Il Fatto 22.3.18
I vertici del gruppo Espresso indagati per truffa all’Inps
Le
accuse - Coinvolta Mondardini, oggi Ad di Gedi. I pm: pensioni
anticipate per milioni di euro a dirigenti che erano privi del diritto
di Luciano Cerasa e Valeria Pacelli
Il
cuore del Gruppo Gedi, la società che edita il quotidiano Repubblica e
il settimanale L’Espresso (estranei alla vicenda), finisce sotto
inchiesta. Truffa ai danni dell’Inps è il reato che la Procura di Roma
contesta all’amministratore delegato Monica Mondardini, al direttore
delle Risorse umane Roberto Moro e a Corrado Corradi, capo della
Divisione Stampa Nazionale. Per questo ieri i finanzieri sono entrati
nelle sedi della Gedi – il gruppo che oggi edita anche La Stampa di cui è
presidente onorario Carlo De Benedetti, presidente il figlio Marco – e
della Manzoni Spa, la concessionaria di pubblicità del gruppo
editoriale, per acquisire documentazione relativa al prepensionamento
concesso, secondo la Procura senza averne diritto, ad alcuni dirigenti
di nove società del gruppo.
Il punto è questo: il procuratore
aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Francesco Dall’Olio sospettano che
per far ottenere il prepensionamento, ossia il riposo anticipato, ad
alcuni dirigenti che non avevano accesso al beneficio, siano stati
utilizzati alcuni escamotage come il demansionamento a quadri o i
trasferimenti. Da ciò la presunta truffa di milioni di euro. Le
contestazioni riguardano fatti dal 2012 a oggi. L’indagine – che ora
crea qualche grana al gruppo che nel 2016 vantava 705 milioni di euro di
ricavi e 11,9 milioni di utili – nasce da un’informativa
dell’Ispettorato del lavoro che evidenzia le anomalie nell’ottenimento
dei benefici dei prepensionamenti, e che è stata inviata in Procura.
Le
ispezioni della Direzione Vigilanza dell’Inps, da cui si sono avviate
le indagini della Procura di Roma, hanno avuto impulso da una notizia
del Fatto del settembre 2016, in cui si riportava il carteggio interno
tra la presidenza, la direzione generale e alcune direzioni
dell’Istituto scaturito da alcune email di denuncia, inviate al
presidente Tito Boeri a partire dal maggio precedente. Una figura
evidentemente a contatto con la società editoriale e poi ascoltata dagli
inquirenti capitolini, segnalava a Boeri una presunta truffa per decine
di milioni di euro ai danni dell’Inps operata dal gruppo editoriale tra
il 2012 e il 2015.
La questione si rimpalla per diverso tempo tra
gli uffici fino a quando Boeri decide di inviare una ricostruzione di
quanto accertato dalle sue direzioni al ministero del Lavoro e incarica
il direttore generale pro tempore, Massimo Cioffi – dimessosi di lì a
poco per i forti contrasti con il presidente sulla gestione dell’Ente –,
di stendere una lettera da inviare al ministro del lavoro, Giuliano
Poletti. In questa lettera, Cioffi racconta che in occasione di due
operazioni di ristrutturazione aziendale – la prima che si è conclusa
nel 2012 e la seconda nel 2015 –, la società Manzoni Spa avrebbe chiesto
117 esuberi: poco prima lo stato di crisi però aveva assunto altro
personale, proveniente – ipotizza l’Inps –, da società appartenenti al
medesimo gruppo e in qualche caso anche dall’esterno.
Cioffi
scrive così che nell’ambito dei citati 117 esuberi sono stati segnalati
all’istituto 7 nominativi di dirigenti, trasformati in quadri per poter
essere prepensionati.
Sempre secondo le segnalazioni pervenute
all’Inps, tutti i dipendenti assunti non sarebbero neppure usciti dalle
aziende di origine. Dalla banca dati ministeriale delle comunicazioni
obbligatorie sono emerse 248 segnalazioni di inizio di attività
lavorativa nei 4 mesi che hanno preceduto la dichiarazione di esubero e
la conseguente messa in cassa integrazione straordinaria dei dipendenti,
con il prepensionamento di poligrafici e giornalisti.
Tra il 2011
e il 2015 sono stati concessi per decreto ministeriale al gruppo
editoriale Gedi e alla Manzoni spa 187 prepensionamenti di poligrafici e
69 di giornalisti, mentre per altri 554 lavoratori sono stati attivati
contratti di solidarietà. Il direttore dell’Inps accludeva anche la
scheda di ciascuno dei dirigenti che sarebbero stati demansionati a
quadro per permettere loro di accedere al pensionamento anticipato.
L’iniziativa
di Cioffi arrivava dopo una serie d’informative interne che gli
organismi centrali e regionali dell’Inps si scambiano fin dall’aprile
del 2012. Tra silenzi e solleciti di verifiche, il rimpallo all’interno
dell’istituto va avanti da anni. Le ispezioni avviate hanno investito
anche altri gruppi editoriali, come la Mondadori, il gruppo Riffeser e
del Sole 24 Ore (gruppi estranei all’indagine).
A dare notizia
della presenza dei finanzieri nelle proprie sedi, ieri, è stato lo
stesso gruppo Gedi. “L’ufficio del personale del Gruppo – scrivono in
una nota – sta fornendo piena collaborazione agli inquirenti per
consegnare copia dei fascicoli dei dipendenti demansionati e trasferiti.
La Società fa sapere di avere piena fiducia nell’operato della
magistratura e si dice certa di dimostrare la assoluta regolarità delle
pratiche di accesso alla cassa integrazione e al prepensionamento”.