il manifesto 13.3.18
Italiani mai così poveri: 23 per cento a rischio, diseguaglianza al top
Indagine
Bankitalia. Rapporto della Banca d'Italia: situazioni gravi soprattutto
al Sud, tra i migranti e per i nuclei con capofamiglia più giovani
di Nina Valoti
Per
avere la spiegazione dell’esito elettorale – soprattutto al Sud – basta
leggere l’indagine di Banca d’Italia resa nota ieri. Nel 2016, infatti,
le persone a rischio povertà sono aumentate al 23 per cento, il massimo
storico mai toccato prima. Non solo, l’indice di Gini che misura la
disuguaglianza è salito a 33,5 punti. Per trovare un livello simile,
spiegano da via Nazionale, bisogna tornare indietro alla «seconda metà
degli anni novanta».
I DATI ESCONO DA UNO STUDIO condotta dalla
Bankitalia su oltre 7mila nuclei familiari nel 2016. E se, analizzando
il reddito medio si scopre che è cresciuto del 3,5 per cento rispetto a
quello dell’indagine precedente del 2014, dopo essere pressochè
ininterrottamente caduto dal 2006, si scopre però che è rimasto tuttavia
ancora inferiore dell’11 per cento rispetto al picco raggiunto in
quell’anno.
PER «RISCHIO POVERTÀ» Bankitalia intende coloro che
dispongono di un reddito equivalente inferiore al 60 per cento di quello
mediano: soglia fissata a 830 euro al mese circa nel 2016). L’incidenza
di questa condizione interessa soprattutto le famiglie giovani, del
Mezzogiorno, o degli immigrati: nel caso di questi ultimi, ad esempio,
sono a rischio povertà ben il 55 per cento degli individui (contro il
33,9 per cento nel 2006). Ma una crescita consistente si verifica anche
al Nord del paese, con il rischio povertà passato dall’8,3 al 15 per
cento degli individui. Negli ultimi 10 anni fino al 2016 tale rischio è
diminuito solo tra le famiglie con capofamiglia pensionato o con oltre
65 anni.
QUANTO ALLA DISEGUAGLIANZA, si legge nell’Indagine sui
bilanci delle famiglie, il 30 per cento più ricco detiene circa il 75
per cento del patrimonio netto complessivamente rilevato, con una
ricchezza netta media di 510mila euro. Oltre il 40 per cento di questa
quota è detenuta dal 5 per cento più ricco, che ha un patrimonio netto
in media pari a 1,3 milioni di euro.
La quota di ricchezza netta
detenuta dal 30 per cento più povero delle famiglie italiana, invece –
in media pari a circa 6.500 euro – è di appena l’un per cento del
totale. Inoltre se il reddito ha smesso di cadere nel 2016, bisogna
andare cauti anche su questo dato. Infatti, sottolinea palazzo Koch, «il
reddito equivalente è ancora inferiore di 11 punti percentuali a quello
registrato» nel 2006. Insomma resta ancora del lavoro da fare per
ritornare ai livelli pre-crisi.
NEL 2016 IL REDDITO ANNUO
familiare, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, è
stato in media pari a circa 30.700 euro, contro i 30.600 euro nel 2014.
Al netto della variazione dei prezzi è un valore che l’indagine
definisce «sostanzialmente analogo» a quello di 2012 e 2014 «ma ancora
inferiore di circa il 15 per cento a quello registrato nel 2006». Gli
italiani si confermano proprietari di case e cauti sul ricorso ai
finanziamenti. In Italia circa il 70 per cento delle famiglie è
proprietaria dell’abitazione in cui risiede e alla fine del 2016 solo il
2 per cento delle famiglie possedeva immobili che non comprendevano
l’abitazione principale. La quota di proprietari è però ancora diminuita
tra le famiglie con capofamiglia fino a 45 anni dal 59 al 52 per cento
tra il 2006 e il 2016. Da Palazzo Koch spiegano che tra il 2014 e il
2016 la ricchezza netta è diminuita, quasi interamente per effetto del
calo del prezzo delle case.
LA QUOTA DI FAMIGLIE indebitate si è
ridotta dal 23 al 21 per cento tra il 2014 e il 2016. Tra il 2006 e il
2016 il calo della quota di famiglie indebitate è stato più marcato
(oltre 10 punti percentuali) per le famiglie con capofamiglia tra i 25 e
i 45 anni, riflettendo soprattutto il minor ricorso al credito al
consumo. Se uno su quattro erano a rischio di scivolare nella povertà
nel 2016, un livello mai toccato, alcune categorie lo erano più di
altre. Via Nazionale spiega che il rischio è più elevato per le famiglie
con capofamiglia più giovane, meno istruito, nato all’estero, e per le
famiglie residenti nel Mezzogiorno. Sembra proprio l’identikit di chi ha
votato M5s.
TRA IL 2006 E IL 2016 infine la ricchezza netta delle
famiglie è diminuita del 5 cento, quasi interamente per effetto del
calo dei prezzi delle case, che costituiscono sempre il grosso del
patrimonio degli italiani.