giovedì 1 febbraio 2018

Repubblica 1.2.18
Biotestamento
Il vizio di un Paese impreparato a tutto
di Chiara Saraceno


A due mesi dall’approvazione della legge sul fine vita, ci troviamo ancora in una situazione di incertezza, confusione, discrezionalità. A seconda del Comune in cui si vive o della Asl cui ci si rivolge, dell’ospedale in cui si è ricoverati, si può o meno consegnare le proprie volontà in materia. Come avviene troppo spesso, specie nel campo dei diritti civili, le istituzioni che dovrebbero garantire l’applicazione della legge e i diritti dei cittadini si sono fatte cogliere impreparate, per superficialità, disorganizzazione, quando non vero e proprio ostruzionismo.
Un periodo di rodaggio è sempre da mettere in conto nell’applicazione di nuove norme. Ma non è accettabile che non si sia approntato nulla e che manchi persino la conoscenza dell’esistenza della nuova normativa. Ministero della Salute, Regioni, Comuni, dal giorno dopo l’approvazione della legge avrebbero dovuto preoccuparsi di come fare in modo che i cittadini desiderosi di consegnare le proprie volontà trovassero accoglienza e impiegati preparati. Di più, avrebbero il compito, il dovere di informare i cittadini di questa possibilità, invece di ostacolarli. L’ignoranza della legge non è ammessa quando si tratta di comuni cittadini, tanto meno dovrebbe esserlo quando si tratta di istituzioni pubbliche. Quando poi le istituzioni ostacolano l’applicazione della legge siamo al limite della eversione. Questa situazione di caos istituzionale, se non immediatamente contrastata, rischia di tradursi in anarchia discrezionale nella applicazione delle norme, vanificando il lungo lavoro di mediazione che ha portato alla approvazione di una legge tutto sommato equilibrata, anche se ha alcune zone d’ombra, specie quanto alla possibilità che il medico disattenda il volere di un malato, se questo è materialmente impossibilitato a rifiutare le cure. Se continueranno ad esserci Comuni e Asl che si rifiutano, per impreparazione o peggio, di autenticare le disposizioni di fine vita, il diritto a farle valere sarà effettivo solo per chi abita in un Comune o appartiene a una Asl che invece rispetta la legge che attribuisce, appunto, ad essi il compito di accogliere e certificare queste disposizioni, o a chi è sufficientemente informato da rivolgersi a un notaio. La mancata applicazione della legge in modo generalizzato e uniforme rafforza così le disuguaglianze — di tipo territoriale oltre che socio-economiche — tra cittadini. Non ci si stupisca quindi della diffusa perdita di fiducia nelle istituzioni e nell’utilità della partecipazione politica.