Corriere 12.3.18
Ci sarà un motivo per la sconfitta, no?
di Pierluigi Battista
E
adesso, passata una settimana di depressione luttuosa, si può
ricominciare a pensare, persino a studiare. Dopo aver vituperato il
popolo rozzo e ingrato. Dopo averlo coperto di improperi. Dopo aver
sottolineato la propria indiscussa superiorità morale e antropologica
sul popolo bruto e beota che si è permesso di ripudiarti con una certa
corale sbrigatività. Dopo aver deplorato la mancanza di eleganza dei
nuovi sanculotti che non ti stanno più a sentire. Dopo aver tuittato
furiosamente contro il popolo tuittatore . Dopo aver mugugnato sui
social sulla strapotenza dei social in un’epoca in cui il popolaccio si è
messo alla tastiera e non vota più le avanguardie del pensiero. Dopo
aver inveito contro la pancia del Paese, perché la pancia sono sempre
gli altri e tu sei il cervello misconosciuto dalla volgarità dei più.
Dopo aver indicato nei bassi istinti, nelle spregevoli pulsioni,
nell’irrazionale e puerile rabbia la forza di chi ti è alieno mentre tu
incarnavi per decreto il voto razionale, saggio, pensoso sugli interessi
generali di un Paese panciuto che ha pure la sfrontatezza di voltarti
le spalle, dopo tutto questo ora magari sarebbe il caso di capire cosa
accade nel mondo, attrezzarsi di pazienza, magari addirittura, dopo aver
studiato finalmente cose utili, mettere il naso fuori dai nostri
appartamenti.
Ora, dopo il rituale e snervante piagnisteo sulla
nequizia dei tempi, come gli aristocratici monarchici incartapecoriti
che in «Anni difficili» di Dino Risi imprecavano contro il popolaccio
che aveva appena votato per la Repubblica (il paragone è con gli
aristocratici, non con la Repubblica scelta), è arrivato il momento di
capire il perché e, come si fa nelle democrazie, attrezzarsi per andar
meglio la prossima volta. Ora, dopo aver rimproverato, bacchettato,
deplorato, redarguito, addirittura gli intellettuali potrebbero
sfogliare qualche libro che magari è capace di andare più in profondità
delle cose dette nelle conferenze stampa. Dopo aver metabolizzato la
sconfitta, si può anche immaginare di rialzarsi un giorno di questi, a
meno di non voler continuare nell’imprecazione malmostosa e patetica
contro quello che accade e che accadendo tende a escluderti. Come quelli
che insultano chi, amato, si ostina a non amarti. E ci sarà pure un
perché, no ?