il manifesto 16.3.18
Pedofilia, condanna definitiva per don Inzoli, figura storica di Cl
Mauro Inzoli in una foto d'archivio, è stato ridotto allo stato laicale da papa Francesco la scorsa estate
di Ernesto Milanesi
Sono
trascorsi più di vent’anni dalle «molestie di ordine sessuale nei
confronti di una pluralità indiscriminata di soggetti all’epoca
minorenni», come scrive il giudice Letizia Platè, nella sentenza del
Tribunale di Cremona. E già a cavallo fra 1999 e 2000 i genitori di un
ragazzo si erano rivolti al vescovo di Crema Angelo Paravisi, nominato
da papa Wojtila, raccontando gli abusi commessi perfino durante il
sacramento della confessione.
Mauro Inzoli, 68 anni, figura di
spicco della fraternità di Comunione e Liberazione, è stato
definitivamente condannato in Cassazione alla pena di 4 anni 7 mesi e 10
giorni. E papa Francesco lo aveva già ridotto allo stato laicale la
scorsa estate, raccogliendo l’appello della madre di un giovane
traumatizzato al punto di suicidarsi.
«Giustizia è fatta! Non sta a
me commentare l’entità della sentenza, ma posso dire che da parte di
tanti cittadini è stata avvertita come una pena mite rispetto alla
gravità dei fatti compiuti» commenta Franco Bordo, che come deputato di
Sel aveva firmato il 30 giugno 2014 l’esposto che ha poi innescato
l’inchiesta della magistratura.
«Sono stati anni intensi,
emotivamente impegnativi, per la crudezza e l’orrore di ciò che è venuto
alla luce, per la condivisione del dolore delle vittime. Ma anche per
la consapevolezza che ho acquisito in merito al livello di omertà e
protezione di cui ha potuto godere per lungo tempo il soggetto
condannato. Spero tanto che tutti abbiano almeno capito quanto sia
sbagliato e irresponsabile “girare la testa dall’altra parte”, far finta
di non vedere, coprire sempre e comunque il potente di turno».
Inzoli è sinonimo del “sistema CL” non solo a Crema.
Sacerdote
carismatico nel solco di don Giussani, parroco della Santissima Trinità
e rettore del liceo linguistico Shakespeare, animatore della onlus
“Fraternità”.
Ma come ricorda il collettivo Wu Ming: «Già
presidente del Banco Alimentare e vicepresidente della Compagnia delle
Opere, più volte mattatore al Meeting di Rimini nonché – si è scritto da
più parti – confessore di Roberto Formigoni».
Insomma, uno dei
simboli dell’intreccio fra la scuola di comunità ciellina, le opere
della sussidiarietà e il “celeste buongoverno” del centrodestra.
Ma
anche pedofilo, capace di piegare la Bibbia per giustificare il
“battesimo dei testicoli” o il 21 settembre 2008 di abusare di un
ragazzo di 15 anni nell’albergo di Falcade che ospitava il campo estivo.
Sono
otto i casi di violenza sessuale ai danni di minori, consumati fra il
2004 e il 2008, acclarati nelle sentenze della magistratura. Vittime di
età compresa fra i 12 e i 16 anni.
Inzoli (difeso dagli avvocati
Nerio Diodà e Corrado Limentani) aveva scelto il rito abbreviato e
risarcito in primo grado 25 mila euro a ciascuno dei cinque minori che
erano parti civili.
Per tutti gli altri episodi emersi durante
l’inchiesta la magistratura (con la Santa Sede che secretava i suoi
atti) non poteva procedere.
E in Cassazione la pena definitiva per
“don Mercedes” è stata ridotta rispetto agli originali 4 anni e 9 mesi
grazie alla prescrizione di due episodi.
Ma resta imbarazzante e
vergognosa, dentro e fuori CL, la condanna per il reato infamante di
abusi sessuali su minori con l’aggravante dell’abuso di autorità.