domenica 18 marzo 2018

Corriere La Lettura 18.3.18
Versi e scienze
Una Teogonia moderna: l’astrofisica


Ben prima che la seconda ondata di Sapiens , i nuovi migranti, arrivassero dall’Africa, i Neanderthal, frutto evolutivo di una migrazione più antica, già 50-70 mila anni fa popolavano molte zone dell’Europa. Organizzati in piccoli clan di una dozzina di individui, abitavano anfratti che oggi ci restituiscono prove inequivocabili di un complesso universo simbolico. Pareti affrescate con simboli e disegni di animali, cadaveri sepolti in posizione fetale, ossa e grandi stalattiti disposte in cerchi rituali. Sono innumerevoli le testimonianze di una civiltà che aveva, con tutta probabilità, un linguaggio sofisticato che non conosceremo mai.
Ed ecco che immagino il racconto delle origini del mondo che riecheggia già in quelle caverne, alla luce fioca delle fiaccole, con gli anziani che tramandano ai piccoli, potenza della parola e magia della memoria, l’eco di un mondo che sovrasta la realtà quotidiana, da cui tutto ha preso forma. Occorrerà attendere migliaia di generazioni prima che Esiodo, o chi per lui, con la Teogonia , ci lasci la prima testimonianza scritta di questo legame fra poesia e cosmologia. Quel grande racconto delle origini continua oggi con la scienza moderna. Le equazioni che usiamo non hanno la potenza evocativa del linguaggio poetico, ma i concetti della moderna cosmologia, un universo che nasce da una fluttuazione del vuoto o l’inflazione cosmica, ci lasciano ancora senza fiato, come accadeva ai nostri progenitori.