martedì 13 marzo 2018

Corriere 13.3.18
«Famiglie, più disuguaglianze» Uno su quattro sotto gli 830 euro
Il rapporto Bankitalia: crescono poco i redditi, il rischio povertà. Giù l’indebitamento
di Mario Sensini


ROMA Cresce un po’ il reddito, diminuisce la ricchezza, calano i debiti, ma aumentano le diseguaglianze tra le famiglie italiane, con un peggioramento delle condizioni di vita dei giovani, degli immigrati e anche nel Nord del Paese. Un italiano su quattro, ormai, dice l’indagine della Banca d’Italia sulle famiglie, è a «rischio di povertà», cioè guadagna meno del 60% del reddito medio equivalente, salito nel 2016 a 18.600 euro (erano 18.500 nel 2014, anno della precedente indagine). Mentre il 44% della popolazione è in condizione di «povertà finanziaria», cioè non ha beni immediatamente liquidabili sufficienti in caso di necessità.
Nel 2016 il reddito medio delle famiglie è salito del 3,5% sul 2014, ma resta inferiore dell’11% ai massimi del 2006. Il miglioramento ha riguardato, però, soprattutto le famiglie con un capofamiglia lavoratore dipendente o pensionato, che sono anche riuscite ad accrescere i risparmi. Per le famiglie più giovani e quelle degli immigrati, invece, le condizioni peggiorano. Le persone che vivono in famiglie senza alcun percettore di reddito sono l’8,7% in Italia, ma raggiungono addirittura il 13,3% nel Sud del Paese. E i cittadini a rischio povertà, quelli che secondo le definizioni Eurostat possono contare su un reddito equivalente di meno di 830 euro mensili, sono arrivati al 23% (erano il 19,6% nel 2014), un livello molto alto.
Negli ultimi dieci anni l’indice di diseguaglianza nella distribuzione del reddito è aumentato di 1,5 punti, tornando ai livelli di fine anni 90. Le condizioni sono peggiorate soprattutto per le famiglie giovani, con un capofamiglia fino a 45 anni, per gli immigrati (uno su due oggi è a rischio povertà) e nel Nord (dove le famiglie a rischio passano dall’8,3 al 15%), ma restano pesanti al Sud, dove il 40% è a rischio di povertà.
Enormi differenze restano anche nella distribuzione della ricchezza. La concentrazione resta fortissima. La quota di ricchezza netta detenuta dal 5% delle famiglie più ricche è pari al 30% del totale. Mentre il 30% più povero delle famiglie possiede appena l’1% della ricchezza. Tra il 2014 e il 2016 la ricchezza netta è diminuita del 5% a prezzi costanti, e ha interessato tutte le famiglie.
L’84% delle famiglie, in aumento rispetto al 79% del 2012, possiede attività finanziarie, ma quasi mai sufficienti a far fronte a un momento di difficoltà economica. Il valore medio è di 33 mila euro (31 mila nel ‘14).
In compenso la quota di famiglie che hanno un debito è ancora diminuita, al 21%, rispetto al 23% di due anni prima. La riduzione, però, ha interessato quasi esclusivamente le famiglie con capofamiglia con oltre 45 anni, per il crollo che c’è stato nel credito al consumo. Il 70% delle famiglie italiane, spiega ancora l’indagine, ha un’abitazione e il 18% ne possiede più di una, mentre un quarto delle famiglie vive in affitto (a una media di 4 mila euro l’anno). Stabile al 17% la quota di famiglie che hanno un mutuo.