Repubblica 1.2.17
Biotestamento La guida
Domande e risposte
Nelle città
In Comune o dal notaio per indicare le scelte
Le diverse possibilità dall’atto pubblico alla scrittura privata (può bastare un video)
A regime, i documenti confluiranno in una banca dati nazionale
a cura di Caterina Pasolini
Chi può fare il biotestamento?
I
maggiorenni capaci di intendere e di volere. Si può nominare un
fiduciario che parli e ci rappresenti col medico quando non si potrà o
non si vorrà farlo anche se in grado.
Dove vengono depositati i testamenti biologici?
A
regime ci sarà un registro nazionale nel quale confluiranno i dati
delle singole città. Ma per istituirlo ci vorrà del tempo, anche due o
tre anni secondo alcuni osservatori.
E nel frattempo cosa succede?
Le
possibilità sono tre: la prima è quella di andare nei Comuni che hanno
deciso di istituire un registro (già prima della legge erano 180, molto
spesso capoluoghi) o che decideranno di istituirlo da oggi in avanti.
E l’alternativa?
Alcune
Regioni stanno provando a registrare le Dat nel fascicolo elettronico.
Questo presuppone che il biotestamento possa essere depositato nelle
Asl. Ma da questo punto di vista buona parte delle Regioni sono ancora
molto indietro.
Qual è la terza possibilità?
Andare da un
notaio e fare un atto pubblico o una scrittura privata autenticata.
L’atto non sconta nessun tipo di imposta di registro o di bollo né altra
tassazione.
Valgono anche le dichiarazioni in video?
Sì, la legge prevede che la propria
volontà possa essere espressa anche con un video.
I testamenti già fatti prima dell’entrata in vigore della legge valgono?
Quelli consegnati a notai e Comuni prima della legge sì.
Quali cure si possono rifiutare?
Tutte.
Nel biotestamento si può anche scegliere di entrare nel dettaglio: non
voglio essere rianimato, intubato, voglio antidolorifici, oppiacei,
rianimazione meccanica. Voglio (o non voglio) che siano iniziati
trattamenti anche se il loro risultato fosse uno stato di demenza.
Idratazione e nutrizione?
Si
può rifiutare, perché è una terapia, la somministrazione di nutrienti
mediante dispositivo medico, come un sondino nella pancia.
Si può cambiare idea?
Sempre: il cambio va annotato nella cartella clinica e nel fascicolo sanitario elettronico.
Il medico deve ubbidire al malato?
Nessun
medico può violare la volontà dei malati, ma al medico è riconosciuto
il diritto di non eseguire le scelte del paziente se pensa che vadano
contro il codice deontologico. Nella legge non è prevista
esplicitamente, come per la legge sull’aborto, l’obiezione di coscienza.
Chi ha l’ultima parola?
Il
paziente. Se il dottore si rifiuta per motivi personali, la struttura
ospedaliera ha il dovere di trovare un sostituto che garantisca il
rispetto delle volontà del malato.
Si può chiedere l’eutanasia?
Suicidio assistito ed eutanasia nel nostro Paese sono vietati.
E la sedazione profonda?
Sì,
è prevista per i malati in fase terminale per i quali altre terapie
antidolorifiche risultano inefficaci. È garantita dalla legge sulle cure
palliative.
I minorenni cosa fanno?
Non possono fare il testamento: il consenso è espresso dai genitori, dal tutore o dall’amministratore sentito il ragazzo.
Torino
“Venga tra due ore dev’esserci anche il suo fiduciario”
Federica Cravero
«Può
venire alle tre meno dieci. Le va bene? Mi raccomando, deve esserci
anche il suo fiduciario». A Torino per depositare il proprio testamento
biologico basta telefonare a mezzogiorno all’Ufficio relazioni con il
pubblico del Comune di Torino e si ottiene subito un appuntamento. I
documenti da preparare sono elencati sul sito della Città, si mette
tutto in una busta, l’impiegata la sigilla, mette timbri e firme sul
nastro adesivo, stampa una ricevuta e via. Sono le tre e dieci. In venti
minuti l’iscrizione al registro cittadino dei testamenti biologici è
completata.
