra-sinistra,
si direbbe infelicemente in Italia) ha un chiaro significato politico.
Sancisce un sostanziale passo avanti nella conquista della sala macchine
del Labour da parte dell’ex-piccola enclave socialista di cui Corbyn è
leader «anti-carismatico», sospinto gioiosamente in cima con uno
schiacciante mandato popolare, espresso dalla base alle cosiddette
primarie interne, autolesionisticamente introdotte dal suo predecessore,
Ed Miliband.
SOPRATTUTTO PERCHÉ Formby – che è anche vicina a
John McDonnell, cancelliere ombra dello scacchiere e massima figura di
rilievo nel partito immediatamente dopo Corbyn –, oltre a essere legata
all’influente leader di Unite e gran manovratore dell’appoggio sindacale
allo stesso Corbyn, Len McCluskey, succede a un altro «Mc»: Iain
McNicol (la proliferazione dei nomi di origine scozzese nella sinistra
socialista del partito è anche un segnale chiaro delle sue origini
operaie). Costui aveva dato le dimissioni lo scorso febbraio, dopo aver
tenuto l’incarico per sette anni.
L’abbandono di McNicol è stato
un grosso passo avanti nella neutralizzazione del muro di gomma con cui
finora la recedente fazione moderata che controllava saldamente il
partito aveva cercato di osteggiare Jeremy, pericoloso estremista. Era
stato proprio McNicol in veste di segretario – la sua elezione risaliva
alla leadership di Miliband – a cercare di impedirne la ricandidatura
nel 2016, dopo che lo stesso Corbyn, in un plateale colpo di stato
interno, era stato fatto oggetto di un voto interno di sfiducia da parte
del Plp, la fazione parlamentare del partito.
JENNIE FORMBY sarà
al vertice della macchina logistico/amministrativo/mediatica laburista,
si occuperà di uno staff di circa quattrocento funzionari. Sarà
responsabile delle assunzioni, delle campagne del partito e si occuperà
del suo assetto giuridico e costituzionale.
Questo Labour, che si
prepara a subentrare ai conservatori dell’annaspante premier Theresa
May, è sempre più corbynista. Altre riforme interne, volte a sottrarre
ulteriormente le leve di comando alla congrega di Westminster, che le ha
sempre monopolizzate, sono imminenti.