Il Fatto 11.3.18
Da Cacciari a Pif: gli sponsor del dialogo tra dem e grillini (pur di far fuori la Lega)
Anche in ambienti vicini ai dem c’è chi spinge per un’intesa sul governo
Sostenitori – Massimo Cacciari, Michele Emiliano, Sandro Ruotolo. Rosario Crocetta, Elisabetta Gualmini e Antonio Di Pietro
di Lorenzo Giarelli e Giulia Marchina
Questione
di falchi e di colombe. A una settimana dal voto, la linea del Partito
democratico sulle ipotesi di alleanze – in attesa della Direzione di
domani – è ancora tutta da definire. Ma nel frattempo gli appelli per un
dialogo con i Cinque Stelle, anche da ambienti vicini al Pd, si
moltiplicano. Ieri Massimo Cacciari ne ha parlato al Fatto: “L’unica
cosa ragionevole per il Pd è dare il via libera a un governo monocolore
dei 5 Stelle”. Il motivo è lo stesso indicato dal giornalista Sandro
Ruotolo: “Il primo dovere è evitare di consegnare il Paese a Matteo
Salvini”. E qualcuno lo sostiene anche all’interno del Pd. Michele
Emiliano, per esempio, è stato il primo a criticare la linea renziana:
“Dobbiamo dare l’appoggio esterno a un governo 5 Stelle, hanno diritto a
governare”. Con lui Francesco Boccia: “Piuttosto che con la coalizione
incollata di centrodestra, sarebbe meglio parlare con i grillini”.
E
a proposito di coalizioni “incollate”, c’è chi non dimentica gli
accordi passati tra Pd e centrodestra. “Avete fatto un governo con Denis
Verdini e Angelino Alfano – ha accusato il regista Pif – e ora fate
storie per il Movimento?”. Gianfranco Pasquino, politologo, auspica un
accordo: “Bisogna mettersi a disposizione per i superiori interessi del
Paese. Hai visto mai che ci sia un governo che non potrebbe esistere
senza il Pd?”.
Al momento restano antichi rancori a complicare
ogni dialogo. Questo nonostante in molti stiano riconoscendo al
Movimento un cambiamento positivo. Persino Eugenio Scalfari, che a loro
aveva dichiarato di preferire Silvio Berlusconi, si è ricreduto (salvo
poi ripensarci un’altra volta): “Ora non sono più un movimento, ma un
partito. Facendo un’alleanza con il Pd, io li voterei”. Spunti condivisi
su Repubblica dal politologo Piero Ignazi: “I 5 Stelle hanno cambiato
pelle. I flussi di voto dimostrano che Pd e M5S hanno elettorati
affini”.
Gli appelli arrivano anche dai territori. Sergio
Chiamparino, governatore del Piemonte, assicura: “Io quotidianamente
dialogo con Chiara Appendino, non c’è nessun tabù. Se chi ha avuto dai
cittadini il mandato di governare facesse delle proposte, dovremmo
valutarle”. Rosario Crocetta, ex presidente della Regione Sicilia, è
stato chiaro fin dal giorno dopo le elezioni: “É stata una disfatta, il
Pd dichiari la disponibilità a supportare, anche dall’esterno, un
governo a guida M5S”. Così anche Antonio Di Pietro, purché il Pd superi
Renzi: “Il M5S si renda conto che non può fare tutto da solo, il Pd si
metta a disposizione senza fare il primo della classe”. Scenario
realizzabile, secondo la vicepresidente dem dell’Emilia Romagna
Elisabetta Gualmini: “Non escludo che tra alcune settimane si arrivi a
un sostegno del Pd nei confronti del M5S”. Ci vorrà un po’ di più
secondo Gustavo Zagrebelsky, ma l’idea è la stessa: “Non lo troverei
strano, la direzione è quella. Ma ci vorranno tempi lunghi”.
E se
un governo a guida Di Maio fosse troppo per il Pd, resta la strada
indicata da Paolo Flores d’Arcais su MicroMega: “I 5 Stelle dovrebbero
proporre a Mattarella un governo sul loro programma, affidato a una
personalità fuori dai partiti. Per il Pd sarebbe difficile dire no”.