venerdì 23 febbraio 2018

Repubblica 23.2.18
Piercamillo Davigo
“Agenti provocatori indispensabili nell’Italia corrotta”
Intervista di Liana Milella,


ROMA «Di Napoli non parlo, perché l’inchiesta è in corso, ma sulle operazioni sotto copertura non ho dubbi. Se l’Italia vuole uscire dalla corruzione deve ammetterle anche per questi reati».
Piercamillo Davigo, ex pm di Mani pulite ed ex presidente dell’Anm, presidente di sezione della Cassazione, a Repubblica dice: «Thomas Hobbes, nel Leviatano, ha scritto che il termine tirannia significa né più né meno ciò che significa sovranità. Solo che chi è in collera col sovrano lo chiama tiranno. Venendo a noi, agente provocatore significa, né più né meno, quello che significa operazioni sotto copertura, solo che chi è in collera con le operazioni sotto copertura chiama chi le fa agente provocatore».
Un momento. Chiariamoci. Lei sostiene che parliamo della stessa cosa?
«Prendiamo l’esempio degli acquisti simulati di stupefacente, che oggi sono consentiti dalla legge. Un ufficiale di polizia giudiziaria che acquista droga per arrestare un trafficante lo induce all’evidenza a vendergliela. E infatti la legge dice che non è punibile perché lo fa al fine di arrestarlo. Perché tutti quelli che strillano per le operazioni sotto copertura in materia di corruzione non strillano per le stesse operazioni in materia di stupefacenti, armi, criminalità organizzata, terrorismo, pedopornofilia? Quale sarebbe la differenza? Non ce n’è nessuna».
Lei ne è proprio convinto?
Alcuni suoi colleghi non lo sono affatto...
«Come mai non li ho sentiti parlare così per gli acquisti simulati droga?
E comunque, certamente sì che ne sono convinto. Perché dal punto di vista criminologico i corrotti sono autori “seriali” come i trafficanti di droga, commettono lo stesso reato non una sola, ma numerose volte».
E come la mette con chi dice che non è lecito creare reati?
«È evidente che il reato lo induco io, ma quella droga il trafficante “seriale” l’avrebbe venduta lo stesso. È evidente che non ci si può rivolgere a chiunque proponendogli una mazzetta, ma ci si deve limitare a soggetti mirati, come chi, pur guadagnando 1.500 euro al mese, ha la Ferrari in garage. È chiaro che qualcosa non va».
Per lei quindi operazioni sotto copertura e agente provocatore in pratica sono la stessa cosa.
«Può essere che durante un’operazione sotto copertura, che oggi è ammessa in altre materie ma non per la corruzione, possano verificarsi atti di induzione a commettere reati. Partiamo da un presupposto. Tutte le operazioni prendono il via da un esimente, cioè stai facendo un’attività illecita, ma sei “scriminato”. Certo che vengono commesse delle illegalità, ma non capisco perché si stracciano le vesti. Dai generalità false, dici di essere un altro, quindi c’è una sostituzione di persona. In realtà parlano a vanvera. Non si crea il reato, perché queste persone comunque commetterebbero “serialmente” i reati. Vale la stessa regola per la cocaina come per la corruzione, da una parte c’è chi venderebbe comunque la cocaina a qualcun altro, dall’altra c’è chi prenderebbe la mazzetta da un altro».
In concreto come
cambierebbe la legge?
«Attuando la convenzione Onu di Merida sulla corruzione che risale al 2003. Quindi consentendo le operazioni sotto copertura anche per i reati di corruzione e di turbativa d’asta».
Il livello della corruzione in Italia lo renderebbe necessario?
«Basta un dato oggettivo, le opere pubbliche in Italia costano mediamente almeno il doppio rispetto al resto dell’Europa e il debito pubblico soffoca il Paese.
Vorrà dire qualcosa? O no? E non stiamo parlando solo di un indice di percezione (peraltro affidabile), ma di dati misurabili. Bisognerà pure fare un passo per uscirne».
Una via obbligata?
«Se si vuole uscire dalla corruzione sì, altrimenti si finisce per diventare come gli stati gravemente corrotti.
Per combatterla seriamente servono due cose, le operazioni sotto copertura e un diritto premiale forte, cioè riduzioni di pena per chi collabora, arrivo a dire fino all’impunità. Perché chi collabora realmente diventa onesto per necessità. Chi volete che porti ancora soldi a un funzionario pubblico che una volta arrestato fa l’elenco di tutti quelli che l’hanno pagato? E chi volete che accetti più denaro da un privato che una volta arrestato fa l’elenco di tutti quelli che ha pagato?».
Con Mani pulite però anche chi ha confessato, poi ha continuato a commettere reati...
«Perché hanno mantenuto sacche di silenzio. Allora non c’era una legge premiale, non c’era e non c’è una revisione in danno, per cui se scopro che mi hai mentito ti revoco tutti i benefici. Però chi ha parlato per davvero ha chiuso con le tangenti. Invece chi ha taciuto, ha iniziato folgoranti carriere politiche, o ha continuato a fare la stessa attività almeno come intermediario».