Il Fatto 15.3.18
Guido Tonelli
“Sul bosone Hawking perse la scommessa ma ne fu felice”
Il docente di Fisica ricorda lo scienziato scomparso: “Ci vorranno decenni per raccogliere tutti i suoi frutti”
di Lorenzo Giarelli
Genio
della fisica, ma anche icona pop della divulgazione scientifica. Da
quando ieri mattina si è diffusa la notizia della morte di Stephen
Hawking, il mondo ha voluto rendere omaggio alle sue scoperte e al modo
in cui ha saputo diffonderle, passando dai buchi neri a una puntata dei
Simpson, dall’origine dell’universo a un’apparizione in Star Trek.
Scienza e cultura popolare, sempre mentre lottava con quella sclerosi
laterale multipla che i medici gli avevano diagnosticato a 21 anni e che
lo ha accompagnato fino a ieri, quando se ne è andato pochi mesi dopo
il 76esimo compleanno. “Hawking ci lascia un patrimonio enorme, ci
vorranno decenni per raccoglierne a pieno i frutti”. A ricordarlo è
Guido Tonelli, docente di Fisica Generale all’Università di Pisa,
portavoce dell’esperimento Cms presso il Cern di Ginevra, quello che nel
2012 annunciò la scoperta del bosone di Higgs.
Professor Tonelli, qual è l’eredità di Hawking?
Dal
punto di vista scientifico gli dobbiamo molto. Come tutti i grandi si è
concentrato su qualcosa che gli altri trascuravano – i buchi neri –
cercando di capirne il funzionamento. Ora sappiamo che queste zone ad
altissima concentrazione di materia non assorbono tutto, ma piuttosto
riciclano, trasformano quello che attraggono. Sappiamo che la nostra
galassia è piena di buchi neri e che possono collidere, dando vita a
onde gravitazionali.
Concetti complicati per i non addetti ai lavori.
La
divulgazione richiede sempre un equilibrio tra un linguaggio di uso
comune e la scienza, che è rigorosa per definizione. La sfida di Hawking
è stata parlare di fisica al grande pubblico, mantenendo i concetti
essenziali senza usare equazioni, accettando di perdere qualcosa nel
racconto scientifico pur di raggiungere più persone possibili.
Spesso
la gente fatica anche a cogliere l’impatto delle ricerche di questo
tipo nella vita di tutti i giorni. Il lato pop di Hawking ha aiutato in
questo senso?
I cellulari che abbiamo in tasca non piovono dal
cielo. Non li inventano né Apple né Google, ma sono conseguenza dello
studio della natura. Quando scoprirono i laser, sessanta anni fa,
nessuno si immaginava ci sarebbero serviti per ascoltare musica o per
leggere le etichette al supermercato. Ma la divulgazione è fondamentale
anche per un altro aspetto.
Quale?
La scienza influenza
anche i rapporti tra le persone, il modo in cui concepiamo l’amore, la
religione, lo stare al mondo. Cito Galileo: è anche grazie a lui che
l’uomo ha imparato a dubitare dei testi e confidare nella propria
ragione. In questo senso la divulgazione, di cui Hawking è stato un
maestro, è quasi un dovere morale, perché ci dice dove sta andando la
scienza e dove stiamo andando tutti noi.
Lei ha fatto parte del team che cinque anni fa ha scoperto il bosone di Higgs. Stephen Hawking al riguardo era stato scettico.
Non
credeva che l’universo potesse essere pieno di questa specie di fluido
onnipresente, con il quale le particelle interagiscono e attraverso cui
acquisiscono la loro massa caratteristica. Una volta disse anche di aver
scommesso 100 dollari sul fatto che il bosone di Higgs non sarebbe mai
stato scoperto.
Avete mai avuto modo di parlarne?
Ci siamo
incontrati durante una premiazione a Ginevra, nel 2013, proprio dopo
l’esperimento. Mi avvicinai e gli chiesi, scherzando, se avesse pagato
quella scommessa. ‘Sono felice di aver perso’, mi rispose.
Da allora lo ha rivisto?
No,
ma parlavo con chi gli era vicino e tutti mi descrivevano una persona
con una gran voglia di vivere, nonostante la malattia. Vedere un genio
del genere ingabbiato per così tanti anni in un corpo malato è un
insegnamento per tutti noi. C’è un’immagine che forse serve a ricordarlo
meglio di tutte le altre.
La può descrivere?
É la foto di
Hawking dentro uno shuttle, quando si era fatto portare nello spazio per
sperimentare l’assenza di gravità. Mi piace da matti: è il suo sogno di
poter ancora realizzare imprese straordinarie.