Il Fatto 17.3.18
Aiutiamo Salvini a casa sua: ora è chiaro che comanda Elisa
“Una
donna deve dar luce al suo uomo” - First Lady? Gli omaggi al maschio
Alfa servono soltanto a una cosa: far dimenticare il flirt estivo
di Selvaggia Lucarelli
L’antefatto,
probabilmente, lo conoscete. Due giorni fa, in un’intervista a Oggi,
Elisa Isoardi nota per essere la fidanzata di Matteo Salvini, ha
dichiarato: “Sono orgogliosa dei risultati e dei successi di una persona
che fa parte di me. È il suo momento. Ho il dovere di non confondere i
piani. Per rispetto. Per amore. (…) Una donna, per quanto in vista, deve
sempre dare luce al suo uomo. E la luce, il sostegno, la vicinanza
spesso si danno arretrando. Stando nell’ombra”. La Isoardi, con questa
intervista, sperava forse di interpretare il ruolo della donna generosa,
che valorizza il compagno, e ha rimediato quello dell’anello di
congiunzione tra una sposa afghana e la moglie di Mario Adinolfi.
Nell’epoca
del #metoo, quasi tutte le donne – dalla cassiera di Brugherio alle sue
colleghe conduttrici e showgirl – si sono domandate se non sia il caso
di aiutarla a casa sua, come i clandestini cari al fidanzato. Di
portarle viveri, conforto e una paio di edizioni tascabili de I
Monologhi della vagina ma va pure bene Concita De Gregorio, tutto,
purché questa ragazza comprenda che la nostra missione non è dare luce a
un uomo – noi donne non siamo abat jour – ma prenderci la luce e il
buio che vogliamo. E che no, non bisogna arretrare come gamberi in
giarrettiera se si ha accanto un uomo in vista.
Immaginate una
Michelle Obama invitata a pronunciare una frase simile dall’entourage
del marito: piuttosto si sarebbe messa a cercare il pulsante
dell’atomica e l’avrebbe sganciata sulla bifamiliare del capo-ufficio
stampa della Casa Bianca. Per Elisa, invece, dire che
per-rispetto-di-un-uomo-si-deve-arretrare è un ammirevole slancio da
first lady ideale. Roba da far sembrare i silenzi imbronciati di Melania
Trump una marcia femminista da anni 70. Del resto, se una si limona un
tizio che sale su un palco con una bambola gonfiabile e la paragona a
Laura Boldrini, non può certo essere l’erede di Emma Bonino, direte voi.
Sarebbe anche vero e logico, se non fosse che la storia tra la Isoardi e
Salvini presenta molti punti oscuri, nonché un equilibrio che non è poi
così facile da individuare. Lui è il maschio alfa, lei la femmina
sottomessa e obbediente, si potrebbe concludere con un giudizio
affrettato. E però, se si va ad analizzare la loro love story non è che
Salvini ne esca proprio da uomo con la clava.
La storia tra Matteo
ed Elisa viene ufficializzata a marzo del 2016: un fotografo li
immortala mentre lui la bacia per strada stringendo in mano un libro di
Matteo Renzi, cosa che regala un’immediata mestizia allo scatto tipo il
controluce nelle foto al mare o il tizio burlone che dietro di te in
posa ti fa le corna. Sarebbero arrivate pure quelle, ma andiamo per
gradi.
Il mondo guarda la foto della bella Elisa che sfiora le
labbra di questo tizio in jeans e un orrido piumino blu e scopre che
Elisa Isoardi, al contrario del suo neo-fidanzato, ama gli scappati di
casa. Le foto dei due, scrivendo Isoardi+Salvini su Google, sono una
visione disturbante: lei sempre carina, casual, moderna, lui con
improbabili polo verde prato in vacanza, con camicie sgualcite fuori dai
pantaloni, i pinocchietti da calciatore a Ibiza, col colbacco in Russia
e l’aria di quello strappato da una conceria di pelliccia di renne in
Siberia. Oppure senza maglietta con la panza di fuori mentre fanno il
picnic ad agosto a Ponte di Legno, una vacanza più mesta della crociera a
dicembre nel Mediterraneo con Smaila al piano-bar.
Poi ci sono i
baci tra i due. Sempre un po’ tirati, un po’ posati, col tipico slancio
con cui si bacia il morto prima che chiudano la bara. E fin qui, tutto
sembrerebbe confermare la teoria della bella ragazza che sta con l’uomo
di potere e se lo fa andare bene pure con la felpa “Trentino” e un
social media manager che Rocco Casalino in confronto è Berlinguer. Poi
il fattaccio.
Ai primi di luglio del 2017 Matteo è in giro per
l’Italia a fotografare clandestini che dormono sulle panchine e
dimostrare che i marocchini vengono qui per invadere le nostre panchine e
quindi dovremmo aiutarli finanziando panchine nei Paesi loro. Nel
frattempo Elisa – quella che la donna non deve fare ombra e sempre un
passo indietro – sotto al sole di Formentera fa un passo in avanti e
finalmente si limona uno che ha una camicia decente. Ed è la prima
volta, tra parentesi, in cui sembra pure metterci la lingua. Con lui che
le afferra il collo, i capelli, in uno slancio passionale che Salvini
ha avuto solo quando ha ringraziato i suoi follower per il primo milione
di like. A quel punto, dall’uomo che giura fedeltà alla patria col
Vangelo in mano, dall’uomo che vive nel mito di Putin – uno che se la
compagna va con un altro le infila il polonio nelle mutande – ci si
aspettava tutti un gesto netto, una rottura categorica. E invece Salvini
non solo le corna se le tiene, ma accetta di diventare lo zimbello
nazionale per una settimana buona. I meme della sua foto con la felpa
“Cervia” sono tuttora leggenda.
Da quel momento, il gioco lo
conduce lei. Matteo va in vacanza nel paese di Elisa in Piemonte e
conosce la suocera che immaginiamo felicissima di trovarselo davanti col
pinocchietto e la t-shirt blu “Lombardia”. Poi va alla Fiera del porro
di cui lei è madrina. Fa un blitz negli studi tv in cui lei lavora e
porta una pastiera napoletana o “diversamente italiana”, come direbbe
lui. Va a Sanremo con lei e per l’occasione si infila la camicia nei
pantaloni, dichiara che senza Elisa non può vivere e quando Elisa dice
ai giornali “Matteo è un tenerone!” non ne chiede un decreto di
espulsione. Altro che maschio alfa che chiede alla sua donna di starsene
nell’ombra. Elisa è quella che porta i pantaloni in casa Salvini e le
frasi polverose da donna sottomessa servono solo a una cosa: a farci
dimenticare le corna e a regalarle, furbescamente, la parte della donna
angelicata che toglie a se stessa per regalare al suo uomo. Che immola
la sua popolarità all’altare della Lega. Insomma, Salvini non l’ha
capito, ma la Isoardi è esattamente l’incarnazione del suo nemico più
temuto: il finto buonista.