mercoledì 14 marzo 2018

Corriere 14.3.18
Il brutto (e il buono) della paura Tre giorni nella mente umana
Torino Dal 6 all’8 aprile il Festival della Psicologia con la direzione scientifica di Massimo Recalcati
di Ida Bozzi


Un nuovo direttore scientifico e un tema che affronta una questione di attualità stringente, cioè la paura: è stato presentato ieri a Torino il Festival della Psicologia, organizzato dall’Ordine degli psicologi del Piemonte, che si svolgerà alla Cavallerizza Reale da venerdì 6 a domenica 8 aprile. E che è diretto per la prima volta, nella sua quarta edizione, dallo psicoanalista Massimo Recalcati.
Proprio Recalcati ci illustra l’argomento di quest’anno (il titolo ricalca quello del romanzo di Niccolò Ammaniti: Io non ho paura ), che porterà al festival incubi di oggi come il terrore per gli attentati, l’atto distruttivo dei kamikaze, il trauma. Ma anche il perdono e il senso d’identità.
«Abbiamo scelto — ci ha spiegato lo psicoanalista — un tema che intersecasse la psicologia individuale e quella sociale, quindi la psicologia del singolo con quella collettiva. Un tema di grandissima attualità, la paura: da una parte la tentazione del muro, dell’esclusione segregativa, del rafforzamento delle difese, ma dall’altra la necessità di ossigeno, perché senza ossigeno la vita si spegne. E questo è importante, perché va contro la tentazione del “muro”, della chiusura».
Ogni giornata del festival sarà caratterizzata da una lectio magistralis , nella quale psicologi, psicoanalisti, scrittori si occuperanno di un aspetto particolare della paura: venerdì apre l’esperto di geopolitica Lucio Caracciolo su Chi sono e che cosa vogliono i terroristi , sabato lo stesso Recalcati si occuperà di Violenza e terrore , mentre domenica la psicologa franco marocchina Houria Abdelouahed terrà la sua lectio su Donne, Islam e violenza .
«E poi si indagheranno vari aspetti intorno al tema della paura — continua Recalcati —, ad esempio se è possibile una prevenzione della violenza, oppure come spiegare la violenza ai bambini, e ancora che cos’è il “confine”, quello di un Paese come quello di un soggetto. E soprattutto, qual è la paura più grande, che è la paura di avere paura».
Quindi è possibile analizzare in parallelo i timori dell’individuo e quelli della società? «Be’, la paura genera chiusura — risponde Recalcati — , isolamento, rafforzamento delle difese, ma così si restringe la vita: una società impaurita è una società che si chiude, proprio come un individuo che ha paura è qualcuno che non esce di casa, che si isola».
Per capire meglio i singoli fenomeni, le giornate proporranno dibattiti tra scrittori ed esperti: venerdì 6 si incontrano il fondatore della comunità di Bose, Enzo Bianchi, e l’imam di Firenze, il palestinese Izzeddin Elzir, per un confronto su Religioni e violenza . Tra gli incontri di sabato, quello su La mente del terrorista, con Maurizio Balsamo e Marco Belpoliti, e il focus su Trauma e perdono con Clara Mucci, Mauro Grimoldi e l’argentino Aldo Becce; per chiudere domenica con gli incontri sull’accoglienza, il terrore «spiegato» ai bambini e il dibattito finale Prevenire la violenza? con Gad Lerner, Federico Condello e Jole Orsenigo. Non si tratta di stabilire che la paura è il male, si tratta di capire che cos’è, precisa Recalcati: «I confini, ad esempio — conclude —, non sono cose solo brutte, intendiamoci, senza confini la vita non ha identità. Diventano brutti però se si induriscono: è un equilibrio molto complesso da trovare».