venerdì 30 marzo 2018

Il Fatto 30.3.18
Scalfari scatena l’Inferno sulla visita a papa Francesco
La Santa Sede smentisce l’intervista nella quale Bergoglio avrebbe negato l’esistenza dell’Ade al “fondatore”
di Leonardo Coen


Quando il diavolo ci mette lo zampino… Martedì scorso, Eugenio Scalfari va a trovare Papa Francesco: per scambiarsi gli auguri di Pasqua, nella cruciale Settimana santa. Sono amici. Si telefonano spesso. È la quinta volta che il 94enne fondatore di Repubblica, nonché autore de L’uomo che non credeva in Dio (Einaudi, 2008) si reca in Vaticano per incontrare il pontefice. Una visita l’ha fatta con tutta la famiglia. Le altre quattro, da solo: per poi raccontare i colloqui col Santo Padre sul giornale romano. Come ieri.  Prima pagina, colonna di spalla. E un titolo da saggio di Stephen Hawking: “Francesco: ‘Il segreto della Creazione è l’energia’”. Il Big Bang di Dio. In un passaggio del lungo testo, Scalfari chiede al Papa delle anime cattive che sono morte nel peccato e vanno all’inferno per scontarlo in eterno: “Dove vengono punite?”.
Non vengono punite – risponde papa Francesco – quelle che si pentono ottengono il perdono di Dio e vanno tra le fila delle anime che lo contemplano, ma quelle che non si pentono e non possono quindi essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici”. Il Papa, cioè, nega l’esistenza di una delle verità rivelate da Gesù.
Apriti cielo! Si scatena… l’inferno. Nel senso che la Sala Stampa della Santa Sede rilascia ieri mattina un comunicato in cui si conferma l’incontro “privato” tra Scalfari e Bergoglio, “senza però rilasciargli alcuna intervista”, ma si precisa che quanto riferito dall’autore nell’articolo odierno è frutto della sua ricostruzione, in cui non vengono citate le parole testuali pronunciate dal Papa”.
E incalza: “Nessun virgolettato del succitato articolo deve essere considerato quindi come una fedele trascrizione delle parole del Santo Padre”, la conclusione del comunicato. Dal quale traspare imbarazzo e fretta di ridimensionare la portata delle frasi che Scalfari attribuisce al pontefice. Possibile che ci sia stato un fraintendimento di tale portata?
Due anni fa, per esempio, Bergoglio aveva detto: “All’Inferno non ti mandano: ci vai tu, perché tu scegli di essere lì. L’Inferno è volere allontanarsi da Dio perché io non voglio l’amore di Dio. Questo è l’Inferno. Va all’Inferno soltanto colui che dice a Dio: ‘Non ho bisogno di Te, mi arrangio da solo’, come ha fatto il diavolo che è l’unico che noi siamo sicuri che sia all’Inferno”.
Nella dottrina cattolica, l’inferno esiste, ma come uno stato eterno (non un luogo) di chi lascia questa vita in peccato mortale. Lo ricorda il sacerdote nell’atto del battesimo, quando invoca i Novissimi: le ultime cose, cioè gli ultimi destini irrevocabili dell’uomo e dell’universo, ossia morte, giudizio, inferno e paradiso.
Il teologo gesuita Hans Urs von Balthasar fece scalpore con il concetto di “inferno vuoto”, salvo poi puntualizzare che le sue parole erano state travisate: “Chi spera la salvezza per tutti i suoi fratelli e tutte le sue sorelle, spera l’inferno vuoto”.
Le parole di Bergoglio riferite da Scalfari possono essere il corollario dell’intuizione di von Balthasar. Il quale, tuttavia, si difese dalle polemiche dei tradizionalisti rifugiandosi nell’allegoria della speranza.
Inferno e diavolo restano radicati nel profondo dell’animo, come ci hanno ricordato i romanzi di Dan Brown e soprattutto i film tratti dai suoi best seller. Per decenni il clero si ispirò alla provocazione di Pio XI che nell’udienza del 15 maggio 1929 disse: “Quando si trattasse di salvare qualche anima, di impedire maggiori danni di anime, ci sentiremmo il coraggio di trattare col diavolo in persona”.
Forse, però, lo scopo del comunicato – in un momento di crisi mediatica in Vaticano, dopo lo scandalo della lettera di papa Ratzinger tagliata e taroccata che sono costate le dimissioni a monsignor Dario Viganò, prefetto pontificio della segreteria per la comunicazione – è quello di inficiare altre frasi di Bergoglio, come quella sulle specie che durano migliaia di anni ma poi scompaiono poiché Dio ne regola l’alternanza.
O la Chiesa che si “estende a una santità civile e cristiana nel senso più ampio”, con l’amore verso il prossimo. O l’indiretta critica nei confronti di chi pratica “una religione ma soltanto nei suoi rituali”. O quando constata che è più forte la religiosità in Sudamerica, nelle pianure dell’America del Nord, in Oceania, nella fascia dell’Africa da est a ovest. L’Europa? “Deve rafforzarsi politicamente e moralmente. Ci sono anche qui molti poveri e molti immigrati. Abbiamo detto di voler conoscere la modernità pure nelle sue cadute. L’Europa è un continente che per molti secoli ha combattuto guerre, rivoluzioni, rivalità e odio, perfino nella Chiesa”.