Una rapidità e una semplicità che sono frutto di una
tradizione in materia di biotestamento che risale al 2011, quando una
delibera di iniziativa popolare avviata dall’associazione radicale
Adelaide Aglietta aveva creato a Torino, prima grande città in Italia,
il registro sul fine vita.
Per gli uffici dell’Urp, in effetti,
ieri non è stato un giorno diverso dagli altri. Se non fosse che da ieri
gli 837 testamenti presentati in questi sette anni, alcuni scritti a
mano con le proprie volontà, altri redatti usando il modulo che si può
scaricare dal sito del Comune, acquistano un valore ufficiale.
Genova
“I moduli? Sul sito dell’associazione Luca Coscioni”
Matteo Pucciarelli
Ufficio
testamento biologico, stanza 202, secondo piano. In via Torino non
bisogna prendere il numero e fare una lunga anticamera, ma basta
guardare il tabellone all’ingresso con le varie dislocazioni dei servizi
forniti dal Comune e andare. La funzionaria responsabile della raccolta
di richieste sul fine vita, Daniela Gasperini, condivide gli spazi con
la Toponomastica.
«Ma in questi giorni verrà spostato tutto
all’Ufficio certificati», spiega. Sì perché il capoluogo ligure già dal
2009 dà la possibilità ai residenti di consegnare le cosiddette
“disposizioni anticipate di trattamento”. Ma adesso che c’è una legge,
non servirà più scorporare una funzione figlia delle volontà politiche
delle precedenti amministrazioni di centrosinistra. Il procedimento è
semplice: ci si presenta in Comune insieme a un fiduciario — con il
proprio e il suo documento di identità validi — e si consegna un plico
con il testamento biologico. Sul contentuto (come si scrive una Dat? Ci
sono accorgimenti particolari da avere?) i dipendenti non si
sbilanciano; «è un tema così delicato», ragiona un’altra funzionaria.
Che poi però a bassa voce consiglia: «Vada a dare un’occhiata sul sito
dell’associazione Luca Coscioni, lì trova tutto...».
Milano
Il buio alla Asl “Fare il bio cosa? Da noi non si può”
Brunella Giovara
«Biocosa?».
All’Ats (ex Asl) di via Andrea Doria nessuno sa proprio cosa sia, il
biotestamento. E anche Dat, parola sconosciuta. Infatti un medico dietro
allo sportello dice «mai avuta una richiesta del genere, d’altra parte
io sono ginecologo. Vada al settimo piano, chieda alla caposala».
Ma
lei, gentile, indirizza verso l’altra sede di via Ricordi 1. E nemmeno
al quarto piano, dove un centinaio di persone aspetta di cambiare il
medico, si capisce dove si possa andare per registrare le proprie
volontà. In via Ricordi Mario D., Ufficio relazioni con il pubblico,
studia la notizia sul sito di Repubblica e conclude che «da noi non si
può fare.
Evidentemente la Regione Lombardia non ha ancora recepito…».
Quindi, resta il Comune.
All’anagrafe
di via Larga sono tutti pronti e motivati. Nel salone centrale un
cartello avverte che bisogna salire al primo piano stanza 140, dove ci
sono due signore, ufficiali di stato civile, pronte ad accettare la
richiesta. Il dirigente Claudio Bisi dice «prego, consegni la sua Dat in
busta chiusa, la protocolliamo subito e la chiudiamo in cassaforte».
Molto bene, quante persone sono venute oggi? «Neanche una».
Bologna
Per finire in lista bastano un A4 e un documento
Rosario Di Raimondo
«Deve
consegnare il testamento biologico? Secondo piano, ufficio sulla
sinistra». La funzionaria Giovanna sembra quasi abbia voglia di
festeggiare: «Questo è il primo testamento biologico che registro
dall’entrata in vigore della legge». Ore 10.30 del mattino, in meno di
un’ora l’impiegata del Comune di Bologna rilascia una ricevuta nel quale
c’è scritto: «Dichiarazione anticipata di trattamento». La macchina
dev’essere ancora rodata ma il testamento biologico sotto le Due Torri è
realtà. Basta portare le proprie volontà in formato A4, assieme alla
carta d’identità, rivolgersi all’ufficio relazioni con il pubblico di
piazza Maggiore, salire all’ufficio Stato civile, sezione decessi, fare
una firma e vedere il proprio nome scorrere su un pc dallo sfondo nero
che memorizza nomi e date. L’impiegata si limita a questo, non tiene una
copia del testamento.
