il manifesto 20.2.18
Modello Riace, l’accoglienza come risorsa
«Mimì Capatosta. Mimmo Lucano e il modello Riace»
di Tiziana Barillà
Spesso
i libri dedicati a personaggi saliti agli onori della cronaca si
rivelano deludenti. A volte perché risultano essere una semplice
esposizione, solo più ampia, delle ragioni che hanno portato il
personaggio in questione alla ribalta, senza offrire alcun arricchimento
nel profilo della persona o di quello che ha fatto. Altre perché si
mostrano come una acritica esaltazione agiografica del loro oggetto o,
ma è in pratica la stessa cosa soltanto di segno contrario, come un
altrettanto acritico attacco volto semplicemente a ridimensionare se non
delegittimare il protagonista. NON È ASSOLUTAMENTE questo il caso del
libro che Tiziana Barillà ha dedicato al sindaco di Riace, intitolato
Mimì Capatosta. Mimmo Lucano e il modello Riace, uscito di recente per
Fandango Libri (pp. 157, euro 15). Sconosciuto ai più, Domenico Lucano,
sindaco del paese famoso per il ritrovamento dei Bronzi, è
inaspettatamente diventato famoso a livello internazionale quando, nel
2016, unico italiano, è stato inserito al quarantesimo posto nella lista
dei 50 World Greatest Leaders della rivista americana Fortune. TIZIANA
BARILLÀ lo incontra, ci parla, lo accompagna in giro per il suo paese.
Poi vede e parla con altre persone: parenti, compaesani, migranti. Da
questi giri e da queste chiacchierate emerge un po’ alla volta un
ritratto a tutto tondo di Mimmo Lucano, la sua storia personale, la sua
visione politica, il suo rapporto con gli altri. Sembra quasi di
vederlo, a volte, Lucano, mentre cammina per il paese, discute,
racconta. Ed è forse questo il pregio più evidente del libro, l’utilizzo
di una scrittura evocativa, visiva che nella sua assoluta concretezza e
semplicità sembra funzionare come una macchina da presa, in grado cioè
di far vedere, mostrare. MA UNA MACCHINA da presa che in più è capace
di comunicare anche le emozioni, le sensazioni, le passioni. Del resto,
l’ottimo lavoro di Tiziana Barillà è stato probabilmente facilitato
dalla sintonia che da subito si è instaurata tra il sindaco e la
giornalista. «Trasi, a tia non ti cacciu ca si’ na cumpagna», sono
queste le prime parole che si sente rivolgere l’intervistatrice quando
si presenta sulla soglia della porta dell’ufficio del sindaco. E così la
storia che vien fuori è quella di un compagno, di uno che si è formato
all’interno delle lotte politiche degli anni Settanta. E che non rinnega
questa origine, anzi la rivendica. LEGGENDO IL LIBRO di Tiziana
Barillà, poi, si riesce a capire perfettamente cosa sia il cosiddetto
modello Riace. Un modello che oltre tutto sembra espandersi, andando a
interessare anche altri paesi della Calabria. Un modello in cui
sicuramente l’accoglienza ai migranti riveste un ruolo centrale, ma non
si limita solo a questo, andando a investire altre questioni di ampia
portata. O forse meglio un modo di governare in cui il problema degli
immigrati si trasforma in una risorsa in grado di contribuire a
risolvere problemi come lo spopolamento del paese, la scomparsa di
attività lavorative tradizionali e si integra con questioni quali lo
smaltimento dei rifiuti o la gestione dell’acqua come bene comune.
QUELLO CHE AVVIENE nel paese calabrese sembra riallacciarsi a idee,
proposte, modi di gestione della realtà presenti ormai da tempo nel
dibattito politico della sinistra e in particolare al modello propugnato
da Guido Viale in tanti interventi pubblicati sul manifesto, basato,
appunto, sulla riconversione ecologica e sull’accoglienza. «Ho la
percezione che non solo l’antistato, ma anche lo Stato e le istituzioni
sono contro quello che facciamo qui a Riace in tema di accoglienza»
afferma a un certo punto Mimmo Lucano, dopo la notifica della relazione
negativa a seguito di un’ispezione durata appena due giorni. Ed è di
poco tempo fa la notizia che il sindaco di Riace è tornato sulle pagine
dei giornali. STAVOLTA SU QUELLI ITALIANI, perché indagato dalla
procura di Locri per «abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata
per il conseguimento di erogazioni pubbliche in relazione alla gestione
del sistema di accoglienza». Dopo aver ribadito la sua fiducia nel
lavoro della magistratura, Mimmo Lucano ha avuto una reazione tipica per
chi viene dalla sua storia, affermando: «Sono più innamorato della
giustizia che della legalità, io».