il manifesto 20.3.18
Polonia, la legge sull’aborto sarà ancora più dura
Altro voto in Parlamento. Per la prima volta il clero è intervenuto con una nota ufficiale
Una protesta delle donne polacche per il diritto all'aborto
di Giuseppe Sedia
VARSAVIA
L’aborto resterà consentito soltanto in due casi: quando la gravidanza
mette a repentaglio la vita della madre o quando esiste il sospetto
fondato che sia il risultato di un stupro. La misura approvata ieri sera
dalla commissione alla giustizia del Sejm, la camera bassa del
parlamento polacco, mira a rendere ancora più restrittiva la
legislazione sull’interruzione volontaria di gravidanza vietandola in
caso di malformazioni del feto. Dopo esser stato approvato al Sejm in
prima lettura a gennaio, il testo della nuova legge promosso dal gruppo
pro-life Zycie i Rodzina Kai Godek, era rimasto in stand by fino alla
settimana scorsa. Ma poi l’intervento dell’Episcopato polacco ha dato
nuovo slancio all’iter parlamentare. «I vescovi chiedono la ripresa
immediata dei lavori parlamentari sull’approvazione della legge di
iniziativa parlamentare Stop Aborcji», si legge in un comunicato della
chiesa polacca diffuso mercoledì scorso. Tale iniziativa ha spiazzato
anche la maggioranza della destra populista di Diritto e giustizia (PiS)
che ha infine scelto di dare un’accelerata all’approvazione della nuova
proposta di legge. Una scelta in parte sorprendente quella del clero
polacco che ha deciso per la prima volta di intervenire direttamente in
materia di aborto con una nota ufficiale che ha sortito gli effetti
politici sperati.
In occasione delle proteste del «lunedì nero»
nella primavera del 2016, che avevano portato in piazza migliaia di
cittadini contro l’introduzione del divieto totale di aborto, la chiesa
aveva deciso di non intervenire. Allora i numeri e la forza d’urto degli
ombrelli scuri delle donne polacche scese in piazza per esprimere il
proprio nie avevano spinto il PiS a fare dietrofront sul provvedimento.
Questa volta le proteste organizzate dal movimento Osk (Ogolnopolski
Strajk Kobiet), nato sulle ceneri del Black Monday, hanno preso di mira i
luoghi del potere religioso e non politico. Già domenica si sono
registrate di fronte le diocesi di 16 città. Ieri sono andate avanti
anche nei centri più piccoli come la città di Oliwa, vicino Danzica. In
questi giorni le donne non agitano ombrelli neri ma delle grucce simbolo
degli aborti clandestini in un paese che godeva di una legislazione più
liberale in materia di interruzioni volontarie di gravidanza durante
l’epoca comunista.
Il provvedimento in discussione al Sejm è
quanto di più vicino ci possa essere al divieto totale. Va ricordato che
allo stato attuale i ginecologi in Polonia possono in ogni caso
appellarsi all’obiezione di coscienza per giustificare il proprio
rifiuto all’aborto. Attualmente la casistica a Varsavia parla chiaro: 9
interventi autorizzati su dieci riguardano proprio i casi di
malformazione del feto. La nuova misura dovrà passare ora al vaglio
della commissione per la famiglia e gli affari sociali prima del
votazione al Sejm.