Il Fatto 6.3.18
Trincea Rignano, Firenze & C. Attorno. M5S e Lega mordono
Giglio
Magico rintanato - Nel paese dell’ex premier i big tengono “Tiziano si
fa vedere in sezione?”, “No”. Ma da Lucca a Pisa è assedio
Trincea Rignano, Firenze & C. Attorno. M5S e Lega mordono
di Davide Vecchi
Sulla
porta della locale sezione del Pd campeggiano i risultati elettorali.
Sembrano affissi quasi per un monito, una sorta di messaggio: qui è
andata bene. Sono evidenziati i numeri di Camera e Senato: 36,47% e
37,03% con i nomi di Luca Lotti e Dario Parrini, eletti in questo
collegio. Loro ce l’hanno fatta. Come ce l’ha fatta Matteo Renzi a
Firenze. Seppure il partito abbia perso anche da queste parti. A Rignano
ha ceduto ben dieci punti percentuali rispetto alle politiche del 2013.
Ma da allora a oggi molto è cambiato. “Magari ragionassimo come ai
tempi di Bersani”, si lascia sfuggire un militante.
La sezione
ieri è rimasta chiusa. Come il bar accanto. E in piazza piove. Così un
gruppetto di anziani si ripara sotto al portico per ammazzare il tempo.
La piazza di Rignano sull’Arno è rimasto l’unico perno certo per i dem
renziani. Da qui tutto è iniziato. È il feudo di Tiziano e Matteo. Nel
2013 non esisteva altro al dì fuori della famiglia del boy scout. Da qui
è partita l’ascesa al soglio governativo. E il renzianesimo si è
diffuso ovunque in Italia. Con una rapidità estrema. E con la stessa
rapidità si è ritirato. Tornando nei confini della Toscana, confini
sempre più striminziti perché domenica il Pd di Matteo Renzi ha perso
altre roccaforti, dopo quelle cedute alle scorse amministrative. Lucca,
Livorno, Arezzo, Massa, Pisa. Restano solamente i collegi di Empoli e di
Firenze, dove si salva lo stesso ex rottamatore che, ironia della
sorte, finisce eletto a Palazzo Madama. Anche Rignano era andata persa
lo scorso maggio, a seguito dell’inchiesta Consip che vede indagato papà
Tiziano. Una parte importante del partito, guidata dal sindaco Daniele
Lorenzini, ha lasciato il Pd in polemica proprio con il decisionismo
renziano. E il primo cittadino uscente si è ripresentato da solo con una
lista civica, contro i dem, vincendo. Ieri pomeriggio Lorenzini era al
suo studio medico in Paese. “Sono contento della partecipazione”, dice. I
risultati di Rignano “non mi sorprendono: il M5S ha fatto un altro buon
risultato dopo quello del 2013, mentre il centrosinistra paga divisioni
e la fine di un progetto politico comune”. E Lorenzini ricorda il
precedente di Rignano come avvisaglia anticipatrice di quanto accaduto
domenica. “Lo scorso anno, proprio a inizio di marzo, vidi nella
direzione Pd quel che è accaduto oggi: una classe dirigente che ha
pensato soprattutto a sè stessa allontanandosi dal suo popolo”.
Lorenzini
era amico personale di Tiziano Renzi. Ma non vuole parlarne. Sembra
quasi un’epoca fa. Si dice però dispiaciuto nel “vedere questi
risultati”. Il Pd ha perso “dieci punti in cinque anni fa, risultando il
terzo peggior score assoluto di quest’area geografica”.
C’è poi
l’avanzata del Movimento 5 Stelle che ha raggiunto il 22,95 e il vero e
proprio exploit della Lega di Salvini con il 12,70%. Da queste parti,
per capirci, il Carroccio non esisteva. Dal panettiere al pizzicagnolo,
dall’edicolante al barista della stazione nessuno sa chi ha votato Lega e
soprattutto nessuno ne conosce mezzo, di leghista. Ed è così in molte
altre zone della Toscana. In quella Regione un tempo rossa, cuore
pulsante del centro roccaforte del centrosinistra e ora invece diventata
terra di conquista dei nuovi barbari leghisti. “Ma resistiamo,
resistiamo”, grida Guido, fermandosi a leggere i risultati affissi alla
sezione. “Tiziano passa oggi?”. No. “Non passa, non passerà”. E Lotti?
Il ministro dello Sport da queste parti s’è visto l’ultima volta prima
delle amministrative per dieci minuti. Poi mai più. E seppur sia uno dei
pochissimi sopravvissuti alla débâcle del Pd, ieri si è limitato a dei
ringraziamenti su facebook: “Vorrei dire 64.252 volte grazie”. E
ammette: “Resta l’amarezza per una sconfitta pesante del Pd”. Ma lui s’è
salvato. Lui ce l’ha fatta. Nel feudo renziano. Ultimo fortino.