giovedì 1 marzo 2018

Il Fatto 1.3.18
Ogni promessa è debito: i partiti senza coperture
Molti annunci, poche risorse per finanziarli. Dalla Flat Tax al reddito di cittadinanza ai sussidi alle famiglie: servirà molto deficit
Pronti a tutto. Le “offerte” dei partiti per guadagnarsi il voto alle elezioni politiche di domenica
di Stefano Feltri


In questa campagna elettorale che molti considerano la più brutta di sempre, almeno un dato positivo c’è: i partiti hanno presentato dei programmi più dettagliati che in passato e sono stati chiamati a renderne conto, a spiegare quali numeri c’erano dietro vaghe promesse. Dopo settimane di annunci in tv, fact checking sui giornali e repliche dei responsabili economici delle varie forze, si riesce ad avere un quadro di sintesi. Come stime dei costi e delle coperture abbiamo considerato quelle dell’Osservatorio sui conti pubblici guidato dall’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli alla Cattolica di Milano (che ha sintetizzato il tutto nei grafici in questa pagina). Ecco cosa promettono i protagonisti delle elezioni del 4 marzo, quante coperture hanno presentato.
Partito democratico
Lavoro, welfare e altri 80 euro
Il Pd propone interventi per 38,6 miliardi di euro secondo l’Osservatorio di Cottarelli, 35 miliardi secondo la stima del responsabile del programma, l’economista della Bocconi Tommaso Nannicini (candidato a Milano). In continuità con la linea dei governi Renzi-Gentiloni, il grosso delle misure riguarda welfare, lavoro e imprese: dall’estensione degli 80 euro alle partite Iva all’allargamento della platea del Rei, il reddito di inclusione per chi è in povertà assoluta, a una serie di sussidi alle famiglie con incentivi per l’affitto dei giovani e per le madri che tornano a lavorare dopo la gravidanza. Sono previste molte assunzioni nella Pubblica amministrazione: oltre allo sblocco del turnover (sostituzione di chi va in pensione), ci sono anche 10 mila nuovi ricercatori e 10 mila vigili del fuoco e appartenenti alle forze dell’ordine. Continua la strategia di sostegno agli investimenti delle imprese lanciata dal ministro Carlo Calenda con il programma “Industria 4.0”.
LE COPERTURE. Il Pd non ha mai presentato una lista dettagliata di coperture, si limita a spiegare che si tratta di interventi simili a quelli già realizzati e che non richiedono sforzi di finanza pubblica superiori a quelli della fase Renzi-Gentiloni. L’Osservatorio di Cottarelli indica come unica fonte di copertura specifica identificabile 400 milioni di nuovo gettito come “effetti indotti da maggiori spese”. Tra gli auspici c’è quello che un governo Pd rassicuri i mercati e la Commissione Ue, evitando una manovra correttiva di primavera, e liberando quindi risorse. Altrettanto teorica è la possibilità che l’Italia ottenga ulteriore flessibilità negli impegni di riduzione del debito e possa quindi finanziare misure in deficit.
LA MISURA SIMBOLO. Il Pd ha scelto di non avere una singola proposta caratterizzante, Nannicini sottolinea come quello che conta è il combinato tra rimodulazione degli interventi di welfare e stimoli alla crescita, con l’obiettivo di generare nuova occupazione sostenibile. Matteo Renzi punta sui “9 miliardi alle famiglie”, cifra che si ottiene aggregando insieme tutti gli interventi destinati a giovani, donne e familiari a carico.
A CHI SI RIVOLGE. È un programma rivolto al ceto medio-basso, lo stesso pubblico di riferimento degli 80 euro, con il tentativo di parlare anche alle partite Iva e alle imprese.
Liberi e Uguali
Università, imposte sui patrimoni e sussidi
La somma degli interventi principali di Liberi e Uguali vale, secondo i calcoli dell’Osservatorio di Cottarelli, 101,1 miliardi di euro. Tra gli interventi principali c’è una revisione dell’Irpef, riducendo l’aliquota del primo scaglione (20 miliardi), una riforma dei sostegni fiscali alle famiglie, con riorganizzazione e aumento di risorse (20,1 miliardi). La misura più costosa, secondo l’Osservatorio, è la trasformazione dei vari prelievi sui redditi da capitale e sul patrimonio mobiliare e immobiliare in una imposta unificata con aliquota progressiva e varie esenzioni. Un intervento fiscale che comporterebbe anche una riforma dell’Imu sugli immobili e che costa 32 miliardi.
LE COPERTURE. Senza considerare le stime tutte virtuali di 50 miliardi recuperabili con la lotta all’evasione fiscale, restano, nei calcoli di Cottarelli, 52,9 miliardi. Altri 29,6 miliardi dovrebbero arrivare dalla “imposta di equità”: non una nuova patrimoniale, spiegano da LeU, ma un accorpamento razionalizzato dei tanti prelievi che già ora gravano sui patrimoni, dal bollo auto all’Imu alle imposte sul conto corrente.
LA MISURA SIMBOLO. La parte più approfondita del programma di LeU è quella su istruzione e ricerca. Tra le proposte c’è quella di “ampliamento della gratuità dell’istruzione universitaria”. Cancellare le tasse annuali costerebbe circa 1,6 miliardi. La misura è stata criticata perché sarebbe finanziata da tutti i contribuenti, anche dai più poveri o da quelli che non hanno figli che studiano, ma ne beneficerebbero solo famiglie con universitari che non sono in fondo alla scala sociale.
