lunedì 26 marzo 2018

Il Fatto 26.3.18
Br, (breve) storia delle pene inflitte
di Gianni Barbacetto


Racconta che non riuscì a dormire, Mario Moretti, la notte prima del 16 marzo 1978. Il giorno lo trovò sveglio nell’appartamento di via Gradoli, a Roma, insieme a Barbara Balzerani. I due fecero colazione e uscirono di casa. Moretti passò davanti all’abitazione dove viveva Aldo Moro, per controllare che i programmi della giornata fossero rispettati. Poi si diresse in via Fani. Questa è la storia criminale e giudiziaria del pugno di uomini e donne che entrarono in azione quel giovedì di quarant’anni fa, sterminando la scorta di Moro e sequestrando il presidente della Dc, che al termine dei 55 giorni di prigionia, “eseguendo la sentenza”, fu ucciso. È stata ricostruita anche sulla base di un libro di cui sta per uscire una nuova edizione, Gli anni della lotta armata, di Davide Steccanella, edito da Bietti. Barbara Balzerani, nei giorni dell’anniversario, se l’era presa con le vittime: “C’è una figura, la vittima, che è diventata un mestiere. Questa figura stramba, per cui la vittima ha il monopolio della parola. Non è che se vai a finire sotto un’auto sei una vittima della strada per tutta la vita, lo sei nel tempo che ti aggiustano il femore…”. Nessuno dei brigatisti coinvolti in via Fani è oggi in cella.
1) Mario Moretti. A 31 anni è il più anziano. Mario Moretti, di origini marchigiane, ex operaio a Milano della Sit-Siemens, è clandestino e ricercato da anni perché considerato uno dei fondatori delle Br, alla fine del 1970. Nel frattempo, tutti gli altri del gruppo originario sono stati arrestati o uccisi. È il regista di via Fani. Guida la Fiat 128 bianca che alle 9.02 blocca la strada alla Fiat 130 nera di Moro e all’Alfetta chiara della sua scorta. Gestirà anche la prigionia, gli interrogatori, la soluzione finale. Poi scomparirà fino al 4 aprile 1981, quando viene arrestato dopo dieci anni di latitanza. Condannato a più ergastoli. Nel 1990 rilascia una intervista a Sergio Zavoli per il programma Rai La notte della Repubblica e nel 1993 a Rossana Rossanda e Carla Mosca (Una storia italiana, Anabasi, poi Mondadori). Non ha mai chiesto la liberazione condizionale. Ottiene il suo primo permesso nel 1993 e la semilibertà dal 1997. Oggi è semidetenuto nel cercere milanese di Opera, in cui rientra tutte le sere.
2) Prospero Gallinari. Ha 26 anni, era già stato arrestato quattro anni prima, a Torino, il 30 ottobre 1974 e processato con i componenti del gruppo storico delle Brigate rosse. Evaso dal carcere di Treviso il 1 gennaio del 1977 e si era unito alla colonna romana delle Br. In via Fani è (con Morucci, Bonisoli e Fiore) uno dei quattro del gruppo di fuoco che, vestiti da piloti dell’Alitalia, eliminano la scorta di Moro. Viene arrestato il 24 settembre 1979, dopo uno scontro a fuoco in cui viene inizialmente dato per morto. Condannato a più ergastoli, non si è mai dissociato dalla lotta armata. Pena sospesa nel 1996 per ragioni di salute. Nel 2006 subisce un trapianto di cuore e ottiene la detenzione domiciliare. Muore a Reggio Emilia il 14 gennaio del 2013, a 61 anni.
3) Valerio Morucci. È l’unico romano del gruppo di fuoco. A 29 anni, Valerio Morucci, detto “Pecos”, ha alle spalle un decennio di militanza e ripetuti contatti con i Gap di Giangiacomo Feltrinelli. Arrestato il 29 maggio 1979 insieme alla sua compagna, Adriana Faranda. Con lei ha già abbandonato le Br in disaccordo con la gestione Moro. Partecipa alla rivolta dell’ottobre 1980 nel carcere di Nuoro. Si “dissocia” dal terrorismo, senza fare i nomi di suoi complici, prima che sia approvata nel 1987 la “legge sulla dissociazione”. Nel 1994 ottiene la liberazione condizionale.
4) Franco Bonisoli. Arriva la sera prima con il treno da Milano, per far parte del gruppo di fuoco di via Fani. Ha 22 anni, è clandestino da quando ne ha 19 ed è già membro dell’esecutivo Br. È il primo a essere arrestato: il 1 ottobre 1978, nella base milanese di Via Monte Nevoso. Condannato a più ergastoli, sconta alcuni anni nelle carceri speciali. Si “dissocia” dalle Br dopo l’approvazione della legge del 1987 che concede benefici a chi lascia le organizzazioni armate. Dal 2001 è libero. Nel 2015 prende parte, insieme ad Agnese Moro, una delle figlie dello statista rapito e ucciso, al progetto Il libro dell’incontro.
