Corriere La Lettura 4.3.18
Carteggi
Che amicizia
Nelle lettere tra i due rivoluzionari tanto comunismo ma anche Dante e Ariosto
Il geniale Marx il devoto Engels
di Marcello Musto
https://issuu.com/segnalazioni.box/docs/carteggio_marx_engels_0a8bc4890d04b3
Karl
Marx e Friedrich Engels si conobbero a Colonia, nel novembre del 1842,
quando il secondo visitò la redazione della «Rheinische Zeitung» e
incontrò il giovane direttore. L’inizio del loro sodalizio teorico
avvenne, però, solo nel 1844, a Parigi. A differenza di Marx (nato due
secoli fa, il 5 maggio 1818), Engels, figlio di un industriale tessile,
aveva già avuto la possibilità di viaggiare in Inghilterra, verificando
di persona gli effetti perversi dello sfruttamento capitalistico. Un suo
articolo sulla critica dell’economia politica destò un forte interesse
in Marx che, proprio in quel periodo, decise di destinare tutte le sue
energie a questa disciplina. I due cominciarono così una collaborazione
che durò per il resto delle loro esistenze.
Nel 1845, quando il
governo francese espulse Marx a causa della sua militanza comunista,
Engels lo seguì a Bruxelles. In quello stesso anno apparve anche una
delle poche opere scritte in comune, una critica dell’idealismo dei
giovani hegeliani, intitolata La sacra famiglia , e i due prepararono un
voluminoso manoscritto — L’ideologia tedesca — poi lasciato alla
«critica roditrice dei topi». Successivamente, in concomitanza con i
primi moti del 1848, Marx ed Engels pubblicarono quello che sarebbe
diventato il testo politico più letto della storia: il Manifesto del
partito comunista .
Nel 1849, in seguito alla sconfitta della
rivoluzione, Marx fu costretto a trasferirsi in Inghilterra ed Engels lo
raggiunse. Il primo prese dimora a Londra, mentre il secondo andò a
lavorare a Manchester, dove iniziò a dirigere l’azienda di famiglia. Dal
1850 al 1870, anno in cui Engels si ritirò dagli affari e poté
ricongiungersi con l’amico nella capitale inglese, essi diedero vita al
periodo più intenso del loro carteggio, confrontandosi sui principali
avvenimenti politici ed economici della loro epoca. Datano proprio a
questo ventennio la gran parte delle 2.500 lettere scambiate tra i due,
alle quali vanno aggiunte altre 1.500 da loro spedite a militanti e
intellettuali di quasi venti Paesi. Completano l’imponente
corrispondenza ben 10 mila missive indirizzate a Marx ed Engels da terzi
e altre seimila lettere non rintracciate, della cui esistenza si ha
comprovata certezza. È un tesoro prezioso, in cui sono racchiuse idee
che, talvolta, essi non riuscirono a sviluppare compiutamente nei loro
scritti.
Pochi carteggi dell’Ottocento possono vantare riferimenti
così eruditi. Marx leggeva in otto lingue ed Engels ne padroneggiava
dodici; le loro lettere si contraddistinguono per l’alternarsi dei tanti
idiomi usati e per le citazioni colte, anche in latino e greco antico. I
due umanisti erano anche grandi appassionati di letteratura. Marx
conosceva il teatro di Shakespeare a memoria e non si stancava mai di
sfogliare i suoi volumi di Eschilo, Dante e Balzac. Engels fu a lungo il
presidente dell’Istituto Schiller di Manchester e adorava Ariosto,
Goethe e Lessing. Accanto al permanente dibattito sugli eventi
internazionali e sulle possibilità rivoluzionarie, numerosi furono gli
scambi sulle maggiori scoperte di tecnologia, geologia, chimica, fisica,
matematica e antropologia. Per Marx, Engels costituì sempre un
confronto imprescindibile.
In alcuni periodi, vi fu tra loro una
autentica divisione del lavoro. Dei 487 articoli firmati da Marx, tra il
1851 e il 1862, per il «New-York Daily Tribune», il giornale più
diffuso degli Stati Uniti, quasi la metà furono, in realtà, scritti da
Engels. Marx narrò al pubblico americano i più rilevanti accadimenti
politici e le crisi economiche, mentre Engels raccontò le molte guerre
in corso e i loro possibili esiti. Così facendo, egli permise all’amico
di dedicare più tempo al completamento delle ricerche di economia.
Dal
punto di vista umano, il loro rapporto fu ancora più straordinario.
Marx confidò a Engels tutte le sue difficoltà personali, a cominciare
dalla terribile povertà e dai tanti problemi di salute che lo
tormentarono. Engels si prodigò con totale abnegazione per aiutare
l’amico e la sua famiglia, facendo sempre tutto quanto era nelle sue
possibilità per assicurare loro un’esistenza dignitosa e per agevolare
il completamento del Capitale . Marx gli fu costantemente grato, come
dimostra quanto gli scrisse in una notte dell’agosto del 1867, pochi
minuti dopo aver finito la correzione delle bozze del libro primo del
Capitale : «Debbo soltanto a te se ciò fu possibile». A partire dal
settembre 1864, la stesura del magnum opus di Marx era stata ritardata
anche a causa della sua partecipazione all’attività dell’Associazione
internazionale dei lavoratori. Egli di fatto ne aveva assunto la
direzione dal principio, ma anche Engels, appena poté, mise le sue doti
politiche al servizio degli operai. La notte del 18 marzo 1871, quando
ebbero notizia che «l’assalto al cielo» era riuscito e che a Parigi era
nata la prima Comune socialista, compresero che i tempi potevano mutare
più velocemente di quanto essi stessi si aspettavano.
Anche dopo
la morte della moglie di Marx nel 1881, quando i medici gli imposero
diversi viaggi lontano da Londra per tentare di curare meglio le sue
malattie, i due non smisero mai di scriversi. Utilizzarono sovente gli
affettuosi soprannomi con i quali erano chiamati: il Moro e il Generale —
Marx a causa del colore corvino di barba e capelli, Engels per la
grande esperienza in materia di strategia militare.
Poco prima
della sua morte, Marx chiese alla figlia Eleanor di rammentare a Engels
di «fare qualcosa» dei suoi manoscritti incompiuti. Egli rispettò la sua
volontà e, subito dopo il pomeriggio del marzo 1883, quando lo rivide
per l’ultima volta, intraprese un lavoro ciclopico. Engels sopravvisse a
Marx per 12 anni, buona parte dei quali furono impiegati per rendere
pubblicabili gli appunti dei libri secondo e terzo del Capitale , che
l’amico non era riuscito a completare.
In quel periodo, gli
mancarono molte cose di Marx e tra queste anche il costante scambio
epistolare. Engels catalogò con cura le loro lettere, ricordandosi degli
anni in cui, fumando la pipa, soleva redigerne una per notte. Le
rilesse spesso, in alcune circostanze con un po’ di malinconia,
ripensando ai momenti della loro giovinezza durante i quali, sorridendo e
burlandosi l’uno dell’altro, si erano sforzati di prevedere dove
sarebbe potuta scoppiare la prossima rivoluzione. Mai, però, lo
abbandonò la certezza che altri avrebbero proseguito il loro lavoro
teorico e che in milioni avrebbero continuato a lottare per
l’emancipazione delle classi subalterne.