martedì 20 febbraio 2018

Il Fatto 20.2.18
Lahav 433, la polizia che toglie il sonno a Bibi
Israele - La squadra speciale indaga sul premier, ora punta ai dirigenti di Bezeq (telecomunicazioni)
di Fabio Scuto


Mentre il premier Benjamin Netanyahu mostrava ai partecipanti alla Conferenza sulla Sicurezza a Monaco di Baviera un pezzo di drone iraniano abbattuto sulle colline del Golan, diversi alti funzionari del suo governo – la legge per ora non permette la pubblicazione dei nomi – venivano presi in custodia a Gerusalemme dagli investigatori di Lahav 433, l’unità anticrimine della polizia. A Tel Aviv nelle stesse ore identica la sorte toccava ai massimi dirigenti di Bezeq, la principale società israeliana di telecomunicazioni.
Da giorni stampa e tv – il mondo della politica da settimane – sono ossessionati da “caso 1.000” e “caso 2.000” che riguardano il premier – sigari, champagne e vacanze e un tentato accordo con l’editore legato all’opposizione – ma adesso si sta accumulando un serio temporale chiamato “caso 4.000”. Se la Special Unit prende in custodia i massimi dirigenti di Bezeq e alti funzionari del governo, questo caso può diventare un affare ancora più serio per il premier Netanyahu.
“Questo scandalo è peggiore degli altri”, spiega il giornalista investigativo Amnon Abramovich della ITNC, e anche il quotidiano Haaretz scrive che su questa vicenda si è accumulata una montagna di prove. Ma su questo caso il premier non è stato ancora interrogato. Stando a quanto raccolto dagli investigatori, almeno due alti funzionari vicini a Netanyahu avrebbero lavorato dietro le quinte per influenzare il ministero delle Comunicazioni a favore di Bezeq, con riguardo alla riforma della telefonia fissa e all’approvazione della acquisizione da parte della compagnia telefonica della pay-tv satellitare Yes. Licenze e norme di cui ha largamente beneficiato la Company sono state varate quando il premier Netanyahu, fra gli otto interim che manteneva nelle sue mani, aveva anche quello di ministro delle Comunicazioni. La linea di Netanyahu non è cambiata in queste ore, per lui e i suoi fedelissimi è in atto un colpo di mano, guidato dal capo della polizia e da alcuni magistrati. La decisione del procuratore generale per un’incriminazione sulle “carte” che ha ricevuto potrebbe arrivare non prima di sette-otto mesi e il ritmo delle rivelazioni sta consumando l’immagine del premier. Sa per certo che la sua coalizione difficilmente sopravviverà al suo rinvio a giudizio.
Abituati a lavorare nell’ombra come i loro colleghi dello Shin Bet, la sicurezza interna di Israele, gli investigatori della Special Unit anticrimine di Lahav 433, in queste settimane finiscono in prima pagina tutti i giorni. Laehav – che in lingua ebraica vuol dire lama – 433 è un’unità di élite fondata all’inizio del 2008, per porre fine alla lunga guerra fra le gang che si contendevano (e si contendono) le attività criminali sulla costa, specie a Tel Aviv. L’allora ministro della pubblica sicurezza Avi Dichter – con una lunga carriera nel Mossad – volle una struttura snella, discreta, ma dotata di investigatori abili e capaci come le spie che aveva comandato. Il quartier generale di questo “Fbi israeliano” è nella periferia industriale della cittadina di Lod. L’unità si compone di quattro dipartimenti: crimine internazionale, sicurezza economica, furti, frodi e corruzione. Ecco il perché del numero 4. Il 33 è invece per la Special Unit Mista’arvim, che in ebraico significa coloro che sembrano arabi e sono specializzati nel camuffamento e in azioni sotto copertura.