A CHI SI RIVOLGE. È un programma che promette redistribuzione e più welfare, si rivolge alle parti basse del ceto medio e agli statali attuali e futuri, in particolare al mondo della scuola e dell’università, docenti e studenti. Non cerca consensi a destra o tra le imprese.
Centrodestra
Flat Tax, il condono e più pensioni per tutti
Ci sono programmi specifici dei singoli partiti (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia), ma c’è anche un programma di coalizione che secondo i calcoli dell’Osservatorio di Cottarelli vale 136,2 miliardi. Quasi la metà si deve al progetto di flat tax sui redditi da lavoro (64 miliardi) e il resto deriva dal “reddito di dignità” (23 miliardi) di cui non è mai stato dettagliato il contenuto e le condizioni, ma dovrebbe essere una forma di imposta negativa di cui beneficia chi è nella no-tax area, e dall’abolizione della riforma Fornero (21 miliardi). Tra le altre misure principali l’aumento a 1.000 euro delle pensioni minime (4 miliardi), di quelle di invalidità (1,9 miliardi) e delle spese per la Difesa, per rispettare gli impegni Nato (9,1 miliardi).
LE COPERTURE. Silvio Berlusconi ha detto di avere pronti 275 miliardi di coperture per le sue promesse elettorali. Secondo Cottarelli, il programma genera risorse per soli 82,4 miliardi. La copertura più rilevante è l’eliminazione delle agevolazioni fiscali (tax expenditures) come conseguenza dell’introduzione della flat tax: 64 miliardi. La riforma Fornero verrebbe poi sostituita da un altro intervento sulla previdenza (che dovrebbe portare forse 10,5 miliardi) i cui i contenuti non sono mai stati esplicitati. Tra le coperture vengono considerati anche 4,3 miliardi ottenibili soltanto azzerando l’intera spesa per il salvataggio e l’accoglienza dei migranti. L’Osservatorio Cottarelli non considera il gettito del maxi-condono fiscale che verrebbe abbinato alla riforma del fisco (le stime più ottimistiche parlano di 40-60 miliardi).
LA MISURA SIMBOLO. Tutto ruota intorno alla flat tax. Riformare l’Irpef è un’esigenza condivisa, visto che il reddito ottenuto dal lavoro è molto più tassato di quello prodotto dalle rendite immobiliari e finanziarie. Ma al di là delle questioni di copertura, la flat tax produce benefici molto diseguali: le famiglie che stanno nella fascia del 10 per cento dei redditi più bassi avrebbero un beneficio medio annuo di 28 euro, quelle che stanno nel 10 per cento più ricco di 9.475 euro (calcoli di Massimo Baldini e Leonzio Rizzo su Lavoce.info). La progressività, assicura il centrodestra, sarebbe garantita almeno in parte dall’ampliamento della no-tax area e dall’imposta negativa per i poveri.
A CHI SI RIVOLGE. Il programma punta all’elettorato classico di Berlusconi: pensionati, professionisti con redditi (dichiarati) elevati che otterrebbero benefici dalla flat tax, evasori e partite Iva che hanno contenziosi col fisco interessati al condono. Per le imprese c’è poco: più che alla crescita è un programma orientato al consenso.
Movimento 5 Stelle
Reddito di cittadinanza e aiuti alle famiglie
Secondo l’Osservatorio di Cottarelli, le misure espansive valgono 103,4 miliardi. Il pacchetto principale è quello fiscale: riforma delle aliquote Irpef a beneficio dei redditi più bassi (11 miliardi), espansione della no-tax area (11 miliardi), e riduzione dell’Irap per le imprese (11 miliardi). Gli altri due interventi consistenti sono la modifica della riforma Fornero sulle pensioni (21 miliardi) e il reddito di cittadinanza per disoccupati e pensionati (14,9 miliardi). Alle famiglie vengono offerti nuovi sussidi per 17 miliardi.
LE COPERTURE. Cottarelli stima che ce ne siano soltanto per 39,2 miliardi, quasi la metà di queste derivano dal taglio delle tax expenditures, cioè dalla cancellazione di una serie di sconti fiscali oggi in vigore (per 14,3 miliardi). 10 miliardi arrivano dalla cancellazione degli 80 euro renziani, inglobati nell’intervento sull’Irpef. Lorenzo Fioramonti, candidato a essere il ministro dello Sviluppo, ha spiegato che gran parte delle risorse arriverebbero da una revisione della spesa (ardua, però, visto che il commissario renziano Yoram Gutgeld ha tagliato 29,9 miliardi che sono stati subito usati per finanziare altre misure di spesa). Un’altra parte sarebbe finanziata in deficit, in deroga agli attuali impegni con la Ue.
LA MISURA SIMBOLO. Il reddito di cittadinanza resta la misura caratterizzante del programma M5S: sarebbe una versione espansa per somme (780 euro circa a salire per le famiglie) e per platea del Rei varato dal governo Gentiloni. I cinquestelle in campagna elettorale hanno enfatizzato soprattutto l’impegno a investire 2 miliardi per riformare i centri per l’impiego che devono aiutare i disoccupati, beneficiari del reddito di cittadinanza. Non hanno però spiegato come farebbero a migliorarne l’efficienza.
A CHI SI RIVOLGE. Gli obiettivi sono i disoccupati, che otterrebbero il reddito di cittadinanza, la parte più bassa del ceto medio e gli aspiranti statali (c’è la promessa di quasi 30.000 assunzioni). La parte rivolta alle imprese cerca il consenso di quelle più piccole e delle partite Iva, come dimostrano anche le rassicurazioni di un atteggiamento non troppo intrusivo del fisco che hanno preso il posto delle denunce del sommerso e dell’evasione fiscale.