sabato 24 marzo 2018

Corriere 24.3.18
«Rivoglio la vecchia Rai Radio 5 e la sua musica»
di Giulia Konig


Torno in Italia dopo un lungo soggiorno all’estero. Accendo la radio, mi sintonizzo sul mitico 100.3 della modulazione di frequenza, e scopro che Rai Radio 5, «figlia» della vecchia filodiffusione, non c’è più, sostituita da «Rai Radio Classica». Come la precedente, anche questo canale trasmette ininterrottamente, notte e giorno, musica sinfonica e operistica, da camera, solistica, religiosa. Ma con una differenza sostanziale. L’una aveva una sua logica interna in cui si coglieva la mano, la sensibilità e il gusto di un musicologo (non so chi fosse): scelte omogenee, composizioni integrali, attenta scelta delle incisioni e degli interpreti. La nuova è invece all’insegna di un fastidioso potpourri per blocchi di un’ora o due, e poi si ricomincia daccapo: mischiando tutto. Un esempio a caso: nella stessa ora si comincia con un paio di madrigali del ’500, segue una cabaletta di Verdi dalla Traviata, quindi una romanza di Beethoven, subito dopo brani di Stravinskij, sinfonie di uno dei tanti figli di J.S. Bach e altri coriandoli: a casaccio o per una studiata confusione? Il guaio è che si continua così per ventiquattr’ore filate, senza capo né coda. Non ci siamo. Chi ha deciso lo stravolgimento di Rai Radio 5? E perché? All’insegna di quale scelta «culturale»?