Il Fatto 20.2.18
“Le radici non sono acqua: la sinistra sono io, non Casini”
Il superduello al Senato nel collegio rosso di Bologna: l’ex governatore (LeU) contro il suo passato, incarnato dal centrista
di Fabrizio d’Esposito
Errani, lei ha pochissima voce. Forse sta facendo troppi comizi.
Più
che comizi, incontro tantissime persone ogni giorno e parlo con loro.
Vado nelle fabbriche, tra i pensionati, i giovani, cerco di uscire da
una rappresentazione astratta della politica.
Lei è un pragmatico.
Sono un riformista.
L’Emilia Romagna è la culla del riformismo italiano.
Ho sempre detto che è una regione europea che guarda al futuro.
Vasco
Errani è stato per tre lustri governatore dell’Emilia Romagna, dal 1999
al 2014. Fino a un anno fa era nel Pd. Poi ha rotto con il partito
renziano e aderito ai demoprogressisti di Articolo 1. Alle elezioni
politiche gli tocca una sfida che è nemesi e sentimento: nel collegio di
Bologna del Senato corre con Liberi e Uguali contro Pier Ferdinando
Casini, storico esponente conservatore del centrodestra oggi con il
centrosinistra.
Casini alla Casa del Popolo, Casini che parla sotto le sacre immagini di Gramsci e Togliatti. Che effetto le fa?
Casini è un moderato e non lo nasconde. Ha sempre interpretato in questa terra progetti profondamente diversi dai miei.
Molto diversi.
Non
è tanto l’effetto che fa a me, ma quello che sentono tanti e tante, c’è
un disagio vero che non è risolvibile con il richiamo al voto contro i
barbari alle porte. Chi siamo? Dove andiamo? Questo è il punto.
Un effetto diluito per lei.
Le
radici non sono acqua. Io ho fatto una scelta dolorosa ma le persone mi
conoscono bene, le idee per cui mi batto sono le idee che ho perseguito
per tutta la mia vita.
I valori di sinistra.
Il lavoro e la dignità del lavoro, il welfare, la lotta alle diseguaglianze. Sa che mi ha emozionato in questi giorni?
Certo, non Renzi e Casini.
L’incontro
con una staffetta partigiana di 93 anni. Mi ha detto una cosa
straordinaria: ‘Avevo paura, non sono un’eroina, ho fatto quello che
dovevo fare per il nostro futuro’. Ecco questi sono i miei riferimenti.
L’antifascismo non è più scontato.
In questa terra sa qual è la vera grande risorsa?
La spieghi.
Nel
mio stare bene non c’è solo quello che guadagno ma anche guardare chi
non ce la fa. Il segreto è essere passati dall’io al noi. Ecco perché
questa regione, povera come la Calabria agli inizi del Novecento, è
diventata terra di benessere e ricchezza.
Poi anche qui è arrivata la crisi. E la crisi porta radicalizzazione. Oggi vanno di moda Corbyn e Mélenchon.
Usciamo dalle parole e dalle logiche politiciste.
Usciamo.
Un
riformista intende la radicalità in modo concreto. Qui la crisi
demografica è serissima, non è che la si può affrontare col bonus.
Occorrono servizi, lavoro, case a prezzi accettabili. Questo per me è il
riformismo radicale.
Una visione, non un ossimoro.
Abolire
il Jobs Act e tornare all’articolo 18; finanziare pienamente il servizio
sanitario nazionale perché 12 milioni di cittadini non accedono alle
cure; cambiare l’università classista: vista la situazione del Paese
oggi questo riformismo diventa radicale.
In più il Pd vota Casini a
Bologna. Che cos’è il suo ex partito: centrismo democristiano,
imitazione berlusconiana? Dia una definizione.
Non sono un professore.
Non sfugga, forza.
Al posto mio hanno già risposto tantissimi elettori che hanno abbandonato il Pd.
E che voi rincorrete.
Se non ci fosse la sinistra in Parlamento sarebbe un problema per la democrazia non solo per noi di LeU.
La sua è una sfida difficile, oltre che carica di simboli e significati.
Tutte
le sfide sono difficili, ma il problema maggiore è un altro. Noi di
Liberi e Uguali siamo nati da poco e dobbiamo farci conoscere. Molti non
lo sanno ancora.
Mancano solo due settimane.
Anche l’attenzione dei media è quella che è.
Fa più notizia Prodi che dice che voi sbagliate.
Sono
amico di Romano e dico una cosa semplice: gli elettori che non votano
più per il Pd non si possono lasciare soli, purtroppo il progetto
dell’Ulivo oggi non c’è più. In ogni caso mi sembra significativo che
Prodi voterà per Insieme e non per il Pd.
Il post-voto è un’incognita, a causa del Rosatellum.
Un sistema che oggi sembra non avere più madri e padri.
Renzi e Berlusconi, e le larghe intese dietro l’angolo.
Dopo il 5 marzo, voglio contribuire a costruire e rilanciare una sinistra di governo.
Con o senza Renzi?
Il
punto non sono le persone, sono sempre stato lontano dai personalismi,
comunque io penso che una fase si stia chiudendo, una fase che per me ha
un segno negativo. Bisogna rompere con le politiche che hanno fatto
perdere tanti e tanti voti al centrosinistra.