il manifesto 20.3.18
Ada Colau: «Barcellona sostiene Open Arms, salvare vite non è reato»
Intervista alla sindaca. In campo per appoggiare l’Ong catalana: «Forniremo tutti i mezzi necessari per far fronte al processo»
di Luca Tancredi Barone
BARCELLONA
La sindaca di Barcellona Ada Colau ha messo in campo tutto il suo peso
politico per appoggiare l’organizzazione catalana Pro Activa Open Arms,
che ha denunciato il sequestro della sua nave nel porto di Pozzallo.
Ieri alle 12.30 la sindaca si è presentata nel porto di Barcellona per
una conferenza stampa accanto al fondatore della Ong che si dedica dal
2015 a salvare vite umane, l’ex bagnino Óscar Camps, al giornalista
Jordi Évole, autore di un documentario tv che ha fatta conoscere al
pubblico spagnolo l’attività dell’ong, e al cantautore catalano Joan
Manel Serrat.
Camps è convinto che il sequestro della nave ha
l’obiettivo di eliminare dal Mediterraneo tutte le ong che si occupano
di salvare i migranti e ha ricordato le minacce da parte della guardia
costiera libica a cui è stata sottoposta l’organizzazione, che ha
salvato da morte sicura già quasi 60mila persone. La settimana scorsa
per la prima volta l’organizzazione ha dovuto esplicitamente chiedere
l’aiuto del governo spagnolo per poter attraccare in un porto europeo».
Dopo
aver inviato di prima mattina un tweet in italiano in cui chiedeva al
governo di Roma di liberare la nave sequestrata, Colau ha seguito con
preoccupazione tutta la vicenda e promette che il comune farà tutto
quello che è in suo potere per aiutare l’organizzazione umanitaria.
Il “passaggio sicuro” che chiedete per le persone salvate in mare non potrebbe essere lo stesso porto di Barcellona?
Magari!
Ne saremmo felicissimi. Ma il problema è che i porti li controlla lo
stato, così come i flussi migratori. Se fossimo uno stato, se avessimo
la nostra flotta, la città di Barcellona farebbe di tutto per accogliere
le navi di Open Arms e salvare esseri umani. Con Pro Activa Open Arms
abbiamo siglato un accordo perché come città ci sentiamo rappresentati
da quello che fanno, agiscono come pensiamo si debba fare e hanno tutto
il sostegno economico, giuridico e istituzionale del comune.
In che consiste questo sostegno?
Ogni
volta che ci chiedono un aiuto concreto, come l’acquisto di giubbotti
salvavita, noi glielo diamo. Abbiamo versato 100mila euro per sostenere
le loro attività di salvataggio in mare. Anche se speriamo che le accuse
formulate verso i membri dell’equipaggio vengano ritirate, se così non
dovesse essere, forniremo tutti i mezzi giuridici per far fronte al
processo. Siamo già in contatto con avvocati in Italia e Spagna.
Istituzionalmente, ho chiamato il ministro degli esteri Dastis e la
console italiana a Barcellona perché aiutino a sbloccare la situazione.
Open Arms deve sapere che il comune si impegnerà al massimo nella difesa
di questa imbarcazione e dell’equipaggio che rappresenta i valori di
Barcellona e di molti barcellonesi.
Crede che il governo spagnolo abbia fatto qualcosa?
Deduco
che il governo spagnolo si sia messo in contatto con quello italiano,
perché il permesso per attraccare è arrivato venerdì come in molti
avevamo chiesto. Ma ora ho l’impressione che i due governi si stiano
rimpallando le responsabilità. Il problema è che nel frattempo qui, nel
nostro mare, sta morendo la gente.
Che dovrebbero fare i governi?
Capisco
che esiste un problema molto complesso, come quello dei flussi
migratori. Ma ora siamo davanti a un problema umanitario, ci sono
persone malate, bebè in mezzo al mare che hanno bisogno di aiuto
urgente. C’è un obbligo giuridico di aiutare le persone in pericolo che i
governi europei non stanno rispettando. Open Arms sta prendendo il loro
posto. Non solo non riconoscono il suo lavoro, ma stanno cercando di
criminalizzare la solidarietà e l’impegno umanitario. Noi cittadini non
possiamo permetterlo perché senza la solidarietà l’Europa perde di
significato.
L’Italia però affronta quasi da sola questa emergenza.
Non
è giusto che l’Italia debba gestire da sola il flusso di migranti. Ci
potete considerare vostri alleati: esigiamo che la Spagna accolga i
17.000 rifugiati che si era impegnata a ricevere. Ha ragione l’Italia:
l’Ue ha una gran capacità di accoglienza che non sta mettendo in atto,
al contrario di quello che fanno altri paesi del Mediterraneo che
accolgono milioni di persone. È necessario che tutti si impegnino perché
l’accoglienza sia ordinata e garantisca un trattamento degno e adeguato
per tutti. Le persone che si stanno buttando in mare raccontano che in
Libia ci sono violazioni massicce dei diritti umani, ci sono torture,
assassini. Non possiamo delegare a paesi come la Libia o la Turchia la
gestione dei migranti.
Cosa siete disposti a fare come comune se il governo non vi ascolta?
Purtroppo
gli strumenti che abbiamo sono scarsi. Ma insisteremo fino a allo
sfinimento, non accettiamo che lo stato alzi la bandiera spagnola solo
per intervenire nel conflitto catalano. La nave Open Arms batte bandiera
spagnola. Il vero patriottismo si dimostra difendendo una nave
umanitaria.