il manifesto 22.3.18
La Cei incalza: «Ora il governo», a tutti i costi o quasi
Le
conclusioni dei vescovi. Nel discorso del cardinal Bassetti è chiaro il
riferimento al Movimento 5 Stelle, con cui è in corso un reciproco
avvicinamento. La bacchettata è indirizzata alla Lega
di Luca Kocci
Dare un governo al Paese. È l’imperativo dei vescovi alle forze politiche dopo le elezioni del 4 marzo.
«I
partiti oggi hanno non solo il diritto, ma anche il dovere di governare
e orientare la società», ha detto ieri il cardinal Bassetti, presidente
della Cei, nelle conclusioni del Consiglio episcopale permanente (19-21
marzo), introducendo così una novità di metodo: non più la prolusione
solitaria del presidente che dettava linea ai vescovi ad inizio lavori,
ma una conclusione che sintetizza gli interventi emersi in assemblea.
«Il Parlamento – ha proseguito Bassetti – deve esprimere una maggioranza
che interpreti non soltanto le ambizioni delle forze politiche, ma i
bisogni fondamentali della gente, a partire da quanti sono più in
difficoltà. Si governi, fino a dove si può, con la pazienza ostinata e
sagace del contadino, nell’interesse del bene comune».
Un governo a
tutti i costi quindi, o quasi. Senza preclusioni nei confronti di
nessun partito, o quasi, perché alcuni paletti i vescovi li piantano.
Rispetto
alla «inadeguatezza della politica tradizionale», ha sottolineato il
cardinale, «ha avuto buon gioco una nuova forma di protagonismo e di
consenso dal basso, attivo e diffuso, anche se non è ancora prova di
autentica partecipazione democratica». Chiaro il riferimento al
Movimento 5 Stelle, con cui è in corso un reciproco avvicinamento: da
parte della Cei, sempre attenta ai rapporti di forza parlamentari; e da
parte del Movimento (vedi la presenza del capo politico nonché premier
in pectore dei pentastellati, Di Maio, nello scorso settembre, nel duomo
di Napoli, per baciare l’ampolla con il sangue di San Gennaro dalle
mani del cardinal Sepe).
Tuttavia «non ci sono facili soluzioni
con cui uscire dalla notte invernale». Non porta da nessuna parte la
populistica «scorciatoia di promesse di beni materiali da assicurare a
tutti», ha ammonito Bassetti. La soluzione non è nemmeno un governo di
minoranza, alla «ricerca di volta in volta di un accordo sul singolo
problema». È necessario invece un governo vero, sorretto da «una visione
ampia, grande, condivisa; un progetto-Paese che, dalla risposta al
bisogno immediato, consenta di elevarsi al piano di una cultura
solidale».
I primi punti all’ordine del giorno che il nuovo
esecutivo dovrà affrontare: la disoccupazione, soprattutto quella
giovanile; la povertà e l’impoverimento delle famiglie; i migranti.
«L’inverno si esprime nella paura del diverso – ha puntualizzato il
presidente della Cei, prendendo così le distanze dalla destra leghista e
fascista -: una paura che spesso trova nell’immigrato il suo capro
espiatorio» e che «è spesso indice di insicurezze e chiusure su cui
rischia di attecchire una forma di involuzione del principio di
nazionalità» (una critica alla mancata approvazione dello Ius soli?). La
stella polare è la Costituzione, «con i suoi valori di lavoro,
famiglia, giustizia, solidarietà, rispetto, educazione, merito. Con il
valore essenziale della pace, senza la quale tutto è perduto».