il manifesto 10.3.18
Manovre Usa-Israele “Juniper Cobra” per la guerra che verrà
Migliaia
di soldati americani e israeliani si stanno addestrando in questi
giorni alla difesa anti-missile. In Libano Hezbollah lancia l'allerta e
teme atti di sabotaggio
di Michele Giorgio
GERUSALEMME
Andranno avanti fino al 15 marzo le esercitazione “Juniper Cobra” con
le quali migliaia di militari americani e di soldati israeliani si
stanno preparando insieme ad affrontare il lancio simultaneo di migliaia
di missili contro Israele da Libano, Siria, Iran e anche Gaza. Uno
scenario più che probabile, anche se con un coinvolgimento meno ampio di
Paesi e territori, se Israele darà inizio alla sua offensiva
“preventiva” contro il Libano ed il movimento sciita Hezbollah di cui si
parla ormai tutti i giorni. In questo contesto non è insignificante
l’allarme generale che, secondo alcuni media arabi, avrebbe proclamato
Hezbollah in risposta a una presunta “luce verde” che l’Amministrazione
Trump avrebbe dato al governo Netanyahu per un attacco in Libano.
Trovare una conferma “ufficiale” non è facile. Certo è che testimoni
riferiscono che a Dahiyeh e in altre parti della periferia meridionale
di Beirut, la roccaforte di Hezbollah nella capitale libanese, è
aumentato il numero dei posti di blocco e si percepisce una tensione
crescente. Altre fonti parlano di misure di sicurezza adottate nel sud
del Libano a ridosso del linea di confine con Israele. A frenare i piani
israeliani, secondo queste voci, sarebbe il rischio che lo Stato
ebraico si ritrovi poi sotto una pioggia di razzi lanciati dal Libano.
Al
manifesto una fonte giornalista libanese ha invece spiegato che
l’allerta di Hezbollah «non è legato al timore di un imminente attacco a
sorpresa quanto al rischio che spie di Israele siano riuscite ad
infiltrarsi nell’area (controllata dal movimento sciita) per compiervi
atti di sabotaggio». La fonte sostiene che «Israele è la parte che meno
di tutte le altre vuole la guerra perchè sa che la risposta di Hezbollah
sarebbe devastante e che dovrebbe combattere lungo un fronte di
centinaia di chilometri che comprende anche la Siria, senza dimenticare
il coinvolgimento di unità scelte iraniane presenti nei pressi di
Quneitra (a ridosso del Golan, ndr)».
Sarà così ma nel frattempo i
comandi israeliani e americani coordinano i sistemi difesa anti-missile
Iron Dome, Patriot, Fionda di Davide e Arrow. «Stiamo imparando molto
in vista di future minacce. Ai soldati è richiesto di operare il sistema
di armi in un contesto complesso, con missili nemici che distruggono i
quartieri dove vivono», ha detto al sito Ynet il tenente colonnello Kobi
Regev, responsabile di una batteria del Fionda di Davide. Il Comando
europeo dell’esercito statunitense (Eucom) da parte sua fa sapere che,
in caso di bisogno, i soldati americani potranno arrivare in Israele in
due o tre giorni. Per le esercitazioni congiunte gli Usa schierano anche
la portaelicotteri d’assalto USS Iwo Jima e la nave da guerra USS Mount
Whitney, il sistema di difesa anti-missile balistico Aegis, 25 aerei.
Alle manovre in corso si aggiungono le dichiarazioni fatte a inizio
settimana da Benyamin Netanyahu in visita a Washington dove ha
incontrato Donald Trump. Il premier israeliano ha insistito
sull’appoggio pieno della Casa Bianca a Israele, in particolare su una
politica del pugno di ferro contro Iran e Hezbollah.