il manifesto 11.3.18
Il diario di un secolo nel presente
Fuori
Orario. Il programma dedica la notte di oggi (Raitre, a partire dalle
2.00) a Angela Ricci Lucchi, in prima tv «A propos des nos voyages en
Russie»
di Cristina Piccino
Stanotte Fuori
orario (Raitre, a partire dalle 2.00) propone uno speciale (a cura di
Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto) per cui vale la pena
«sintonizzarsi» sui fusi orari di Città del Messico o Los Angeles;
«Fuori orario per Angela Ricci Lucchi» è infatti l’omaggio all’artista e
cineasta da poco mancata, con la prima tv di uno dei lavori più recenti
della coppia Ricci Lucchi e Gianikian, A propos des nos voyages en
Russie, che in Italia è stato presentato la scorsa edizione di Filmmaker
festival (Milano, dicembre 2016). E con la serie dei Frammenti
elettrici (N.1 Rom, N.2 Vietnam,N.3 Corpi, N.4 Asia, N.5 Africa), Diario
1989. Dancing in the Dark, il sesto dei Frammenti elettrici ( 2009) che
dialoga quasi come un controcampo con A propos des nos voyages en
Russie. Anche questo è un «archivio» di immagini girate dai cineasti
nell’estate dell’89 tra le feste del’Unità in Romagna, dove era
cresciuta Angela che era nata a Lugo (il Pci, la Russia vista
dall’Italia), in cui nella festa di musica e braci di cibo scivola il
sentimento di una realtà che finisce per sempre.
Certo la
televisione pubblica il cui compito dovrebbe essere quello di utilizzare
il canone per illuminare teste e occhi edoveva proporre il lavoro di
questi artisti conosciuti e omaggiati in tutto il mondo almeno in prima
serata e non solo in forma di ricordo postumo, cosa che dice molto sulla
politica culturale italiana così come la progressiva emarginazione di
uno spazio quale Fuori orario, «unico» in una programmazione di
donmattei e inguardabili talk show, che nel tempo ha fabbricato
cinefilie eccentriche e sguardi intelligenti e ora sembra condannato a
una probabile estinzione.
A propos des nos voyages en Russie (A
proposito dei nostri viaggi in Russia) è stato realizzato per due
giornate di studio dedicate all’opera di Ricci Lucchi e Gianikian a
Parigi, nel 2016, dal titolo: «Politiche e uso critico delle immagini
d’archivio». E il film è in sé una sorta di archivio, una valigia con
gli strumenti di ricerca degli artisti: letture, oggetti, fotografie,
immagini, esperienze, vissuti su cui si fonda il lavoro (sempre in
progress) sulla Russia raccolto poi nella magnifica installazione
prodotta da Documenta 14 a Kassel Journey to Russia. Che è anch’essa una
sorta di «archivio»,o la sua rifondazione, un diario in cui
confluiscono questo film e molti altri riferimenti comparsi nel loro
lavoro durante gli anni, le interviste con alcuni protagonisti delle
avanguardie russe a cui Angela Ricci Lucchi aveva già dato la silhouette
dei suoi acquerelli trasferendo i suoi racconti in una narrazione (Note
sui nostri viaggi in Russia, 2009).
«Li abbiamo filmati con
rispetto, senza sovrapposizioni idelogiche» spiegano gli autori. L’idea è
quella di documentare le loro parole e le loro testimonianze prima che
scompaiano per sempre.
Una serie di fotogrammi fissi riprendono
uno per uno i materiali: vecchie pellicole, fotografie dell’era zarista,
della rivoluzione russa e degli anni a seguire, gli acquerelli di
Angela Ricci Lucchi, le copertine dei libri di fiabe russe.
Cechov
nel 1890, all’età di 30 anni, parte per Sakhalin, l’isola dei deportati
a dodicimila kilometri da Mosca. Al suo editore scrive: «È cosa certa
che noi abbiamo lasciato marcire invano, senza ragione, in modo barbaro;
noi li abbiamo resi sifilitici, noi li abbiamo corrotti, noi abbiamo
aumentato il numero dei criminali, e noi abbiamo rigettato la colpa sui
guardiani della prigione dal naso rosso. Oggi tutta l’Europa colta sa
quali sono i responsabili: non i guardiani ma ciascuno di noi». In una
canzone di Vysockij, il cantautore «teppista» morto nell’80, amato da
Josif Brodskij che lo aveva definito «il miglior poeta della Russia», si
narra della manguste che un tempo vivevano allegramente, amate e
rispettate. Poi all’improvviso hanno cominciato a essere perseguitate,
non servivano più, non c’era più bisogno di loro…
A propos des
nos voyages en Russie contiene gli elementi che attraversano con
costanza la creazione artistica di Gianikian e Ricci Lucchi. La Russia,
appunto, la sua cultura e i suoi conflitti, che diventano nello studio
un terreno sensibile e un riferimento prezioso in quel «catalogo» della
loro opera che è il Novecento. Di cui ogni film traduce i conflitti, le
contraddizioni, liberando ogni singolo fotogramma dalle imposizioni
temporali per tradurlo in una narrazione collettiva al presente. Guerre,
colonialismo, imperialismi che esplora la loro opera costruiscono un
dialogo ininterrotto di passato e presente, il laboratorio degli artisti
e il racconto del mondo.