giovedì 15 marzo 2018

Corriere 15.3.18
Basta stragi, i ragazzi fermano l’America
Studenti contro le armi da New York alla California, in vista della grande marcia su Washington
di G. Sar


WASHINGTON I ragazzi d’America di nuovo in strada. Ieri alle 10 sono usciti dalle scuole e hanno marciato per 17 minuti: uno per ogni studente e insegnante ucciso il 14 febbraio nel liceo di Parkland, in Florida, dal fucile semiautomatico di Nikolas Cruz.
Da New York a Chicago, da Atlanta a Santa Monica. Più le cittadine delle stragi ormai storiche, come Colombine in Colorado, 13 morti nel 1999.
E’ il movimento «#neveragain», sempre più poderoso, collegato dai fili invisibili e robusti di Facebook, Twitter, Instagram, Snapchat. Tante correnti pronte a confluire da ogni Stato nella grande manifestazione di Washington, il 24 marzo, la «March for our lives» che si annuncia imponente come le «Women march» del gennaio 2017 e 2018. Gli slogan sono semplici come l’urlo, «Mai più»; oppure drammatici e musicali come: «Ehi Ehi, Nra, How many kids have you killed today?» che viene scandito più o meno così: «ei ei ennarei/ hau meni kids/ ev iu killd tudei?». E che significa: «Nra quanti ragazzi hai ucciso oggi?».
La Nra è la National Rifle Association, l’associazione dei produttori, venditori e possessori di armi. Ha 5 milioni di associati, un bilancio annuale di 300 milioni di dollari e decine di parlamentari a libro paga, quasi tutti repubblicani. Questo è lo scontro: studenti, genitori e insegnanti opposti alla lobby più influente del Paese. E tanto per mettere le cose in chiaro la Nra ieri ha twittato l’immagine di una mitraglietta Ar-15 con il messaggio: «Controlleremo le nostre armi grazie». Ma sulla rete una delle ragazze di Parlkand, Emma Gonzalez in un solo mese ha raccolto 1 milione e 125 follower su Twitter, superando gli 827 mila di Dana Loesch, la portavoce, con abbondante visibilità televisiva, della Nra. In mezzo c’è la politica. Subito dopo la sparatoria di San Valentino, Donald Trump aveva annunciato «misure importanti». Oggi, arrivati al dunque, nel Congresso si discute di come rafforzare i controlli sugli acquirenti, di mettere guardie armate a protezione delle scuole e, infine, di aumentare da 18 a 21 anni l’età di chi compra un’arma, fingendo di dimenticare che Stephan Paddock, il killer di Las Vegas, 58 morti tra i fan di un concerto, di anni ne aveva 64.
Palliativi, secondo gli studenti. Nel pacchetto legislativo non c’è per esempio alcuna limitazione allo smercio dei fucili d’assalto. Ieri i leader del Partito democratico, Nancy Pelosi e Chuck Schumer, sono usciti da Capitol Hill per andare a salutare i giovani. Ma i democratici non sembrano in grado di spezzare la resistenza dei repubblicani. Senza contare che anche i progressisti hanno le loro contraddizioni. Un esempio: un personaggio nuovo come Conor Lamb, il trentatreenne vincitore del seggio alla Camera in palio in Pennsylvania, aveva «rassicurato» gli elettori dichiarandosi contrario alla stretta sulle armi.
Sul prato davanti a Capitol Hill settemila paia di scarpe sistemate dagli attivisti di Avaaz ricordano il numero dei bambini e ragazzi sotto i 18 anni uccisi dalle armi negli Stati Uniti dal 14 dicembre 2012, giorno della carneficina nella scuola elementare di Sandy Hook, nel Connecticut.