Il prossimo passo sarà collegare il
registro dei testamenti al fascicolo sanitario elettronico di ogni
cittadino, in modo che i medici possano vedere in ogni momento la storia
clinica del paziente e le sue volontà.
Bologna ha fatto da apripista prima delle legge istituendo un proprio registro delle “Dat”.
Quasi 300 i bolognesi che hanno fatto richiesta.
Firenze
La gaffe di 055055 “Non sappiamo Meglio richiamare”
Gerardo Adinolfi
«Vuole
fissare un appuntamento per martedì o giovedì prossimo?». A Firenze il
testamento biologico si consegna dopo aver prenotato.
La
funzionaria dell’ufficio servizi demografici del Comune ha sulla
scrivania l’agenda 2018. «Se vuole pensarci può anche chiamare più
tardi», dice scrivendo tre numeri telefonici su un post-it giallo. Nel
primo giorno dell’entrata in vigore della nuova legge, a Firenze, è
promosso l’ufficio di stato civile, ma rimandato il servizio di
assistenza al pubblico 055 055. È da qui che Repubblica inizia il suo
test: sulla pagina web del Comune, la sezione sul biotestamento è in
aggiornamento. Firenze era tra i 30 Comuni toscani dove poter consegnare
una simbolica Dat prima della legge: «Le consiglio di riprovare fra
qualche giorno — dice l’operatrice del call center — Ancora non ci hanno
informato dei cambiamenti». Ritentiamo, e un altro operatore indirizza
all’ufficio di stato civile. Non siamo i primi. La funzionaria spiega
che i moduli per le Dat non ci sono ancora: «Ma si trovano sul web». I
documenti consegnati finiranno, quando verrà fatta la delibera
regionale, nella tessera sanitaria elettronica del cittadino. Così i
medici conosceranno le volontà dei pazienti.
Roma
“Niente registro Qui possiamo solo vidimare la firma”
Lorenzo D’Albergo
Indietro
tutta. Partito con largo anticipo rispetto alla maggioranza dei comuni
italiani, ora il Campidoglio arretra sul biotestamento. Il registro non
c’è.
Approvato in era Marino su spinta del radicale Riccardo Magi —
senza il voto dell’allora consigliera di opposizione Virginia Raggi — è
sparito nel nulla. O meglio: non è mai stato attivato. «Quella delibera
non ha valore.
Aspettiamo un decreto attuativo del governo»,
fanno sapere da Palazzo Senatorio. Così il sito di Roma Capitale latita,
offre link scaduti. I comunali, poi, cadono dalle nuvole. Rivelano
tempismi sospetti: «Guardi — ci si sente rispondere al municipio VIII —
qui eravamo gli unici con il registro.
Ma da due settimane non c’è più».
Il
pellegrinaggio dei romani e dei loro fiduciari, allora, diventa presto
un calvario. I dipendenti capitolini dello stato civile possono al
massimo «vidimare la firma», così come i notai. Inserire il
biotestamento nel fascicolo medico elettronico pare pura fantascienza.
«Non abbiamo avuto ancora direttive», spiegano al call center della Asl
Roma 1. «Ci dobbiamo informare — ribattono dalla seconda azienda
sanitaria — mi lasci il suo numero, la richiameremo appena possibile.
Ha provato con il medico di base?». Tentiamo: «Certo, si può fare». Ma solo a mano, perché il software «va ancora aggiornato».
