martedì 20 febbraio 2018

il manifesto 20.2.18
Con salsicce e vino bianco la Casa del Popolo accoglie il «compagno Casini»
Renzi in tour. Il segretario del Pd con il suo candidato nella storica sede «Leonildo Corazza»: «Lo abbiamo trasformato in un comunista, siamo riusciti a fare anche questo»
di Giovanni Stinco


BOLOGNA C’era tutto il quarto stato di Pellizza da Volpedo a guardarlo da lontano ieri mentre entrava alla Casa del Popolo «Leonildo Corazza». Ma lui, Pier Ferdinando Casini, ha distribuito sorrisi e strette di mano per nulla imbarazzato dai quadri appesi alle pareti e dallo sguardo severo di Berlinguer accanto al maxi tabellone della tombola.
Un’operazione che va avanti da un mese, l’accoglienza di Casini nel mondo di quella che fu la federazione comunista più grande d’Italia. Da quando cioè il democristiano Pier Ferdinando è stato ufficialmente presentato come candidato di tutta la coalizione a guida Pd nel collegio uninominale di Bologna città. Un collegio sicuro, di quelli che più blindati non si può, dove perdere non è solo impossibile ma anche impensabile. E di sicurezza Casini ne ha bisogno visti i sondaggi sul suo nuovissimo «partito» – la lista Civica Popolare di Beatrice Lorenzin – e soprattutto vista la caratura del suo sfidante: quel Vasco Errani che ora milita in Liberi e Uguali e che col Pd ha governato per anni l’Emilia-Romagna.
Ma Casini in mezzo ai «compagni» dell’ex Errani non ne vuole nemmeno parlare. Così come non vuole parlare di programmi o degli attacchi che Pietro Grasso, anche lui in visita in città per contendere ai dem ogni voto possibile, ha lanciato a lui e al Pd: «Ogni voto dato a Renzi è un voto dato a un futuro governo Renzi-Berlusconi – ha detto Grasso – Penso che Prodi dovrà turarsi il naso, qui votare Pd e alleati significa anche dare un voto a Casini».
20prima casini renzi foto Rodolfo Giuliani lapresse
L’ex presidente della camera però è apparso serafico, ha sfoggiato come sempre fa la sciarpa del Bologna calcio e ha ripetuto all’infinito che lui ha «le radici in questa città», che si sente «a casa anche nei circoli Pd» e che la sfida non è con LeU, ma tra il centro sinistra da una parte e Lega e 5 Stelle dall’altra. «Non c’e nessuna sfida con Errani, io guardo ai barbari alle porte e solo una forza tranquilla come la nostra può batterli». Parole pronunciate il giorno in cui l’Arcigay ha iniziato a scansionare ai raggi X il cv dei candidati e il suo è stato bocciato impietosamente. «Unfriendly», non amico dei diritti lgbt, e dopo tutto solo pochi giorni fa a chi gli chiedeva la sua posizione sulle adozioni gay Casini diceva: «Non rispondo perché seminerei zizzania nella coalizione».
I 250 militanti della Casa del Popolo però sono sembrati convinti, hanno applaudito quando Renzi ha detto scherzando «abbiamo trasformato Casini in un comunista, siamo riusciti a fare anche questo», e hanno riso di gusto quando Casini ha sorpreso Renzi alle spalle avvolgendo la sua sciarpa rossoblu al collo del segretario dem. Un agguato che ha colto Renzi impreparato, poi i due si sono abbracciati e baciati da alleati quali sono.
Casini ma lei qui dentro non dovrebbe avere la sciarpa rossa? «Ho la sciarpa rossoblu, ma anche gli altri colori mi piacciono – ha risposto sorridendo, diligentemente in coda all’ingresso della Casa del Popolo – Bologna è nel mio dna, e anche qui mi sento davvero a casa. Per me non cambia niente, siete voi giornalisti a insistere su questa storia». A due passi da lui c’è un iscritto arrivato da Pistoia per vedere il suo segretario: «La Ditta è sempre la Ditta, Bersani se ne è andato e Casini è arrivato, ma al massimo saranno problemi loro, noi restiamo qui». Un altro compagno che il Pci-Pds-Ds-Pd lo vota da 50 anni aggiunge: «Casini va bene perché sta in coalizione, e poi un po’ di mediazione ci vuole sempre. Io lo voto senza problemi». Casini si è seduto accanto ai militanti di sempre. Anche per lui gramigna con salsiccia e vino bianco.