il manifesto 11.3.18
Fratoianni: «Ora confronto con i 5 stelle, Leu deve cambiare passo»
Democrack.
Respinte le dimissioni, il segretario di Si resta al suo posto. Il flop
«non solo colpa di Bersani e D’Alema ma hanno influito». La replica di
Rossi: «Pier Luigi e Massimo da ringraziare». C’è già il problema
dell’alleanza col Pd alle comunali
di Daniela Preziosi
Prima
del voto la «discontinuità» era quella dal Pd, dopo il voto – una
«sconfitta drammatica», «la sberla» l’ha chiamata Luciana Castellina sul
manifesto – la «discontinuità» è quella da se stessi, cioè da Liberi e
uguali. La direzione nazionale di Sinistra italiana, riunita ieri a
porte chiuse in un albergo romano, si conclude con la conferma di Nicola
Fratoianni alle segreteria: le sue dimissioni, «atto dovuto» le
definisce lui, vengono respinte con un solo voto contrario e qualche
astenuto. Va aggiunto che un’area, non grande, di contrari alla lista
con Mdp si è già autosospesi da Si. Il segretario resta al suo posto, la
segreteria invece è decaduta e il core business della discussione, cioè
se andare avanti o meno con il «progetto» di Leu, si affronterà nella
prossima assemblea nazionale.
PER SINISTRA ITALIANA Leu deve
andare avanti, su questo la discussione registra solo qualche sfumatura
diversa. Ma molto deve cambiare. Fratoianni si assume la sua quota di
colpa, ma ha un’idea precisa su cosa non ha funzionato: «Immaginare che
la responsabilità di un risultato elettorale come quello di Leu sia di
un singolo è un errore» «ma non c’è dubbio che la campagna elettorale è
stata segnata dalla sovraesposizione di figure che hanno un linguaggio
ed una cultura politica che evidentemente non hanno funzionato, hanno
contribuito a rendere meno efficace il progetto; non credo che la colpa
sia tutta di D’Alema o di Bersani ma questo ha influito». Troppo in tv,
dunque, quelli che prima del flop erano i ’padri nobili’, «Il più grande
errore è stato parlare agli elettori in fuga dal Pd con un linguaggio
del Pd prima di Renzi o non sufficientemente discontinuo, coraggioso».
PAROLE
CHE FANNO STORCERE il naso a casa Mdp. Da dove si esercita «santa
pazienza» e si fa notare che la ’Ditta’ non ha convocato i propri
organismi centrali: «Abbiamo appena firmato un appello per le assemblee
territoriali del soggetto comune». Ma per ora un colpetto di freni ci
sta, anche per assorbire i contraccolpi interni: Sinistra italiana ha
eletto quattro parlamentari (alla camera Fratoianni, Palazzotto,
Fassina, al senato De Petris), Possibile ha eletto solo Luca Pastorino.
IL
PRESIDENTE DELLA TOSCANA Enrico Rossi invece si spazientisce: «lettura
semplicistica», quella di Fratoianni, «anzi bisogna ringraziare la
generosità di personalità come Bersani, D’Alema e altri senza il cui
impegno in campagna elettorale oggi non saremmo neppure in partita». E
poi meglio evitare le accuse reciproche: «Sarebbe come se noi
spiegassimo il cattivo risultato dicendo alla nostra gente che posizioni
improntate alla pura testimonianza e a un eccesso di radicalismo non ci
hanno favorito».
IN REALTÀ su uno dei due nodi che agitano quel
che resta della sinistra a sinistra del Pd, Fratoianni e D’Alema sono
d’accordo: « Dobbiamo ascoltare le proposte del M5S ed eventualmente
consentire che un governo parta, senza chiedere nulla, tantomeno posti»,
partendo dai punti in comune: abolizione dei finanziamenti per gli F35,
lavoro, precarietà, alla scuola, dice il segretario di Si (sorvolando
sul dettaglio che i numeri di Leu sono troppo bassi da essere utili ai
grillini). «Se non le soluzioni, la direzione di marcia dei 5 Stelle è
condivisibile», dice al Corriere della sera il presidente di
Italianieuropei, rimasto fuori dal parlamento, «Se Togliatti dialogò con
Giannini, il fondatore dell’Uomo Qualunque, il centrosinistra può
dialogare con Di Maio». Ma una differenza fra le diverse anime di Leu
c’è, anche se per ora resta sullo sfondo. L’appello di D’Alema al
«centrosinistra» nasce dalla consapevolezza che se ai 5 stelle non
arriveranno i voti del Pd per anche l’offerta di dialogo di Leu sarebbe
inutile.
C’È ANCHE ALTRO. Nessuna marcia indietro è possibile
eppure Mdp guarda con attenzione alla «derenzizzazione» in corso – i cui
esiti non sono per nulla scontati – nel Pd.
ANCHE PERCHÉ IN
PRIMAVERA, e cioè fra pochi mesi c’è una importante tornata elettorale,
quella delle amministrative: si vota in un capoluogo di regione, Ancona,
e in diciannove capoluoghi di provincia. Fra cui, per esempio, tre
città toscane: Massa, Pisa e Siena. La sconfitta delle sinistre ormai è
probabile, ma senza alleanza è certa. Nella ex rossa Toscana già Livorno
e Carrara sono governate dai 5 stelle, mentre Arezzo, Grosseto e
Pistoia dalla destra. Un’altra sconfitta dopo la batosta delle
politiche, sarebbe un colpo mortale per il Pd, ma anche per Leu. Stesso
discorso per le prossime regionali: in Molise il 22 aprile, in Friuli il
29 aprile, poi tocca a Trentino, Valle d’Aosta e Basilicata.
PAOLO
CENTO, dirigente di Si che si è speso molto per l’alleanza di Leu con
Zingaretti nel Lazio, guarda a queste date con preoccupazione: «Bisogna
mettere in relazione la costruzione di una sinistra autonoma e popolare
con un dibattito più ampio che dopo la definitiva sconfitta del Pd e di
Renzi parli ad un popolo molto più ampio del nostro 3 per cento. Senza
scorciatoie. Ma anche senza settarismi».