Corriere 28.3.18
Fontana di Trevi, le monetine al Comune
Sottratto alla Caritas un milione di euro l’anno. Il Campidoglio: «Finanzieremo progetti di solidarietà»
di Ester Palma
ROMA
La celebre scena della «Dolce vita» felliniana con Anita Ekberg, i
migliaia di selfie al giorno, i venditori (più o meno abusivi) di acqua e
souvenir. Ma la Fontana di Trevi è anche altro: le tantissime monetine
che secondo la vecchia leggenda romana vengono lanciate, rigorosamente a
occhi chiusi e spalle alla vasca realizzata nel 1762 da Nicola Salvi e
Giuseppe Pannini, per garantirsi il ritorno nella Capitale, finora sono
andate alla Caritas romana. E hanno significato cibo, riparo e
sostentamento per tantissimi senzatetto e anche per tante famiglie in
difficoltà economiche. Si tratta di un milione di euro ogni anno, non
proprio spiccioli.
Ma dal primo aprile tutto potrebbe cambiare:
secondo la memoria della giunta capitolina firmata lo scorso ottobre da
Luca Bergamo, vicesindaco, e Laura Baldassarre, assessore alla Comunità
solidale e Scuola, i soldi dei turisti dovrebbero finire al Comune per
finanziare «progetti di assistenza e solidarietà». Una rivoluzione
epocale che la Caritas per ora preferisce non commentare, «almeno finché
non ci saranno comunicazioni ufficiali». Anche perché potrebbero essere
in corso accordi fra l’ente fondato da don Luigi Di Liegro e il
Campidoglio per far avere ai poveri della Capitale, attraverso la
Caritas, almeno parte dei proventi della Fontana più famosa del mondo.
È
vero che papa Bergoglio ha sempre raccomandato alla Chiesa, nei 5 anni
del suo pontificato, di cercare la spiritualità più dei soldi, ma è
anche vero che lo stesso Francesco ha definito la Caritas «la carezza
della Chiesa al suo popolo». E che l’ente diocesano gestisce a Roma una
rete di assistenza di cui la città non potrebbe forse fare a meno:
ostelli per i senzatetto, mense per i poveri, assistenza sanitaria e
domiciliare, centri di ascolto e formazione professionale per chi il
lavoro non ce l’ha o l’ha perduto, comunità parrocchiali che a loro
volta forniscono servizi a chi è in crisi.
Da dieci anni è stato
persino avviato un «Emporio della solidarietà», un vero e proprio
supermercato gratuito in cui le famiglie indigenti (e a Roma sono
tantissime) possono rifornirsi di cibo senza pagare: un’esperienza che
si è peraltro diffusa in tutta Italia, che conta ora 55 «empori». Tutto
questo anche grazie agli spiccioli gettati allegramente dai turisti
nella Fontana di Trevi. E ora?