Corriere 15.3.18
La Cia, le torture e l’azzardo di Trump
di Giuseppe Sarcina
A
Donald Trump è bastato un «tweet» per nominare il nuovo Segretario di
Stato, Mike Pompeo, e la prima donna, Gina Haspel, alla direzione della
Cia. Ma per ottenere la ratifica del Senato, servono i voti, non i
telefonini.
Non sarà affatto semplice per Gina Haspel, 61 anni,
l’attuale numero due su cui pesa l’ombra delle torture. Nel 2002 era a
capo dell’operazione «Cat’s eye», occhio di gatto, in una prigione
occulta in Thailandia. Erano gli anni della guerra ad Al Qaeda,
scatenata dopo l’11 settembre 2001. I terroristi catturati dalla Cia
venivano sottoposti al «waterboarding»: testa coperta con un cappuccio e
immersa nell’acqua. Un trattamento riservato ad almeno un qaedista, Abu
Zubayda, nel carcere segreto thailandese, con la supervisione di Gina
Haspel.
Ieri il senatore repubblicano John McCain, seviziato
quando era prigioniero in Vietnam, ha avvisato: «E’ necessario che la
signora Haspel spieghi la natura e l’estensione del suo ruolo nel
programma di interrogatori della Cia; così come dovrà chiarire che cosa
pensi oggi della tortura e qual è il suo approccio alla legislazione
corrente». Un altro conservatore, l’outsider Randy Paul, ha già fatto
sapere che voterà contro la conferma sia di Pompeo che di Haspel. La
maggioranza dei repubblicani è già di per sé precaria: 51 a 49.
La
procedura rischia di trasformarsi in un processo al passato. Certamente
non aiuterà l’atteggiamento di Trump, che ha più volte giustificato,
«se necessario», l’utilizzo della tortura e che, concretamente, ha
deciso di mantenere aperta la prigione di Guantanamo.
Haspel
proverà a difendersi ricordando il contesto di quegli anni. E poi con
il suo percorso professionale, sempre in crescita anche sotto la
presidenza di Barack Obama.