mercoledì 28 marzo 2018

Il Fatto 28.3.18
David Rossi. La verità è lontana, troppe nebbie attorno alla Procura di Siena
di Davide Vecchi


C’è qualcosa di tragico e inquietante nell’aria. Qualcosa che si poteva supporre, ma quando il pensiero assume concretezza, la realtà si manifesta in tutta la sua drammaticità. Forse sto esagerando, ma ciò che è emerso dall’inchiesta de Le Iene sul Monte dei Paschi di Siena, se è tutto vero, mette in evidenza quanto labile sia la tenuta democratica nel nostro Paese. Banchieri, politici, magistrati e preti accomunati da cene e festini a luci rosse. I poteri forti reciprocamente ricattabili! Se non si farà veramente chiarezza, allora il nostro futuro non sarà che il buio.
Salvatore Lolicato

Credo che mai si arriverà a individuare la verità su quanto accaduto a David Rossi. Ma credo si possa scoprire perché è accaduto e per quali motivi è stata negata la scoperta della verità. La Procura di Siena dovrebbe essere la prima a impegnarsi, per allontanare le ombre che ormai l’hanno abbuiata.
Oggi sappiamo che nelle indagini iniziali condotte dai magistrati, Nicola Marini e Aldo Natalini, ci sono numerose lacune. Testimoni importanti mai sentiti, oggetti e reperti mai sequestrati, prove fondamentali distrutte senza neppure essere analizzate, come i fazzoletti sporchi di sangue trovati nell’ufficio di Rossi. Sappiamo che i due decreti di archiviazione emessi da due diversi Gip contengono errori. Nel primo è sbagliata persino l’ora del decesso di Rossi, nella seconda vengono indicati testimoni mai neppure convocati.
Per quale motivo ci sono tante carenze? Va ricordato che i pm non volevano compiere neppure l’autopsia, poi svolta per le insistenze della moglie di Ranieri, fratello di David. E che nel luglio 2013, pochi mesi dopo la morte di Rossi, hanno rivolto le loro attenzioni alla vedova del manager, Antonella Tognazzi, indagandola e portandola a processo, poi assolta con formula piena nel gennaio 2018. Rileggere tutti i passaggi dopo aver visto l’ultimo servizio de “Le Iene” fa nascere pesanti e indicibili dubbi sull’operato della procura e sulla giustizia.
Spesso l’uso di fonti anonime è criticabile, ma il ragazzo intervistato domenica fornisce elementi precisi ora al vaglio dei magistrati di Genova che in poche settimane potranno certificare se quanto raccontato ha riscontri o meno. Se li avesse sapremo che i controllori frequentavano i controllati e pure se sono ricattabili o già ricattati. Se questa sorta di “loggia” o “cupola” descritta da “Le Iene” prendesse forma e concretezza vi si potrebbero trovare anche i motivi per i quali David ha incrociato la morte.