Il Fatto 11.3.18
Tomaso Montanari
“Macerie salutari per la sinistra. Il Pd faccia nascere governo 5S”
Lo storico dell’arte plaude all’anno zero elettorale della gauche: “Quel che c’era non andava più bene”
di Marco Palombi
Tomaso
Montanari – storico dell’arte, intellettuale gauchiste e ogni tanto,
per così dire, agitatore politico – non ha dubbi: “È andata bene”. Si
riferisce ai risultati delle urne e, in particolare, alla batosta presa
dalla parte politica a cui appartiene: “La sinistra che c’era in realtà
non c’era: quella che non aveva più nulla di sinistra, cioè il Pd, ma
anche la penosa operazione di Liberi e Uguali e il velleitarismo di
Potere al popolo che non ha neanche i voti di Rifondazione. L’anno zero è
un bene, si riparta dalle macerie”.
Domanda provocatoria: dice che con la sua “lista del Brancaccio” andava meglio?
Risposta
provocatoria: se il M5S mi contatta per il ministero dei Beni culturali
evidentemente pensa che il mio nome parli a quel pezzo di elettorato
che oggi sceglie i 5 Stelle venendo da sinistra. D’altronde l’idea del
Brancaccio era costruire una sinistra diversa – nel linguaggio, nelle
proposte e nelle persone – che dialogasse col Movimento, mentre alla
fine LeU ha deciso di competere col Pd per poi accordarcisi. Secondo me
una lista costruita coi nostri criteri poteva davvero puntare al 10%.
E invece LeU ha preso il 3 e spiccioli…
Perché
molti elettori di sinistra hanno votato 5 Stelle, hanno riconosciuto
qualcosa nelle loro parole d’ordine: è evidente anche dal fatto che
l’affluenza non è scesa poi così tanto. A meno che non si pensi che
improvvisamente il 75% dell’elettorato sia diventato di destra.
Torniamo ai suoi rapporti coi 5 Stelle: farà il ministro?
Non
lo so, vedremo. Il problema che ho posto all’inizio è la loro proposta
di modifica della Costituzione, cioè l’introduzione del vincolo di
mandato. Ora però si verifica una situazione bizzarra: Luigi Di Maio,
che propone di vincolare i parlamentari al “mandato”, cercando intese
post-voto si muove in modo costituzionalmente impeccabile in un
Parlamento nato da una legge proporzionale; dal Pd rispondono che gli
elettori li hanno messi all’opposizione, cioè ragionano – ammesso sia
vero – come se ci fosse il vincolo di mandato.
Lei è dunque uno dei sostenitori dell’accordo di governo M5S-centrosinistra.
Berlinguer,
con l’astensione del Pci, consentì nel 1976 la nascita del governo
Andreotti e Andreotti non era uno antipatico, ma uno che secondo una
sentenza definitiva in quel periodo aveva rapporti con la mafia. Che in
Parlamento si dialoghi è normale, specie in una Repubblica parlamentare.
Mi pare che l’establishment non abbia del tutto capito cosa sta
succedendo.
Un bel pezzo però, anche a livello europeo, liscia il pelo agli ex populisti dei 5 Stelle.
L’idea
di fondo in questi ambienti è che serva un potere stabile e,
banalmente, si affidano a chi ha più forza numerica tra quelli che
sperano “compatibili”. Ma il Movimento tiene finché resta anti-sistema,
se riesce a capovolgere il sistema.
Il buon Longanesi diceva: “Un’idea che non trova posto a sedere è capace di fare la rivoluzione”.
È
per questo che ho preferito rimanere in piedi. Io credo e spero che non
si debba diventare democristiani appena si arriva al potere. Ho visto
che hanno fatto una campagna rassicurante, ma se fossimo di fronte
all’ennesimo episodio di gattopardismo della storia italiana sarebbe una
tragedia.
Ma l’accordo col Pd non sarebbe già un segnale?
No,
secondo me di fronte a due opzioni – un governo M5S e quello a guida
Salvini – il Pd dovrebbe porsi un problema di responsabilità. Ovviamente
non certo in cambio di nulla: ci si incontra, si discute del merito
delle questioni, perché forme di reddito di cittadinanza, ad esempio,
sono una storica proposta di sinistra. Io nel 2013 firmai un appello con
altri per un governo 5 Stelle-Pd e allora Grillo ci prese in giro: oggi
la penso come allora e spero che il veto non arrivi dall’altra parte.
Dal Pd potrebbero giustamente obiettare: rischiamo di scomparire.
Il
Pd scompare se continua a fare la destra (vedi Calenda), mentre il suo
popolo esiste ancora: quel popolo è andato a votare e in larga parte ha
scelto i 5 Stelle. In nome di quale ortodossia ci si dovrebbe opporre a
lasciar nascere un governo? Gramsci avrebbe detto: dov’è il popolo?
Quelli di LeU, invece, ci starebbero.
Su
LeU voglio dire una cosa: è stato un episodio grave. Un ceto politico
ha dirottato la richiesta di una sinistra diversa per garantire la
propria perpetuazione e ora in Parlamento vanno gli Epifani, i Bersani.
Dovrebbero sparire, dimettersi tutti e lasciar posto in Parlamento a
qualcuno più giovane e meno compromesso. Mi dispiace farne una questione
personale, ma è personale: nessun futuro passa attraverso di loro.