Corriere 20.3.18
La strage infinita, un femminicidio ogni 60 ore
Diciotto casi dall’inizio dell’anno. In testa Lombardia e Emilia, l’arma più usata è il coltello
di Virginia Piccolillo
ROMA
Diciotto donne uccise, due sono bambine ammazzate dal padre che prima
aveva sparato per tre volte alla loro mamma. È iniziato male il 2018.
Malgrado la nuova legge, le campagne i centri antiviolenza e le case
rifugio, malgrado tutto la strage prosegue al ritmo di una donna
ammazzata ogni 60 ore. Laura Petrolito, con i suoi 20 anni, è rimasta
solo per un giorno ultima della lista prima che venisse uccisa la mamma
trentunenne Immacolata Villani.
Secondo il Viminale tra il 4 marzo
2017 e il 3 marzo 2018, gli omicidi con vittime di sesso femminile sono
stati 119, contro i 142 di due anni fa. Quelli consumati in «ambito
affettivo» 83, il 22% in meno rispetto all’anno precedente. Diminuite
anche le lesioni colpose (-3,9%), le percosse (-4,54%), le minacce
(-5,86%), le violenze sessuali (-0,74) i maltrattamenti (-8,42%) e gli
atti persecutori (fino a -20%) sulle donne. Mentre aumentano gli
allontanamenti (+1,08%) e i divieti di avvicinamento (+17,29%) per chi
le perseguita.
Ma il numero delle vittime è ancora troppo alto. A
fine febbraio erano già 13 le donne uccise, 10 in ambito familiare e 7
da partner o ex. Dal 2000 a oggi sono stati 3 mila i femminicidi secondo
l’Eures. E spesso le denunce sono di molto inferiori alle violenze
subite (solo il 12%). L’arma più usata è il coltello (40,2%), poi ci
sono gli strangolamenti (18%), gli oggetti contundenti (15,5%), pistole e
fucili (12,8%) o calci e pugni (9%). Il 35,2% dei femminicidi avviene
in casa della vittima, nel 34,1 nella casa coniugale il 15,8 in strada,
nei parchi, nei campi.
Molto si sta facendo. Il Dipartimento delle
Pari Opportunità ha quasi triplicato i fondi, ma vanno alle Regioni che
poi li spendono in modo disomogeneo. Le case rifugio sono aumentate da
163 a 258 negli ultimi 5 anni, i centri antiviolenza 296 da 188. Ma le
vittime sono spesso sole. E se denunciano vedono prima la reazione del
partner violento che quella della giustizia. Per questo il Csm intende
varare linee guida per sanare le disomogeneità. Se a Firenze è stata
emessa l’ordinanza di custodia cautelare nel 31,42% dei casi e a Genova
nel 41,99%, a Napoli siam solo all’8,2%.
Secondo un’elaborazione
del Comando generale dei Carabinieri relativi al 2017, le vittime sono
in gran parte oltre i 64 anni. Seguono quelle tra i 35 e i 44 e tra i 45
e 54, poi quelle tra i 55 e i 64 e ultime quelle tra i 18 e i 24. Più
della metà dei killer sono partner o ex. In testa alle regioni più
insanguinate, come numeri assoluti, la Lombardia e l’Emilia-Romagna. In
termini percentuali invece prevalgono Umbria, Calabria e Campania.