5) Raffaele Fiore. Arriva anch’egli in treno a Roma, la sera prima, ma da Torino. Ha 22 anni ed è emigrato al Nord dalla Puglia. Ha lavorato come operaio alla Breda di Sesto San Giovanni. È il secondo dei brigatisti di via Fani a essere arrestato: meno di un anno dopo, il 19 marzo 1979. Mai dissociato, in semilibertà nel 1997. Nel 2006 ha rilasciato una intervista ad Aldo Grandi (L’ultimo brigatista, Rizzoli). Oggi lavora in una cooperativa.
6) Bruno Seghetti. A 27 anni, Bruno Seghetti è l’autista della Fiat 132 su cui viene caricato Moro subito dopo la strage e il sequestro. Arrestato a Napoli due anni dopo, il 19 maggio 1980, al termine di un rocambolesco inseguimento dopo l’omicidio dell’assessore dc Pino Amato. Mai dissociato. Viene ammesso al lavoro esterno al carcere nel 1995 e nel 1999 ottiene la semilibertà, revocata nel 2001 per avere partecipato ai funerali di Germano Maccari, ma in seguito ripristinata e poi trasformata in liberazione condizionale.
7) Alvaro Loiacono. A “copertura” del gruppo di fuoco, in via Fani ci sono due uomini e due donne. Tra questi, Alvaro Loiacono. Nel 1980 scappa in Algeria, nel 1986 ottiene la cittadinanza svizzera usando il cognome della madre (Baragiola), cittadina elvetica, ma viene arrestato a Lugano l’8 giugno 1988. Condannato dal Tribunale elvetico per l’omicidio del magistrato Girolamo Tartaglione, direttore generale degli Affari penali, ucciso il 10 ottobre 1978: ergastolo, poi commutato in 17 anni di carcere. È ammesso alla semilibertà nel 1997 e nel 1999 la sua pena è estinta. Nel giugno del 2009 è di nuovo arrestato in Corsica su richiesta dell’Italia, ma dopo quattro mesi di carcere la Francia non concede l’estradizione (come in seguito anche la Svizzera).
8) Alessio Casimirri. L’altro uomo di “copertura” è Alessio Casimirri, 27 anni. Scappato in Nicaragua, non ha fatto neppure un giorno di carcere. Fino al 2012 postava dal Sudamerica foto di pesca.
9) Barbara Balzerani. Le due donne presenti in via Fani sono Barbara Balzerani e Rita Algranati. La prima, 28 anni, armata di mitraglietta e paletta, presidia la testa del convoglio di auto che si trasforma in mattanza. Viene arrestata sette anni dopo, il 19 giugno 1985, a Ostia. Non si è mai dissociata. Nel 1998 ha pubblicato Compagna luna (Feltrinelli) e altri cinque romanzi. Nel 2011 ha ottenuto la liberazione condizionale e nel 2013 ha finito di scontare la pena.
10) Rita Algranati. Vent’anni, romana, Rita Algranati è l’ultima a essere arrestata, il 14 gennaio 2014 all’aeroporto del Cairo. Era fuggita in Nicaragua insieme al marito (poi ex) Casimirri, si era trasferita in Angola e poi in Algeria. Estradata in Italia, sta scontando la pena nel carcere di Rebibbia, ma in regime di semilibertà.
11) Adriana Faranda. Adriana Faranda, 26 anni, resta ad attendere la fine dell’azione nell’“ufficio” di via Chiabrera, che in quei giorni fa da base per le riunioni della Direzione delle Br. È lei che compra le divise Alitalia indossate dal gruppo di fuoco. Viene arrestata nel 1979. Dissociata, ha ottenuto nel 1993 la liberazione condizionale.
12) Anna Laura Braghetti.Ventiquattro anni, è colei che un anno prima di via Fani acquista, insieme all’“ingegner Altobelli”, l’appartamento in via Montalcini dove sarà tenuto prigioniero Moro. Entra in clandestinità dopo il sequestro. Partecipa ad azioni della colonna romana tra cui l’omicidio di Vittorio Bachelet. Viene arrestata il 27 maggio 1980. Nel 1998 pubblica Il prigioniero (Feltrinelli) dal quale viene tratto il film di Bellocchio Buongiorno notte. È in permesso lavoro esterno dal 1994 e in liberazione condizionale dal 2002.
13) Germano Maccari. Gestisce l’appartamento in via Montalcini: Germano Maccari, 27 anni, dopo via Fani lascia le Br. Viene arrestato il 13 ottobre 1993. Dopo averlo negato per tre anni, nel 1996 ammette di essere “il quarto uomo” del covo. Condannato all’ergastolo, la pena gli viene poi ridotta a 26 anni. Muore il 25 agosto 2001 nel carcere di Rebibbia per un aneurisma.
14) Raimondo Etro.Vent’anni, viene arrestato nel 1994 e condannato nel 1996 a 24 anni e 6 mesi, ridotti a 20 anni e 6 mesi in appello. Oggi è libero. È stato l’unico a reagire alle parole di Barbara Balzerani che chiedeva di “essere ospitata oltre confine per i fasti del quarantennale”. Etro ha risposto così: “Avendo anch’io fatto parte di quella setta denominata Brigate rosse… provo vergogna verso me stesso… e profonda pena verso di lei, talmente piena di sé da non rendersi neanche conto di quello che dice”.