martedì 20 febbraio 2018

Repubblica 20.2.18
Inchieste e urne
Il caso Campania
Renzi e l’ira di De Luca: “ Così esageri” I dem temono la slavina sul fronte Sud
Il governatore attacca i giornalisti di Fanpage (“camorristi”) e Grasso dopo le dimissioni del figlio indagato. Il segretario pd cerca di frenarlo: in gioco i pochi seggi contendibili alla destra e ai 5Stelle
di Tommaso Ciriaco


Di che cosa stiamo parlando
Una videoinchiesta del sito Fanpage, che ha utilizzato come “infiltrato” un ex camorrista poi collaboratore di giustizia, e un’indagine della procura di Napoli hanno messo sotto tiro alcuni politici tra cui Roberto De Luca, figlio del governatore della Campania. De Luca jr, indagato, domenica si è dimesso parlando di “violenza” nei suoi riguardi. Il padre, Vincenzo, ieri ha accusato Fanpage di aver condotto “una operazione camorristica e squadrista”. Il Pd teme i toni troppo accesi di De Luca

ROMA La via stretta di Matteo Renzi diventa un imbuto sotto il Vesuvio. «Siamo sotto attacco – confida ai vertici dem mentre gira come una trottola per l’Italia – però Vincenzo adesso sta esagerando, sta andando oltre i limiti...». Attaccare la stampa, trasformare una grana familiare in un’immensa questione politica: quanti danni per il Pd. Farlo poi mentre sotto attacco erano finiti i cinquestelle, impiccati al pasticcio dei bonifici taroccati, equivale a una Caporetto strategica. «Matteo – gli consiglia in queste ore uno pragmatico come Luca Lotti – al Sud ci giochiamo troppo, dobbiamo spostare altrove l’attenzione della campagna elettorale».
Una parola. De Luca è De Luca, questo è l’incipit di ogni ragionamento al Nazareno. Una cassaforte di voti, uno snodo fondamentale per gli equilibri del Pd, un big che mai Renzi potrà scaricare. «Ha vinto le Regionali, non si è mai tirato indietro – ricorda spesso il leader – e questo bisogna riconoscerglielo». Ma il video pubblicato ieri dal Presidente campano ha fatto letteralmente infuriare Renzi. Per i toni, per i contenuti. Quelli contro Fanpage, innanzitutto: «In queste ore assistiamo a un’operazione camorristica e squadristica - l’attacco del governatore - Ma quale giornalismo, è una vergogna nazionale». E quelli, ancora più violenti, contro Piero Grasso, che aveva annunciato per il 26 febbraio una manifestazione a Napoli sostenendo: «Noi siamo il partito della legalità, contro la corruzione, le mafie e l’inquinamento». «Ho visto le sue dichiarazioni – è la replica di De Luca - c’è da vergognarsi.
Non una parola sui camorristi che vengono a fare operazioni di aggressione, ma finto moralismo da quattro soldi».
Renzi ufficialmente tace, stretto nell’imbuto nel quale si è cacciato il Pd. E tacciono anche Graziano Delrio e Lorenzo Guerini, che con De Luca hanno da tempo rapporti assai freddi.
Ma intanto l’ex premier muove le sue pedine. Già due giorni fa aveva ordinato a Lotti, l’anello di congiunzione tra il governatore e il Nazareno, di spingere per un passo indietro di De Luca jr, Roberto, dalla carica di assessore a Salerno. Poi aveva concordato con Matteo Richetti la solidarietà alla giornalista di Fanpage aggredita durante una convention del Pd salernitano soltanto per aver fatto qualche domanda. E ieri è tornato alla carica: «Così perdiamo il Sud, Vincenzo, ti devi fermare».
Non è così semplice, però. De Luca non si ferma, se non quando lo decide lui. Vive questa bufera come un’aggressione alla sua famiglia. E si difende dal suo bunker campano, popolato di ombre e sospetti. Quelli, ad esempio, che interpretano l’inchiesta come una grande manovra giornalistica con un’impronta politica che risale fino ai cinquestelle. Sospetti senza prove, appunto. Di certo c’è che la performance del Partito democratico al Sud resta il grande tormento del leader di Rignano.
La mappa del Mezzogiorno è povera, poverissima di collegi che il Pd può contendere al centrodestra e ai grillini. Proprio la Campania rappresenta l’unica speranza di riscatto, visto che in Puglia Michele Emiliano – infuriato per il repulisti nelle liste – si tiene assai lontano dalla campagna e la Sicilia è giudicata da tutti perduta alla causa. Un deserto di gioie, a meno che non si riesca a invertire il trend. Gli ultimi consigli degli esperti di marketing politico, prima del black out pre-elettorale, segnalavano al segretario un paio di novità non scontate.
Primo: un flusso di consensi dalla Lega a Forza Italia.
Secondo: un significativo aumento degli indecisi, proveniente soprattutto dai cinquestelle. Ma è possibile conquistarli alla causa? Sì, se continua lo stillicidio sui bonifici taroccati dai grillini. No, se il Nazareno affoga aggrappato al caso De Luca.
La priorità diventa allora sedare, fino a voltare pagina. Poi ci si potrà concentrare sulla “sorpresa”. La chiamano così, al Nazareno. È una proposta che Renzi dovrebbe tirare fuori l’ultima settimana di campagna elettorale. Per monopolizzare l’attenzione, per recuperare consenso. Sempre che riesca prima a far dimenticare il caso Campania.