Repubblica 8.2.18
Quattro giorni di raid
Cento morti a Est di Damasco “Siria inferno per i bambini”
Ghuta e Idlib sott’assedio delle truppe di Assad Appelli di Save The Children e Unicef Parigi: “Armi chimiche”
di Pietro Del Re
HAMZA
AL- AJWEH/ AFP Da quattro giorni le regioni in mano ai ribelli siriani
sono sotto una pioggia di bombe che i caccia del regime sganciano con la
stessa ferocia con cui un anno fa distrussero Aleppo. Solo nelle ultime
24 ore, e soltanto nell’aerea della Ghuta, alla periferia est della
capitale, il bilancio dei raid aerei governativi è salito a oltre 100
morti. Tra questi, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani
in Siria, fonte attendibile perché da anni si avvale di una fitta rete
di ricercatori e attivisti locali, si registrano 19 bambini e 20 donne.
Per fiaccare il morale degli oppositori, il regime di Damasco continua
ad accanirsi contro i civili, colpendo scuole, ospedali e mercati,
assolutamente indisturbato poiché nessuno è in grado di contrastare il
suo dominio dei cieli. L’agenzia governativa Sana ha aggiornato a 5 il
numero dei civili uccisi nelle ultime ore a Damasco a seguito di lanci
di mortai da parte di gruppi armati della Ghuta, in risposta al massacro
compiuto dai caccia di Bashar el Assad. Assieme alla regione di Idlib,
nel nord- est, è proprio la Ghuta quella più bersagliata. In quest’area
controllata da gruppi armati delle opposizioni e assediata dalle truppe
lealiste sostenute dai pasdaran iraniani e dai Sukhoi russi, s’è creata
da mesi una grave emergenza umanitaria che non fa che peggiorare. Lo
stesso accade a Idlib, dove secondo Save the Children migliaia di
bambini sono in pericolo a causa dell’intensificarsi dei bombardamenti e
del lancio di missili in aree dove vivono i civili. «Oltre 250mila
persone hanno abbandonato le loro case nelle ultime settimane e ogni
giorno ve ne sono altre che muoiono o scappano», dice Sonia Khush,
direttrice dell’ong in Siria. Secondo l’Unicef, invece, durante il primo
mese di quest’anno circa 60 bambini sono stati uccisi nella Ghuta
orientale, a Damasco, Idlib e Afrin, e molti altri sono stati feriti:
«Gennaio è stato un mese terribile per i bambini in Siria, in
particolare, nei giorni scorsi, a causa delle violenze sempre più
intense nei villaggi vicino a Idlib. Il 4 febbraio, gli attacchi aerei
su di un ospedale supportato dall’Unicef a Ma’arrat al- Nu’man hanno
messo fuori servizio il centro sanitario». E a poco è servita, ieri, la
visita nell’area di una delegazione militare turca nell’ambito degli
sforzi congiunti di Ankara, Mosca e Teheran per creare zone di
“de-escalation” nella Siria occidentale. Infatti, se lo scorso 20
gennaio, dopo la conquista da parte delle forze siriane e russe
dell’aeroporto militare di Abu Dhuhur, a sud- est di Idlib, la Turchia
ha intensificato la presenza di suoi osservatori nell’area, lo stesso
giorno, con il tacito consenso di Russia e Iran, lanciava l’offensiva
contro la confinante enclave curdo-siriana di Afrin, essendo nel
contempo belligerante e paciere.
Quanto all’uso di armi chimiche
negli ultimi giorni da parte dei caccia di Damasco, è giunta ieri una
pesante accusa da parte del ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le
Drian, il quale intervistato dal canale BfmTv ha dichiarato: «Tutto
indica che in questo momento le autorità siriane stiano usando cloro in
attacchi chimici » . Intanto, a nord di Damasco, nella località di
Jamraya, la notte scorsa un raid israeliano ha preso di mira convogli o
depositi di armi destinate alle milizie libanesi sciite di Hezbollah,
alleate della Siria e dell’Iran. Secondo le forze armate siriane, « la
maggior parte dei missili sono stati distrutti prima che potessero
raggiungere gli obiettivi » e non sono segnalati danni ingenti o
vittime.