Il Fatto 11.3.18
Killing me softly: LabX, dove si studiano i veleni per i nemici della madrepatria
Il laboratorio. Così Mosca uccide senza spargimenti di sangue
di Sabrina Provenzani
Nato,
pare, per sviluppare armi chimiche da utilizzare in guerra e poi
virato, sotto il controllo del KGB, sulla ricerca e produzione di
tossine letali per omicidi mirati. Omicidi di stato.
La funzione
del LabX è stata ampiamente descritta nel libro Special Task: il
memoriale, pubblicato nel 1994, di Pavel Sudaplatov, ex capo del
servizio segreto sotto Stalin fin dal 1939 e uno degli organizzatori
della missione internazionale per l’eliminazione di Lev Trockij,
nell’agosto del 1940.
Secondo Sudaplatov era il direttore del
laboratorio, Grigory Mairanovsky, ad infettare le vittime con veleni
letali durante finti controlli medici di routine. Così sarebbero stati
eliminati giornalisti ucraini, potenziali disertori e anche il
diplomatico svedese Raoul Wallenberg, scomparso a Budapest alla fine
della Seconda Guerra Mondiale.
Solo primi di una lunga lista di
nemici politici, ex agenti segreti, dissidenti uccisi senza spargimento
di sangue. L’Unione Sovietica prima e la Russia poi hanno una lunga
tradizione di avvelenamenti strategici, interrotta solo negli anni di
Mikhail Gorbachev e Boris Yeltsin. Nel 1988 il primo avrebbe chiesto
informazioni sul LabX, scontrandosi con il niet del KGB. Secondo notizie
più recenti, il LabX sarebbe ancora attivo, stavolta agli ordini del
FSB, i servizi di sicurezza che hanno sostituito il KGB nella Russia di
Putin. Avrebbe avuto un ruolo anche nella morte di Aleksandr Litvinenko,
ucciso nel 2006 da un the al polonio.
Nel 2015 l’inchiesta
britannica ha accertato che l’isotopo fatale era stato prodotto in
un’altro laboratorio statale russo, a Sarov, ma l’ipotesi è che siano
stati i tecnici del NII-2 a ad averlo reso trasportabile a Londra, forse
dentro granuli gelatinosi. È successo lo stesso anche nel caso di
Sergei Skripal, ex spia di alto profilo, nome in codice Forthwith? I
tossicologi sono ancora al lavoro per determinare quale “agente nervino”
abbia avvelenato lui, la figlia Yulia e, più lievemente, altre 21
persone. Duecento i potenziali testimoni identificati dalla polizia.
Scoprire
di cosa si tratta può aiutare a determinare la provenienza della
tossina, e da qui il mandante. Se le tracce portassero al LabX, la
domanda è: perché usare una procedura tanto complessa per eliminare una
ex spia in pensione?