giovedì 22 febbraio 2018

Repubblica 22.2.18
Carla Nespolo, Presidente dell’Anpi
“No a ogni violenza ma i gruppi fascisti vanno sciolti”
di Giovanna Casadio


ROMA «Un appello contro la violenza politica parta da tutte le forze democratiche. L’antifascismo è non violento, i partigiani hanno combattuto per consegnarci un mondo di pace». Carla Nespolo di famiglia partigiana e antifascista, è la neo presidente dell’Anpi, per la prima volta una donna. Ha chiamato a raccolta gli antifascisti per la manifestazione di sabato a Roma. In un momento di così forte tensione rincara: «È pericoloso quello che sta accadendo, attenti però a non percorrere un crinale in cui si vuole equiparare fascismo e antifascismo».
Presidente Nespolo, un esponente di Forza Nuova è stato accoltellato a Palermo, un militante di Potere al Popolo a Perugia. Imbrattata con svastiche la targa di Moro. C’è un crescendo di violenza politica. Lei è preoccupata?
«Certo. L’Anpi di Perugia e quella di Palermo hanno chiesto subito si riunisca il coordinamento antifascista. E in questa situazione mi sembra necessario che venga vietata la manifestazione di Forza Nuova a Palermo. Sia chiaro che i vari episodi di violenza vanno condannati. Come Anpi lo facciamo con forza, con la forza della ragione.»
Ma teme per il corteo di sabato a Roma?
«No. Più persone ci saranno a manifestare per la democrazia, la pace, il rispetto dell’altro e meno saranno facili le provocazioni.
Dalla manifestazione di sabato mi aspetto un mondo in cammino.
Ricordo che saranno presenti molti sindaci che sono il cardine della vita democratica. Le ultime adesioni sono quelle dell’Unione delle comunità ebraiche, della rete degli studenti medi e dell’Udu».
Lei ritiene che i gruppi di estrema destra non dovrebbero partecipare alle elezioni?
«Sono andata dal ministro Minniti per chiedere che CasaPound e Forza Nuova non fossero in lizza.
Noi – non solo Anpi, ma tutte le associazioni di partigiani e deportati, anche Arci, Cgil, Cisl e Uil, le Acli, diversi partiti della sinistra, l’Istituto Cervi, Libertà e Giustizia, in tutto 23 sigle abbiamo lanciato l’appello “Mai più fascismi”, con una raccolta di firme che durerà fino a maggio».
Avete lanciato un allarme?
«Da tempo. Il cuore del nostro ragionamento è che questi gruppi vanno sciolti perché contrastano con la Costituzione, tuttavia siamo consapevoli che è con la cultura, la conoscenza e il dialogo che si conduce la battaglia generale. Abbiamo lanciato uniti un allarme democratico richiamando le istituzioni alle proprie responsabilità affinché si applichino le leggi Scelba e Mancino che puniscono fascismo e razzismo».
Ma è rimasto lettera morta?
«Pensiamo di no. La raccolta di firme si sta ingrossando, in tante città d’Italia crescono le adesioni.
Del resto fondamentale è che i cittadini non votino questi gruppi e li isolino. Non devono avere spazio in una società democratica. I fascisti sono propugnatori di violenza. Ma una cosa deve essere chiara: il fascismo trova il suo humus culturale nel razzismo. Le due cose vanno combattute insieme: dire ai poveri che i loro nemici sono i più poveri è la cosa più antidemocratica e ingiusta che si possa fare».
La destra dice che il fascismo è morto e sepolto, che è un fatto storico. Siete voi che state esagerando?
«Non basta cambiare le parole, proclamarsi fascisti del Terzo millennio. Quando a qualcuno che spara dalla macchina a sei persone sconosciute solo perché hanno un diverso colore della pelle e Forza Nuova gli fornisce l’avvocato, cosa è se non razzismo? Il tentativo dei fascisti è di mascherarsi con parole diverse, ma restano sempre gli stessi e vanno isolati. Il danno criminale che stanno realizzando è grande. Se fossero stati già sciolti, sarebbe stato meglio. È il momento di ribadire i valori della nostra Costituzione».
È in atto anche una revisione della Resistenza?
«È in atto un’operazione sfacciata di revisione. L’ultimo libro di Pansa, il solito Pansa, è un chiaro esempio».