domenica 11 marzo 2018

Il Fatto 11.3.18
Lorsignori
di Marco Palombi


Premessa: noi ovviamente non sappiamo cosa succederà, se ci sarà una maggioranza di governo e quale sarà, né possiamo prevedere al momento come si comporteranno quella maggioranza e quel governo di fronte alle prove non facili che la realtà gli metterà davanti (no, non pensiamo al debito pubblico, ma ad esempio agli scomposti tentativi di omicidio del nostro sistema bancario in arrivo da Bruxelles e Francoforte). Insomma non conosciamo, evangelicamente, né il giorno né l’ora in cui si paleserà il futuro, eppure c’è un’arietta che, quella sì, conosciamo: è l’arietta del nuovo “dover essere” verso cui si orienta l’establishment (non solo italiano). Di Confindustria e Marchionne che erano grillini antemarcia avrete letto; il Corsera ci ha gentilmente informato che Jean Claude Juncker dopo i risultati s’è rilassato perché i 5 Stelle a Strasburgo si sono sempre comportati bene e a tavola usano le posate quasi come quelli del Ppe; Il Sole 24 Ore vuole “il governo di scopo europeo” (fate presto!) e ci lascia capire chi dovrebbe farlo; il Financial Times ha magnificato Di Maio che, “a differenza dell’altro vincitore del voto populista, Salvini, ha cercato di guidare i 5 Stelle verso posizioni più moderate, in particolare sull’euro” ed è così gentile da “incontrare regolarmente” industriali, banchieri e ambasciatori Ue. Riassumendo, pare che il nucleo duro dello status quo abbia già concluso la ricerca dello Tsipras italiano (candidato piromane, eletto pompiere): magari sono lorsignori che stanno prendendo un granchio, per carità…