Napoli
“Siamo in attesa di indicazioni dalla Regione”
Giuseppe Del Bello
Le
11 di ieri. Palazzo San Giacomo, sede del Comune. Al quarto piano c’è
l’ufficio di Stato civile diretto da Luigi Loffredo che ospita anche il
registro del Testamento biologico. A Napoli è attivo, a livello
comunale, da 4 anni, per volontà del sindaco Luigi de Magistris. È stato
tra i primi, con altri 182 Comuni, a istituirlo. Qui, insieme a un
fiduciario, si consegna la busta sigillata. Dentro, 3 allegati scaricati
dal sito comunale: il principale fa riferimento a temi di fine vita.
Come quello delle cure: «a seguito di accidente cerebrale, dichiaro e
chiedo che nessun trattamento debba essere iniziato senza il mio
consenso...». Pochi minuti, il plico è archiviato (in armadio) e la
ricevuta consegnata al cittadino. «Siamo pronti per utilizzare questo
registro, — spiega Loffredo — manca ancora la parte informatica, ma non
dipende da noi». Sarebbe compito di Regione e Asl. Così il testamento
resta nel cassetto. Il direttore generale della Sanità Nino Postiglione
rivela: «Siamo in attesa del fascicolo sanitario provvisorio nazionale
dal Mef; nelle more, il nostro regionale ci sarà tra 4 mesi». Anche dal
Cardarelli l’unico a parlare è il manager Ciro Verdoliva: «Lo farò
quanto prima. Anche io attendo disposizioni dalla Regione».
Bari
“Provi tra un mese O forse all’Urp le diranno di più”
Anna Puricella
A
Bari non è possibile fare il biotestamento. Il Comune non è ancora
pronto, nonostante abbia approvato un registro — mai entrato in funzione
— nel 2016.
Repubblica è andata a verificare, ed è finita nel
gioco dell’oca. L’Urp del quartiere Poggiofranco rimanda a quello
centrale, che a sua volta rimanda all’ufficio di Stato civile. «Non ne
sappiamo niente, forse all’Anagrafe». Anche qui — stesso palazzo, stesso
piano — il funzionario sembra sorpreso, e ipotizza erroneamente che si
potrebbero inserire le disposizioni anticipate di trattamento al rinnovo
della carta d’ identità elettronica. Si procede per tentativi, fino a
che la segreteria di direzione dell’assessorato ai Servizi demografici
non dà una risposta: «Non c’è il registro, provate fra un mese. Magari
all’Urp centrale possono dare chiarimenti». Altro ufficio, altra
confusione. «Mancano le procedure amministrative, dovreste rivolgervi
alla segreteria di direzione». Si torna indietro di una casella, quindi,
e a voler uscire dal labirinto ci si può rivolgere ai notai. Ma anche
qui è un buco nell’acqua. «Meglio fissare un appuntamento, è una
questione delicata e bisogna capire se il cliente è consapevole della
scelta». E se si vuol conoscere il costo dell’autentica, più d’uno
risponde che «tutto, nella vita, ha un costo».
Palermo
Tutto in tre copie una è archiviata (ma nel cassetto)
Claudia Brunetto
I
corridoi degli uffici comunali di piazza Giulio Cesare, a un passo
dalla stazione centrale, sono deserti. Ma chiedendo al portiere di turno
si scopre, dopo qualche telefonata, che per depositare il testamento
biologico bisogna andare al secondo piano. Sono gli uffici dello Stato
civile e in coda ci sono una decina di persone pronte a chiedere
documenti di ogni tipo. Nessuno è lì per il testamento biologico. E
qualcuno non sa neanche che la legge è già entrata in vigore. Il
funzionario del Comune, in compenso, è preparato sull’argomento. Tira
fuori dal cassetto i moduli da compilare e anche una copia della
delibera della giunta risalente al 2015 che ha istituito a Palermo, ben
prima che la legge entrasse in vigore, il registro dei testamenti
biologici. Da allora, però, solo tre persone si sono fatte avanti.
«Adesso — dice il funzionario del Comune — saranno sicuramente di più.
In questi giorni tanti hanno telefonato per chiedere informazioni».
Compilati tre moduli, in presenza dell’impiegato del Comune, il gioco è
fatto. Una copia va all’interessato, una al fiduciario e un’altra in
busta chiusa rimane al Comune. Ma nel cassetto. Fino a quando il sistema
verrà informatizzato.