Repubblica 6.3.18
I vuoti a rendere della moglie Sara che imbarazzano Netanyahu
La first lady israeliana è travolta dagli scandali: intascava persino i soldi del vetro. E trascina il premier nei guai
di Vincenzo Nigro
Il
viaggio negli Usa per Benjamin Netanyahu è anche una fuga di qualche
giorno dalle inchieste giudiziarie che lo circondano. Il premier di
Israele viaggia con una compagnia inevitabile, fin dentro la Casa
Bianca: quella di sua moglie Sara. Ma nessuno crede che la donna che lo
scorta nel matrimonio possa essergli di un qualche sollievo. Anzi. Tutta
Israele segue da anni il percorso di Sara, la ex psicologa ed ex
hostess della El Al che Bibi si è scelto come moglie. Una donna che dopo
anni di cronache di ogni tipo sulla coppia più potente di Israele,
ormai viene classificata dalla stragrande maggioranza del paese in un
modo soltanto: « Il primo problema di Bibi, perché è quello da cui non
riesce a separarsi».
Partiamo dalla fine: ormai negli ultimi mesi
per un programma di pupazzi animati Sara è diventata “Ms Piggy”, una
maialina dai capelli biondi che spadroneggia in “casa Bibi” urlando e
protestando per ogni nonnulla. O una Crudelia Demon che maltratta
ministri e camerieri. Le caricature le piovono addosso dopo le inchieste
per aver sottratto fondi dello Stato. Il procuratore generale Avichai
Mandelblit è stato costretto ad aprire un’inchiesta su di lei per
200.000 dollari dirottati dai fondi dello Stato nella casa del governo
assegnata al marito, soldi che Sara ha usato a suo piacimento. Le cene
costavano troppo, e allora il revisore dei conti mise sotto accusa il
manager della casa, che però disse: « Spese ordinate da Sara». Hanno
scoperto che 85 mila dollari vennero usati per cure mediche del padre,
altre migliaia per pezzi di arredamento e cene con le amiche. Intascava
persino i soldi dei vuoti a rendere.
Da quelle accuse Sara è
finita nel mirino della stampa israeliana: tutti hanno ascoltato la
telefonata rabbiosa con Shaya Shegal, uno spin doctor di Bibi, in cui
per ben 20 minuti lo insulta, chiedendogli conto di un banale trafiletto
di gossip comparso sui giornali in cui «nessuno si è ricordato che io
sono una psicologa, una psi-co-loga!!». O della telefonata con la moglie
del sindaco di Sderot. La città del sud di Israele era il primo
bersaglio dei razzi di Hamas, e il sindaco Ely Moyal in televisione
aveva criticato duramente il premier Netanyahu. Sara alza il telefono,
chiama la moglie del sindaco, e la aggredisce al telefono: «Come si
permette tuo marito di criticare il primo ministro di Israele? Lui manda
soldati in battaglia, legge tonnellate di libri, capisce di economia,
di sicurezza… lui sa come parlare ai leader del mondo».
Oltre a
difendere Bibi, Sara dimostra di poterlo controllare, si spera solo
negli affari minori, come quando 15 anni fa fece licenziare Shlomo
Filber, l’assistente che aveva consegnato allo Stato un orologio che
Silvio Berlusconi aveva regalato al premier. Quando Sara, furibonda,
convocò Filber di fronte a Bibi, lui, il primo ministro di Israele, se
ne rimase in silenzio. E anzi un paio di giorni più tardi decise di
cambiare assistente. A proposito: adesso Filber è diventato un testimone
di giustizia, in un’inchiesta testimonierà contro Bibi in cambio di uno
sconto di pena. Sara non sembra pentita.