mercoledì 21 febbraio 2018

Repubblica 21.2.18
Tra Italia e Canton Ticino
La valle che non dorme per i droni anti-migranti
Nei paesi del Comasco sorvolati dai mezzi svizzeri che controllano il confine “Notti insonni da un anno. Basta spiare quei disgraziati”
Ma c’è chi è d’accordo “Così si catturano anche i rapinatori”
di Brunella Giovara


CASTEL SAN PIETRO (SVIZZERA) Contro il Drone, si può ben tirare fuori il fucile d’assalto. «Ci ho pensato l’altra sera mentre passava sopra casa mia: adesso prendo il mio Fass 90 calibro 7,5 e lo centro a colpo singolo. Ci vedo molto bene, io». Fabrizio, 56 anni, operaio del Canton Ticino, non ne può più (ma lui usa altre parole) dei voli notturni del drone che la sua Svizzera usa per pattugliare il confine con l’Italia, da un anno e mezzo, per individuare contrabbandieri di merci e uomini, cioè migranti.
«Dormo con le finestre aperte anche d’inverno, e quello fa un rumore tremendo. Siamo tutti furibondi, e visto che noi riservisti abbiamo in casa il fucile dell’esercito, prima o poi succederà che qualcuno lo tirerà giù. Ma basta! Ci lascino dormire». Oltre tutto, l’aggeggio volante «monta un bimotore, è come avere un aereo da turismo che va avanti e indietro sulla tua testa, tutta la notte. Maledetto Drone».
La maiuscola è obbligatoria perché qui non si parla del quasi giocattolo che si usa per fare le foto sulla spiaggia, ma di una bestia lunga 5 metri e con apertura alare da 5,71. Un mezzo militare — ADS-95 — della Swiss Air Force, in dotazione alla Guardia di frontiera svizzera, di stanza all’aeroporto di Lugano, telecomandato «da un pilota e da un operatore della Luftwaffe, ma il capo delle operazioni è un nostro dipendente», spiega da Berna David Marquis, portavoce della Guardia di frontiera nazionale. Garantisce che «i droni vengono utilizzati esclusivamente sul territorio svizzero», ma basta andare a Maslianico, provincia di Como, o a Colverde, dove molti cittadini hanno fatto proteste e esposti, senza mai avere risposta. Il sindaco Cristian Tolettini ha già dichiarato che «è un problema con cui conviviamo da troppo tempo». Peraltro un drone piccolino ce l’ha anche il suo Comune, che ha stanziato 13mila euro per un modello Sapr: «Non volevamo essere da meno rispetto agli svizzeri, vogliamo che la sorveglianza sia massima», ha detto Tolettini, che è anche segretario provinciale della Lega Nord, oltre che specialista di ronde. Ha aggiunto che servirà «anche a scoprire i tetti di amianto non ancora rimossi». Comunque non c’è gara, tra gli schieramenti di forze.
Un altro che dorme con le finestre aperte — per via di una moglie educata nella Svizzera tedesca — è il sindaco di Maslianico, che non dorme «nonostante i tappi nelle orecchie». Tiziano Citterio pensa che «sarebbero meglio le pattuglie piuttosto di quel coso», e che «non c’è quel flusso di migranti che preme sulla Svizzera, come su altre frontiere. Credo abbiano fermato 15 persone in tre anni». Ricorda anche che su questi stessi valichi un tempo c’era un robusto contrabbando, su passaggi «che si chiamavano i sentieri di Ho Chi Min». Verso la Svizzera, «carne e gasolio, su tracciati così larghi da far passare i camion».
Verso l’Italia, sigarette. Poi non è stato più conveniente e ora — a parte i migranti — il traffico maggiore è quello dei ticinesi che vengono a fare la spesa al Bennet. «Uno su due viene qui perché conviene», salvo i controlli, visto che gli alimentari sono contingentati.
Quindi, tra Mendrisiotto e Comasco pochi dormono, ma alcuni al drone svizzero ci tengono, come Pamela Gatti di Maslianico: «I controlli servono.
E poi, io abito sotto il campanile.
Quello suona l’ora e la mezz’ora.
Dovrei tirarlo giù?». Ma a Colverde Walter Bernasconi parla di «grande ingerenza verso l’Italia. Quest’estate è stata terribile, io e mio padre malato, che pena, non riusciva a riposare». Pietro, 60 anni, frontaliero a Genestrerio, dice che «è come la battaglia d’Inghilterra. Loro con quel mega drone, noi con il nostro, è ridicolo. Quell’aggeggio è una spia, va a caccia di quei poveri disgraziati, ma li lascino andare… Una sera ho visto due ragazzini fermati dagli svizzeri, armi spianate. Li hanno sbattuti contro il muro, mani in alto». In più «fa un casino tremendo».
A Vacallo — parte svizzera — Etienne Werner ritiene «il nostro drone molto utile. Forse non serve a quelli di là», e indica sprezzante giù, verso Como, «ma così si prendono anche i rapinatori, gli albanesi e gli slavi che vengono qui a fare i colpi». A piedi attraverso la montagna?
«Eh già, sono stati visti». Invece a Castel San Pietro, dove qualcuno ha anche traslocato, trovandosi dritto sulla rotta Agno aeroporto di Lugano-Italia, una donna si è sfogata con Ticinonline: «Per dormire prendo le pastiglie. E ho comprato dei tappi da 120 franchi. Il rumore è pazzesco. In più, una sera è arrivata la polizia a dirmi che il drone aveva segnalato un’intrusione a casa mia. Era mio marito». Quindi no privacy, sotto tutti i punti di vista, con quell’occhio rosso che lampeggia nella notte.
Ma le cose cambieranno. Da Berna, David Marquis dice: «Presto avremo un nuovo sistema di droni del tipo ADS15 (Hermes 900 HFE), mezzi moderni con un livello di rumore molto più basso. Voleremo più alto». Quando succederà? «Nel 2020». Quello che non dice è che: il nuovo modello — israeliano — è lungo oltre 8 metri, con apertura alare di 15, e pesa quasi una tonnellata. Il rumore? Basta cercare un video online.