il manifesto 11.3.18
“Ba-sta razzismò”. Firenze reagisce, 15mila in piazza
Neri
per caso?. Un fiume intergenerazionale e arcobaleno ricorda Idy Diène
manifestando in corteo contro ogni razzismo. Alla fine anche il sindaco
Nardella capisce cosa è successo: "Ci sarà lutto cittadino". I
senegalesi: "Salvini, tu parli solo male degli africani, questi sono i
risultati".
di Riccardo Chiari
FIRENZE “Ba-sta
razzismò, ba-sta razzismò”. I tantissimi senegalesi in corteo lo ritmano
lungo tutto il percorso, restituendo senso, una volta tanto, alle
parole. Si manifesta per Idy Diéne, e come hanno chiesto le associazioni
dei senegalesi di Toscana “questo vuol essere un ricordo doloroso di
una persona cara, ma anche una affermazione collettiva del rifiuto
dell’incitamento all’odio nei confronti dei migranti e rifugiati, che ha
caratterizzato in modo marcato il dibattito pubblico nell’ultimo anno”.
Per certo è un fiume intergenerazionale e arcobaleno quello che invade
piazza Santa Maria Novella, via dei Fossi, i lungarni Vespucci e
Soderini, il ponte alla Carraia e il ponte Vespucci. Lì dove il 54enne
ambulante è stato usato come un bersaglio, prima di essere ammazzato,
con il colpo di grazia alla testa, da un tipografo in pensione con
l’hobby delle armi.
Sfilano in (molti) più di 10mila – numero
della questura – e tutti sanno bene che nessuno potrà riportare in vita
Idy Diéne. Ma essere qui può aiutare a combattere il razzismo, che sia
dichiarato o strisciante poco conta, ormai sdoganato da forze che con la
parola d’ordine del “prima gli italiani” portano migliaia di loro ad
essere “eletti dal popolo” in Parlamento e negli enti locali.
“Quell’uomo l’ha studiato, l’ha studiato (l’omicidio, ndr) – quasi urla
un senegalese ai microfoni di Radio Popolare – lui quel giorno ha
incontrato un milione di persone e poi ha sparato a un nero. Salvini, io
ti vedo tutte le volte al telegiornale, tu parli solo male degli
africani, questi sono i risultati”.
Agli angoli del ponte
Vespucci, attaccato sul muro, un volantino racconta l’Italia di oggi
vista con gli occhi di un migrante: “Cari fratelli e sorelle italiani,
se avete fame oggi; se siete senza lavoro; se siete diventati poveri,
noi neri, noi africani, non siamo colpevoli; non siamo responsabili
delle vostre rogne. Cercate i responsabili da Sarkozy a Berlusconi,
alleati hanno bombardato la Libia e il resto dell’Africa. Se le vostre
bombe cadessero in Italia cosa fareste? Dov’era la colpa del povero
Diéne Idy, il fatto di essere nero. Essere nero è un reato in Italia,
basta!”.
La manifestazione è stata in forse fino a venerdì, anche
questo è toccato vedere dopo che la parola razzismo è stata tabù per
giorni, sindaco Nardella in testa. Invece dal direttore degli Uffizi,
Eike Schmidt, erano arrivate parole sensate: “Se qualcuno spara
pallottole contro qualcun altro che ha la pelle di colore diverso,
avendo incontrato prima anche altre persone, è chiaro che si tratta
almeno di razzismo subliminale: questo è ovviamente inaccettabile e va
debellato, così come il razzismo manifesto e proclamato”.
E’ stato
un corteo talmente civile che a Nardella, anche lui in marcia, è stato
dedicato solo un graffiante striscione: “Je suis fioriera”. In eterno
ritardo, anche il sindaco ha finalmente capito: “Ho parlato con la
famiglia di Idy, ha acconsentito a far svolgere una giornata funebre con
una cerimonia funebre, e questo ci consente di programmare il lutto
cittadino. In questo modo noi diamo un ulteriore segnale di sensibilità e
vicinanza della nostra città”.
Nel lunghissimo corteo altri
rappresentanti istituzionali (Enrico Rossi), la portavoce di Potere al
popolo Viola Carofalo (“non si poteva non essere qui”), intellettuali
(Adriano Sofri, Wlodek Goldkorn, Tomaso Montanari), i responsabili
dell’Anpi dell’intera provincia, Gigi Remaschi in testa. Con loro la
Cgil, l’Usb, i Cobas, l’Arci, la rete antirazzista fiorentina con le
variegate anime della sinistra che resiste. E ancora Tommaso Fattori e
Giacomo Trombi con lo striscione “Stay human”: restiamo umani. Senza
dimenticare la realtà, fotografata dallo striscione di uno spezzone di
corteo tutto al femminile: “Chi spara alla moglie, chi spara
all’immigrato, è un maschio bianco, e va fermato”.
“Forza,
dobbiamo parlare, dobbiamo farci sentire – spiega una ragazza senegalese
alle sue compagne di corteo – perché queste tragedie non devono più
succedere, non vogliamo piangere altri morti come Samb, come Diop, come
Idy”. Perché Firenze è recidiva. Anche se la sua parte migliore, oggi in
corteo, la pensa come il cartello portato dal manifestante ignoto: “Mio
fratello non è figlio unico”.