Corriere 29.3.18
«Il Pd rischia l’estinzione. Ora le primarie per il leader»
Richetti in corsa: traversata nel deserto per ricostruire
di Monica Guerzoni
ROMA
«Il Pd rischia l’estinzione» e può ritrovare il suo popolo solo
ripartendo dall’opposizione, con una «traversata nel deserto» e un
segretario incoronato dalle primarie. È la ricetta del senatore Matteo
Richetti, pronto a correre per il Nazareno.
Il Pd è fuori dai giochi, o un dialogo con i 5 Stelle sul governo può riaprirsi?
«Sia
il M5S che la Lega usano il Pd per mandarsi i messaggi. Io non mi
riconosco nelle letture bizzarre di chi, nel mio partito, dice che gli
elettori ci hanno mandato all’opposizione. Noi dobbiamo fare opposizione
perché il nostro progetto di Paese è alternativo e incompatibile
rispetto a quello di Grillo e Salvini. Come si fa a pensare che il Pd
possa condividere un solo giorno di governo con chi vuole l’abolizione
della Fornero, il reddito di cittadinanza, o il superamento dell’obbligo
delle vaccinazioni?».
Il fronte dialogante del Pd si è arreso?
«Con
tutto il rispetto trovo aberrante pensare che, se il M5S non trova i
voti della Lega, noi dobbiamo metterci i nostri. La sola idea che una
forza politica possa indifferentemente allearsi con noi o con Salvini è
la fine della politica come progetto».
L’ostacolo è Renzi?
«No,
il M5S che la pone nei termini “liberatevi di Renzi e siete potabili”
deve capire che c’è una soglia di dignità e decenza sotto la quale non
si va. Renzi si è dimesso davvero. L’elezione dei capigruppo dimostra
che il Pd oggi decide in maniera molto libera».
Per placare la rissa sui capigruppo, Martina ha dovuto minacciare le dimissioni.
«Io
non ho visto Renzi imporre nomi e non lo vedo imporre la linea
politica. Nessuno ancora si è alzato per dire facciamo un governo con Di
Maio. Io penso ci sia uno spazio vero per una intesa tra lui e Salvini.
Ci dicono, perché non salite anche voi su quell’autobus? Perché va in
una direzione pericolosa per l’Italia».
E un governo di scopo?
«Con
tutta l’ammirazione e il rispetto per il capo dello Stato, non credo
che gli atteggiamenti di responsabilità del Pd si possano tradurre nella
partecipazione a un governo. Che lo chiamiamo di scopo, a tempo o di
larghe intese, sarebbe sempre politico e ci porrebbe un drammatico
problema di coerenza».
Renzi ha segnato un punto sul fronte dialogante di Franceschini e Orlando?
«Nessuno
si è spinto a ipotizzare la partecipazione del Pd al governo. Sarebbe
residuale sul piano dei numeri e non farebbe fare al Pd la cosa più
utile. La traversata nel deserto, una vera e propria ricostruzione del
partito».
Orfini è contrario a cambiare lo Statuto, e lei?
«Penso che il premier del Pd non debba mai più fare anche il segretario».
E le primarie?
«Trovo
surreale che un pezzo forse maggioritario del Pd dica che le primarie
non servono più. È lo strumento con cui abbiamo eletto Prodi, Veltroni,
Bersani, Renzi e dato un profilo al partito. Far concludere il mandato
della segreteria Renzi con una assemblea senza primarie sarebbe un
errore clamoroso. Se vuoi ricostruire dopo il risultato peggiore dal
dopoguerra, devi rivolgerti al tuo popolo».
Lei si candida?
«Sabato
7 aprile sarò a Roma con un grande appuntamento all’Acquario Romano,
per dare voce a chi voce non ha. Il rischio estinzione del Pd esiste,
perché altre forze oggi stanno assumendo le istanze della sinistra. Non
possiamo stare fermi, dobbiamo rimetterci in cammino subito».
Il reggente Martina ha deluso i renziani?
«Sta
facendo un lavoro generoso per portare il Pd all’assemblea, che dovrà
individuare un segretario con un mandato definito nel tempo per svolgere
il congresso».
E Delrio capogruppo?
«È un punto di forza.
Una parte del Pd lo vedrebbe candidato alla segreteria, il che dimostra
che si sta puntando su profili fortemente unitivi».