Corriere 17.3.18
Kseniya la star contro Putin «La sua Russia è pericolosa»
di Fabrizio Dragosei
«Le elezioni? Un casinò truccato»
di Fabrizio Dragsei
MOSCA
Kseniya Sobchak è decisa. La candidata alle elezioni presidenziali di
domani sostiene che se dietro l’attentato di Salisbury c’è la Russia,
allora nuove sanzioni saranno inevitabili. «Ci vogliono misure
restrittive personalizzate contro le élite statali corrotte, gli amici
di Putin e le grosse corporation statali, come Gazprom e Rosneft». A
guardare il suo sito e le dichiarazioni rilasciate in questi giorni,
sembra difficile inquadrarla come «marionetta del Cremlino». Molti
sostengono che la figlia dell’uomo che lanciò il giovane Putin a San
Pietroburgo è scesa in campo per dare una patina di regolarità a un voto
del tutto privo di incertezza. Ma la giovane ex stella televisiva non
fa una campagna elettorale morbida: «Ue, Gran Bretagna e Stati Uniti
puniscano i responsabili delle guerre che la Russia sta conducendo nel
mondo».
Pensa che potrebbe diventare la prima presidente donna e
cambiare questo stato di cose? (Alla domanda del Corriere Kseniya
risponde con un ampio sorriso) :
«Questa volta certamente no,
perché qui la poltrona è abbinata stabilmente a una persona. È un casinò
nel quale non si può vincere. È sempre lui ad avere la meglio».
E lei?
«Continuerò
la mia battaglia, ora abbiamo fondato un partito e, se riusciremo a
entrare in Parlamento, tra 6 anni potremo influire seriamente sulla
situazione russa».
Sul suo sito lei denuncia come personaggi
pubblici cavalchino la campagna dei media contro «i nemici e i traditori
della patria» e affermino che i cosiddetti traditori «non meritano
altro».
«Da un punto di vista giuridico, ciò è del tutto
sufficiente per addossare alla Russia, come minimo, la responsabilità di
istigazione all’omicidio».
Dopo un dibattito tv l’hanno aggredita in strada. Teme per la sua vita nel caso prendesse tanti voti?
«Già
ora sono preoccupata per la mia sicurezza. Ma che dobbiamo fare?
Viviamo in un Paese dove far politica è pericoloso: è il risultato di 18
anni vissuti con questo potere, con Vladimir Putin».
A parte quell’episodio, è stata una campagna elettorale regolare?
«Regolare?
Non abbiamo libertà di parola, Aleksej Navalny è stato escluso dalle
elezioni e le persone che lavorano con me vengono arrestate. Mercoledì è
toccato a otto del mio staff a San Pietroburgo».
Lei ha proposto
che il risultato di questo voto valga come se si fossero tenute le
primarie per scegliere il leader del campo democratico. E Navalny, che
non è in corsa ma è molto popolare?
«Ho già cercato di stabilire
un contatto con lui e alcuni suoi uomini fidati mi hanno detto che
quando il partito sarà formato effettivamente, potremo parlare. Spero
proprio che ciò avvenga».
Le accuse di molestie sessuali contro il
presidente della commissione esteri della Duma Leonid Slutsky sono
state accolte in maniera più che tiepida dai parlamentari. Che ne pensa?
«Che
è una cosa tipica di questo potere: copre in tutto e per tutto quelli
che ci stanno dentro. Putin copre i suoi corrotti, i suoi uomini che
sono negli offshore panamensi. E alla Duma il presidente e gli altri
difendono Slutsky. È lo stesso principio. Come è possibile che
quell’uomo rimanga in Parlamento dopo le registrazioni audio che
dimostrano le molestie nei confronti di alcune giornaliste? L’ennesimo
schiaffo in faccia alle donne. Si vuole dimostrare ancora una volta che
le donne devono solo stare in cucina».
Il femminismo non è molto amato in Russia.
«Viene
associato all’immagine di donne che si vestono da uomini, sputano per
terra e bevono boccali di birra. Ma non siamo così. Io amo i vestiti
eleganti; mi piace essere attraente, adoro mio marito ma mi batto per la
parità. Essere donna non vuol dire dover avere uno stipendio del 30%
più basso. Vorrei tanto che il signor Putin diventasse femminista!».